Il paziente è stato curato a bordo dell’ambulanza che lo ha portato al policlinico Tor Vergata di Roma. L’amico: “Vogliamo sapere se poteva essere salvato”. Aperto un fascicolo per omicidio colposo
Muore poche ore dopo aver bevuto una bibita fresca, nonostante il pronto soccorso lo avesse dimesso con l’avvertenza di stare a riposo. Il fatto è avvenuto a Roma, in zona Casilina. Un operaio di 28 anni di nazionalità romena aveva appena staccato da lavoro, lo scorso 8 luglio, quando ha deciso di rinfrescarsi con una bibita a un bar, insieme al padre. Poi, scrive Il Messaggero, il giovane comincia ad accusare un forte dolore addominale ma non si reca in ospedale. Il giorno dopo, però, i dolori persistono e il ragazzo decide di andare al policlinico Tor Vergata. Per sei ore viene trattenuto su un’ambulanza, forse per evitare assembramenti o rischi di contagio all’interno della struttura, e vengono fatti gli accertamenti del caso. Quindi, i medici decidono di dimetterlo avvertendolo di stare al riposo.
Tornato a casa, il 28enne si mette al letto ma dopo poche ore muore. Inutili le richieste d’aiuto della moglie che, allarmata, chiama anche i carabinieri. La procura ha deciso di aprire un fascicolo con l’accusa di omicidio colposo, affidato al pm Alberto Galanti, che ha disposto accertamenti sul cadavere delegati a un medico legale. Tra due mesi si avranno i risultati dell’autopsia, mentre è già stata richiesta l’acquisizione della cartella clinica.
L’autorità giudiziaria vuole accertare se il decesso sia da attribuire o meno alla alla congestione e se si fosse potuta evitare con dei controlli più accurati. “Era giovane e ha lasciato la famiglia. Aspettiamo gli esiti degli accertamenti” spiega Giulia Trinca, avvocato della moglie della vittima. “Si può morire per una bibita fredda?” Si chiede un amico. “È stato rispedito a casa vogliamo sapere se poteva essere salvato”.