Sono i giorni in cui i camion militari portano via le bare prelevate dalla chiesa di Ognissanti, trasformata in un deposito di salme, e sfilano per le vie della città. Sono i giorni del picco epidemico nella provincia più colpita d’Italia, quando le persone muoiono in casa, senza assistenza, e le ambulanze fanno la fila all’ospedale Papa Giovanni XXIII prima di poter affidare i malati ai ricoveri. In quei giorni di metà marzo, quando gli 80 posti di terapia intensiva sono costantemente occupati e i contagi sfiorano i 4mila, avvengono i primi decessi tra il personale medico: il primo, lunedì 16, è Mario Giovita. Nella Bergamasca, però, succede un’altra cosa: i rianimatori che prestano servizio sulle automediche vengono richiamati. Le valli focolaio del coronavirus (Seriana e Brembana), di punto in bianco, restano senza automediche e anestesisti. E lo resteranno a lungo: per un mese e mezzo, nella migliore delle ipotesi; per tre mesi e mezzo, nella peggiore.
Una decisione presa da Areu, l’azienda che in Lombardia gestisce le urgenze, insieme alle due Asst di Bergamo (Est e Ovest). “È stata una scelta condivisa“, spiega a IlFattoQuotidiano.it il direttore sanitario di Areu, Giuseppe Sechi, rimandando alle segnazioni delle Aat, le autorità aziendali territoriali che fanno da rami operativi dell’emergenza-urgenza. “Il direttore della Aat di Bergamo (Angelo Giupponi, ndr) mi disse che negli ospedali c’era scarsità di medici – racconta Sechi – Questa è stata la ragione della scelta”. Il risultato è che da metà marzo, col picco epidemico, spariscono le automediche (con relativi rianimatori) dai presidi di San Giovanni Bianco, Seriate, Sarnico e Piario. A Lovere e ad Alzano Lombardo (centro del contagio insieme a Nembro) vengono sospese le Msa1, i mezzi di soccorso avanzato con infermieri. “Ci siamo improvvisati rianimatori” racconta a ilfattoquotidiano.it un operatore sanitario che lavora in Valle Seriana e di cui non possono essere rese note le generalità per via dell’inasprimento dei controlli, da parte dei vertici dell’Asst Bergamo Est, sui dipendenti che nel corso di questi mesi hanno parlato con la stampa. “I rianimatori sono stati tenuti negli ospedali, così ci siamo reinventati medici. Abbiamo addirittura constatato i decessi“.
“Ma nel capoluogo sono rimasti attivi sia l’elisoccorso sia l’automedica“, è la replica di Sechi. “Abbiamo sottratto risorse al territorio? No, non è corretto. Abbiamo trovato soluzioni alternative. In quel periodo medici e infermieri si ammalavano, c’era necessità di coprire i buchi che si venivano a creare in ospedale”.
Ed è proprio dal Papa Giovanni XXIII che emerge un altro fatto: il 10 di marzo i 15 rianimatori inquadrati nell’Aat (dunque Areu) che fino a quel giorno erano impegnati nei turni da urgentisti, vengono richiamati. “Da un giorno all’altro, non si sono più visti“, ci rivelano fonti interne. “Nessuna anomalia – ribatte ancora Sechi – semplicemente sono stati spostati per garantire l’attività di automedica, elisoccorso e sala operativa”.
Sulla gestione delle emergenze ha puntato gli occhi anche la magistratura. La procura di Bergamo, nell’indagine guidata dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, sta indagando su eventuali responsabilità nella mancata istituzione di una zona rossa in Valle Seriana, su ciò che è accaduto nelle Rsa e sull’apertura-chiusura lampo dell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo il 23 di febbraio. Circa tre settimane fa ha anche acquisito le schede degli interventi del 118 per capire se anche su questo fronte ci siano state responsabilità.
“Durante il periodo di maggiore recrudescenza del Covid sono stati modificati gli assetti del sistema sanitario in tutta la Lombardia e in particolare a Bergamo – afferma Jacopo Scandella, consigliere regionale del Pd – Ora, a emergenza conclusa, ci si aspetta che i servizi vengano erogati come prima”. Scandella ha presentato un’interrogazione proprio per avere chiarimenti su quanto successo con le automediche. Come detto, alcuni presidi hanno dovuto attendere un mese e mezzo (dal 4 di maggio sono state ripristinate a Piario e Sarnico); altri, addirittura, più di tre mesi. È il caso, questo, di San Giovanni Bianco e Seriate dove, però, il servizio è a metà. “Avevamo chiesto con insistenza che tornasse l’automedica, perché la fase peggiore è alle spalle – afferma Jonathan Lobati, presidente della Comunità montana – ora pretendiamo che il servizio venga esteso h24″.
Twitter: @albmarzocchi
Cronaca
Covid, nei mesi del picco il 118 lombardo tolse automediche e rianimatori dalla Bergamasca: “Scelta fatta con ospedali”. Interrogazione Pd
Da metà marzo, per decisione dell'Areu (la struttura regionale di emergenza urgenza) gli anestesisti che operano sul territorio a bordo dei mezzi di soccorso avanzato sono spariti dal territorio provinciale. La testimonianza: "Noi infermieri costretti anche a constatare i decessi". I dirigenti sanitari: "Scelta obbligata, negli ospedali mancavano medici". Interrogazione del Pd in Consiglio regionale
Sono i giorni in cui i camion militari portano via le bare prelevate dalla chiesa di Ognissanti, trasformata in un deposito di salme, e sfilano per le vie della città. Sono i giorni del picco epidemico nella provincia più colpita d’Italia, quando le persone muoiono in casa, senza assistenza, e le ambulanze fanno la fila all’ospedale Papa Giovanni XXIII prima di poter affidare i malati ai ricoveri. In quei giorni di metà marzo, quando gli 80 posti di terapia intensiva sono costantemente occupati e i contagi sfiorano i 4mila, avvengono i primi decessi tra il personale medico: il primo, lunedì 16, è Mario Giovita. Nella Bergamasca, però, succede un’altra cosa: i rianimatori che prestano servizio sulle automediche vengono richiamati. Le valli focolaio del coronavirus (Seriana e Brembana), di punto in bianco, restano senza automediche e anestesisti. E lo resteranno a lungo: per un mese e mezzo, nella migliore delle ipotesi; per tre mesi e mezzo, nella peggiore.
Una decisione presa da Areu, l’azienda che in Lombardia gestisce le urgenze, insieme alle due Asst di Bergamo (Est e Ovest). “È stata una scelta condivisa“, spiega a IlFattoQuotidiano.it il direttore sanitario di Areu, Giuseppe Sechi, rimandando alle segnazioni delle Aat, le autorità aziendali territoriali che fanno da rami operativi dell’emergenza-urgenza. “Il direttore della Aat di Bergamo (Angelo Giupponi, ndr) mi disse che negli ospedali c’era scarsità di medici – racconta Sechi – Questa è stata la ragione della scelta”. Il risultato è che da metà marzo, col picco epidemico, spariscono le automediche (con relativi rianimatori) dai presidi di San Giovanni Bianco, Seriate, Sarnico e Piario. A Lovere e ad Alzano Lombardo (centro del contagio insieme a Nembro) vengono sospese le Msa1, i mezzi di soccorso avanzato con infermieri. “Ci siamo improvvisati rianimatori” racconta a ilfattoquotidiano.it un operatore sanitario che lavora in Valle Seriana e di cui non possono essere rese note le generalità per via dell’inasprimento dei controlli, da parte dei vertici dell’Asst Bergamo Est, sui dipendenti che nel corso di questi mesi hanno parlato con la stampa. “I rianimatori sono stati tenuti negli ospedali, così ci siamo reinventati medici. Abbiamo addirittura constatato i decessi“.
“Ma nel capoluogo sono rimasti attivi sia l’elisoccorso sia l’automedica“, è la replica di Sechi. “Abbiamo sottratto risorse al territorio? No, non è corretto. Abbiamo trovato soluzioni alternative. In quel periodo medici e infermieri si ammalavano, c’era necessità di coprire i buchi che si venivano a creare in ospedale”.
Ed è proprio dal Papa Giovanni XXIII che emerge un altro fatto: il 10 di marzo i 15 rianimatori inquadrati nell’Aat (dunque Areu) che fino a quel giorno erano impegnati nei turni da urgentisti, vengono richiamati. “Da un giorno all’altro, non si sono più visti“, ci rivelano fonti interne. “Nessuna anomalia – ribatte ancora Sechi – semplicemente sono stati spostati per garantire l’attività di automedica, elisoccorso e sala operativa”.
Sulla gestione delle emergenze ha puntato gli occhi anche la magistratura. La procura di Bergamo, nell’indagine guidata dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, sta indagando su eventuali responsabilità nella mancata istituzione di una zona rossa in Valle Seriana, su ciò che è accaduto nelle Rsa e sull’apertura-chiusura lampo dell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo il 23 di febbraio. Circa tre settimane fa ha anche acquisito le schede degli interventi del 118 per capire se anche su questo fronte ci siano state responsabilità.
“Durante il periodo di maggiore recrudescenza del Covid sono stati modificati gli assetti del sistema sanitario in tutta la Lombardia e in particolare a Bergamo – afferma Jacopo Scandella, consigliere regionale del Pd – Ora, a emergenza conclusa, ci si aspetta che i servizi vengano erogati come prima”. Scandella ha presentato un’interrogazione proprio per avere chiarimenti su quanto successo con le automediche. Come detto, alcuni presidi hanno dovuto attendere un mese e mezzo (dal 4 di maggio sono state ripristinate a Piario e Sarnico); altri, addirittura, più di tre mesi. È il caso, questo, di San Giovanni Bianco e Seriate dove, però, il servizio è a metà. “Avevamo chiesto con insistenza che tornasse l’automedica, perché la fase peggiore è alle spalle – afferma Jonathan Lobati, presidente della Comunità montana – ora pretendiamo che il servizio venga esteso h24″.
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Washington, 1 feb. (Adnkronos) - La scatola nera dell'elicottero coinvolto nella tragedia aerea di Washington sono state recuperate e non appaiono danneggiate, ha reso noto un portavoce del National Transportation Safety Board. L'elicottero ha una sola scatola nera, con la registrazione delle voci della cabina e dei dati di volo.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.