Widmann si trova in isolamento domiciliare dopo essere tornato da una vacanza in famiglia. L'assessore è stato al centro delle polemiche durante la prima fase dell'emergenza: innanzitutto per gli ‘scaldacollo‘ fatti produrre dalla ditta di suo cugino e distribuiti a 300mila persone. Poi per la vicenda della partita di mascherine cinesi acquistate per quasi 10 milioni e dimostratesi poi scadenti
Thomas Widmann è risultato positivo al coronavirus dopo essere tornato da una vacanza in famiglia: l’assessore alla salute della Provincia autonoma di Bolzano si trova in isolamento domiciliare. Le sue condizioni di salute sono buone e finora si sono manifestati solo sintomi leggeri di malattia. Il paziente che ha dato origine alla catena di contagio non ha contratto il virus in Alto Adige, aggiungono i sanitari. Nelle ultime 24 ore sono quattro le persone risultate positive in provincia di Bolzano, su 709 tamponi effettuati dai laboratori dell’Azienda sanitaria locale.
Widmann è stato al centro delle polemiche durante la prima fase dell’emergenza coronavirus: il primo passo falso riguarda gli ‘scaldacollo‘ fatti produrre dalla ditta di suo cugino. La Provincia a fine marzo ha infatti provveduto alla distribuzione di 300mila ‘scaldacollo‘ per coprire naso e bocca: oltre ai dubbi delle autorità sanitarie sulla loro efficacia, sono stati prodotti in Romania da Texmarket, azienda di Christoph Widmann, il cugino dell’assessore. Inoltre, c’è la vicenda della partita di mascherine cinesi acquistate dalla Provincia di Bolzano che non aderiscono perfettamente al viso e che sono state utilizzate nelle strutture dell’Azienda Sanitaria locale. L’acquisto delle mascherine era stato pubblicizzato dalle autorità altoatesine, tra cui l’assessore Widmann: si trattava di una partita del valore di 9 milioni 300 mila euro, oltre a 700 mila euro di spese di trasporto. I dispositivi però si sono dimostrati scadenti.