Francesco Bellomo, l’ex giudice barese del Consiglio di Stato che imponeva minigonne e “dress code” alle sue borsiste, torna agli arresti domiciliari. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Bari: a gennaio la Cassazione aveva annullato il provvedimento con il quale, lo scorso luglio, lo stesso tribunale aveva revocato gli arresti domiciliari, disponendo la misura alternativa della interdizione dall’insegnamento per 12 mesi.

La vicenda è quella relativa ai presunti casi di maltrattamento su quattro donne, tre ex borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione. Secondo l’accusa, Bellomo imponeva loro precise regole di abbigliamento e codici di comportamento, e avrebbe compiuto un tentativo di estorsione nei confronti di un’altra ex corsista, per averla costretta a lasciare il lavoro in un’emittente locale. Arrestato il 20 luglio, Bellomo era tornato in libertà appena 20 giorni dopo, su disposizione della magistratura barese. Il Tribunale della Libertà ha anche confermato la riqualificazione dei reati contestati da maltrattamenti in concorso in tentata violenza privata aggravata e stalking e da estorsione in violenza privata.

Per questa vicenda Bellomo rischia ora il processo perché la Procura di Bari, l’aggiunto Roberto Rossi e la pm Daniela Chimienti, ne hanno chiesto il rinvio a giudizio per i reati originariamente contestati di maltrattamenti estorsione e anche di calunnia e minaccia nei confronti dell’attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all’epoca vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, e di Concetta Plantamura, rispettivamente ex presidente ed ex componente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo quando nel 2017 fu sottoposto a procedimento disciplinare, poi destituito.

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