Economia & Lobby

Risparmio, volete investire? Vi bastano quattro semplici formule per non farvi manipolare

State per leggere qualcosa che di certo un illustre professore di finanza non si curerebbe neanche di commentare, magari arricciando il naso disgustato da tanta semplicità. Ma ci provo lo stesso, così come fatto con il mio ultimo libro SoldiGratis.

Parlerò di consapevolezza finanziaria, contrapponendola all’educazione finanziaria. Se su una determinata materia siamo in ritardo non possiamo cimentarci a capofitto sui concetti più complessi di essa perché potremmo non cavarne niente. Anzi, l’unico risultato sarebbe quello di demotivarci oltre modo. Per questo stesso motivo, vi ho detto che “chi vuole introdurvi nel mondo della finanza, attraverso il proprio linguaggio incomprensibile, lo fa solo perché dedito ad un’operazione simpatia. Perché non vogliono educarvi, ma tenervi così all’oscuro. Chi è ignorante è facilmente manipolabile.

Allo stesso tempo, ponevo, e pongo, una smisurata fiducia nel cammino della consapevolezza, la consapevolezza finanziaria. Se vogliamo avvicinarci a qualcosa dobbiamo andare dal semplice al complesso, spesso possiamo anche fermarci al semplice se il complesso è, diciamolo, troppo complesso come la finanza.

Che ne dite se partiamo metabolizzando quattro semplici regole macroeconomiche?

Sarei davvero felice se voi, alla fine della lettura dell’articolo, mi dareste il vostro feedback. “Vincenzo è tutto molto chiaro”, “Non abbiamo capito nulla”, qualsiasi cosa mi aiuterebbe a capire, a confermare la tesi che possiamo rimediare, in parte, all’arretramento del Paese sul tema, oppure a cercare ancora altre strade.

Vi dicevo, partiamo da quattro formule.

La prima: R = C + Rs

In questa equazione c’è tutta la vostra capacità decisionale in merito alle problematiche finanziare, o almeno qui dovrebbe essere. Le famiglie ottengono un reddito (R) che in parte viene utilizzato per l’acquisto di beni e servizi, cioè i consumi (C), e in parte accantonato a scopo prudenziale come risparmio (Rs). In pratica quello che guadagniamo (R) lo spendiamo per le nostre esigenze (C) oppure lo risparmiamo (Rs).

Facile no?

Passiamo alla seconda: R < C

Capita spesso che le spese per i consumi siano effettuate prima che il reddito sia disponibile sul proprio conto. In questo caso, il reddito (R) è minore (<) delle spese per i consumi (C). Giusto?
Seguitemi, un lavoratore dipendente incassa lo stipendio il giorno 27 e non riesce ad arrivare a fine mese, nel senso che ad esempio dal giorno 15 ha finito tutti i suoi soldi. Che fa a quel punto, non mangia più? Non mette piu la benzina nell’auto? No! In tal caso, escludendo per il momento l’usuraio di strada, ricorre alle forme di “credito al consumo”, ovvero quei finanziamenti (tra cui la carta di credito) alle persone fisiche o alle famiglie per sostenere i consumi o rateizzare, rimandare, i pagamenti.
Il credito al consumo serve a questo, non per sostenere investimenti ma per finanziare le spese correnti delle famiglie. Anzi spesso per drogarle di convinzione o di leggerezza nella valutazione della capacità di poter sostenere spese che altrimenti non andrebbero fatte.

Ci siete?

Andiamo avanti, alla terza che risponde alla domanda “ma cosa posso fare con il risparmio?”: Rs = Af + Ar (I)

Il risparmio (Rs) può avere due destinazioni, a parte il semplice deposito in banca:

C’è un’ultima regola però da tener presente: I = (Rs-Af) + P

Ok, sono sicuro che avrete capito, se non avete risparmio (Rs) sufficiente per acquistare beni durevoli, allora gli investimenti (I) li potrete effettuare solo tramite prestito bancario (P).

Adesso abbiamo finito. Si tratta di quattro semplici formule. Stampate queste formule su un foglio A3, incorniciatelo e appendetelo alle pareti di casa vostra o del vostro ufficio.

Memorizzatele e guardatele ogni volta che dovete prendere una decisione finanziaria.

Non vi servirà altro, o quasi!