La battaglia sul Recovery fund si sposta sul teme delle riforme e delle condizioni. “Non c’è piena convergenza“, mette subito in chiaro il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al termine della sua missione all’Aja, dove ha incontrato il premier olandese, Mark Rutte. “C’è convergenza sulla necessità di una risposta europea, ci sono ancora alcune divergenze su cui possiamo lavorare. C’è confronto in un ottimo clima”, ha spiegato poi il premier. Durante la cena il leader capofila dei Paesi “frugali“, che si battono per ridurre la portata del fondo da 750 miliardi per aiutare i Paesi colpiti dall’emergenza Covid, chiede che le risorse siano strettamente condizionate a riforme economiche. Ma Conte avverte: “Se infittissimo il fondo di condizionamenti”, se lo “imbrigliassimo” in passaggi “burocratici“, si rischierebbe di “rallentare la ripresa”, rendere “inefficace” lo stanziamento”. Ecco perché il premier, dopo la cena cordiale con l’omologo olandese e anche una foto stringendo insieme una bandiera italiana, si mostra ancora molto prudente.

La partita si gioca nelle prossima settimana, in vista di un Consiglio europeo del 17 e 18 luglio che sarà cruciale, anche se probabilmente non decisivo. Dopo che il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha confermato la proposta di 500 miliardi a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti, il governo italiano è ottimista che le risorse non vengano fortemente ridimensionate. Ma sui vincoli per accedervi le divergenze sono ancora ampie. Legare i fondi alle riforme economiche, perché in passato “abbiamo già sentito promesse”: è questa la richiesta di Rutte. L’olandese si batte con Austria, Svezia e Danimarca per ridimensionare la proposta di Recovery, riducendo le risorse a fondo perduto: una richiesta a cui si sono uniti anche altri Paesi del Nord e di Visegrad. Ma l’obiettivo è soprattutto vincolare i fondi a precisi impegni. E lasciare che siano i governi a controllare, come proposto dal presidente del Consiglio Ue Michel che ha chiesto che siano i 27 capi di Stato e di governo ad esprimersi a maggioranza qualificata su una valutazione della commissione europea per gli stanziamenti. Non solo un piano dettagliato, con impegni precisi, ma anche il severo giudizio dei partner europei, che avrebbero una sorta di potere di veto. È quello che il governo italiano cercherà di evitare, per non dover vincolare i 170 miliardi che potrebbero arrivare dall’Ue a condizionalità che rischiano di essere impegnative come quelle del tanto vituperato Mes.

Rutte ribadisce la sua posizione: è convinto che l’Italia debba “farcela da sola. Il governo lo sta facendo, ribatte Conte, sottolineando il lavoro sul decreto Semplificazioni e sul Recovery plan che l’Italia presenterà a settembre. “Anche i Paesi frugali sono nostri amici“, assicura il premier che ha incassato da Rutte almeno l’impegno a non temporeggiare e permettere che una decisione venga presa entro agosto. “Noi in Europa non chiediamo fondi per essere aiutati come Italia. Per ripartire noi, per ripartire insieme all’Europa“, dichiara il presidente del Consiglio, ripetendo che il rischio di una “Ue a differenti velocità” sarebbe un danno per tutti.

Al Consiglio europeo la battaglia si annuncia assai dura. Sul tavolo c’è anche la proposta di quadro finanziario pluriennale dell’Ue che non soddisfa ancora l’Italia e che contiene il meccanismo dei “rebates“, gli sconti tanti cari all’Olanda (che ne beneficia). Roma non avrebbe ancora minacciato veti come leva per arrivare ad una soluzione sul Recovery fund. Ma l’obiettivo del premier Conte è intrecciare sempre di più i due tavoli per avere maggiore potere negoziale. Intanto le buone notizie per il premier arrivano dagli altri Paesi frugali, che sembrano aver ammorbidito le loro posizione rispetto a Rutte (che invece ha già cominciato la campagna elettorale interna). Sopratutto a Vienna, l’altra capitale capofila dei contrari all’attuale Fondo per la ripresa, il cancelliere Sebastian Kurz deve cominciare a fare i conti anche con i suoi alleati al governo, i Verdi, molto più europeisti. Per questo, dopo che la prossima settimana vedrà Angela Merkel a Berlino e poi Emmanuel Macron a cena a Bruxelles, il premier Conte risentirà ancora Rutte.

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