Racconta la cantante: il mio manager “mi spingeva verso una voce artificiale, sempre più bassa, che ha fatto il mio successo. Si registrava alle quattro di notte e lui era contento”
“Mai amata la disco music” confessa, in un’intervista a La Stampa, Amanda Lear. “Lo so, ancora oggi la fanno tutti, ma per me è finita. Preferisco canzoni d’amore, melodiche. Voglio far sognare, piangere, innamorare” racconta la cantante, che svela anche qualche anticipazione dei suoi prossimi lavori.
“Quarant’anni fa il mio produttore tedesco mi diceva: canta alla Marlene, devi essere la Dietrich della discomusic” racconta l’artista. “Mi spingeva verso una voce artificiale, sempre più bassa, che ha fatto il mio successo. Mi faceva fumare e si registrava alle quattro di notte e lui era contento. Oggi è diverso”, spiega la Lear, che racconta anche di una quarantena passata da sola a dipingere e a occuparsi dei suoi gatti.
Una quarantena che, però, ha bloccato i lavori del suo prossimo album il diciottesimo della sua carriera: “Ci stavo lavorando, ma il lockdown ha bloccato tutto. Ho registrato già tre brani: uno di Ritz Ortolani, era stato completamente dimenticato. Ritornerò negli studi a settembre” conclude. Ma sembra che nei progetti dell’artista non sia più la musica a farla da padrone: “In realtà non volevo più cantare, ormai mi piace troppo recitare, da una decina d’anni a teatro in tutta la Francia. Ma ho ancora tanti fans che aspettano da me un album”. Intanto, però, è in uscita un nuovo film, intitolato ‘Si muore solo da vivi’, di Alberto Rizzi. “Un bel film in cui credo molto”, dice la Lear, che nell’opera interpreta Giusi, “una che se la tira un po’, ma non è antipatica”.