Nel giorno in cui l'Oms certifica il nuovo record di contagi nel mondo, in Italia i due ministri e il premier confermano la necessità della linea della prudenza. E anche il presidente del Consiglio superiore di sanità conferma
Mentre nel mondo l’Oms certifica il nuovo record di contagi giornalieri di coronavirus, in Italia il tema di questi giorni è la proroga dello stato di emergenza in un momento in cui i nuovi casi sono in diminuzione. Il che non significa che si possa abbassare la guardia, come ha detto il premier Conte: “È stata una sfida molto insidiosa e in parte lo è ancora. Ma siamo meglio attrezzati, la risposta del sistema sanitario sarà più pronta in caso di cattive evenienze“. Le parole del premier seguono quelle di due ministri della sua squadra di governo. “Battaglia non è vinta, serve gradualità” ha detto il titolare della Salute Roberto Speranza. Ancor più netto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, che parla della proroga come della “nostra Arca di Noè“. Il tutto a due giorni dal primo appuntamento concreto: martedì il Parlamento sarà chiamato a votare l’allungamento delle misure anti Covid che hanno validità proprio fino al 14 luglio.
Prima del voto, il provvedimento sarà illustrato in Aula da Roberto Speranza, che oggi su Twitter ha detto chiaramente che la crisi è ancora ben lungi dall’essere risolta: “220mila contagi Covid in un solo giorno a livello mondiale. Mai prima un numero così alto in sole 24 ore. Questo ci dice che non è vinta e che serve ancora attenzione da parte di tutti. Dobbiamo continuare a seguire la linea della prudenza e della gradualità“. Un concetto ribadito dal presidente del Consiglio, che ha parlato a margine del concerto della Banda musicale della Polizia, a Roma. “È stata una prova molto difficile per tutto il Paese, per tutti i cittadini, è stata una sfida molto insidiosa, e in parte lo è ancora – ha detto Giuseppe Conte – Anche se adesso possiamo dire che ci siamo meglio attrezzati. Abbiamo rinforzato le nostre strutture ospedaliere, la risposta del sistema sanitario sicuramente adesso sarà più pronta, anche in caso di cattive evenienze”. Il capo del governo poi ha ricordato le cose realizzate in questi mesi: “Abbiamo fatto tanti test, molecolari e sierologici – ha detto il premier come riportato da un video pubblicato su Facebook – Abbiamo una maggiore conoscenza, più diffusa, c’è una cultura su questo virus che nei primi tempi ci sfuggiva. Tutti sappiamo adesso che con alcune regole precauzionali possiamo affrontare anche la nuova stagione, questa estiva, la prossima, con relativa tranquillità. Dobbiamo stare attenti, questo sì – ha concluso – Ma non c’è stato mai un momento in cui non ho pensato che le nostre istituzioni, così salde, non reggessero a questa prova”.
Prudenza, insomma, come ripetuto anche dal titolare degli Affari regionali Francesco Boccia, che parla della proroga come della “nostra Arca di Noè”. Il tutto a due giorni dal primo appuntamento concreto: martedì il Parlamento sarà chiamato a votare l’allungamento delle misure anti Covid che hanno validità proprio fino al 14 luglio. Prima del voto, il provvedimento sarà illustrato in Aula dal ministro della Salute Roberto Speranza, che oggi su Twitter ha detto chiaramente che la crisi è ancora ben lungi dall’essere risolta: “220mila contagi Covid in un solo giorno a livello mondiale. Mai prima un numero così alto in sole 24 ore. Questo ci dice che non è vinta e che serve ancora attenzione da parte di tutti. Dobbiamo continuare a seguire la linea della prudenza e della gradualità“.
Tradotto: sì subito alla proroga delle norme per prevenire nuovi contagi (quindi mascherine e distanziamento sociale in primis), no a prendere sotto gamba la situazione, perché il rischio di una nuova ondata in autunno c’è ed è concreto. E la proroga dello stato d’emergenza per tutto il 2020 potrebbe essere un’arma in più o, per dirla con il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, “la nostra Arca di Noè”. In un’intervista al Messaggero, il componente del governo ha sottolineato che tanti elettori di centrodestra “sanno che la proroga dello Stato d’emergenza è un atto dovuto proposto dal Governo che ha messo in sicurezza sanitaria il Paese. Così come ci sono tanti amministratori e governatori di centrodestra che comprendono benissimo i meccanismi di governo della cosa pubblica”. Parlando delle misure adottate negli ultimi mesi, come il lockdown per tutt’Italia, nonostante la differenza nel numero di contagi fra nord e sud, Boccia ha sottolineato che la situazione rispetto ai mesi scorsi è diversa, “ci sono strumenti e conoscenze e lo prevede già la legge in vigore che sarà possibile circoscrivere i territori in caso di crisi improvvise. Fino a quando il Covid19 sarà in circolazione – ha aggiunto – potranno sempre servire misure eccezionali per lavoratori, imprese, sanità, scuola e per ogni comparto su cui governo, regioni ed enti locali sono chiamati a dare risposte quotidiane. Ho fiducia nel senso di responsabilità dell’opposizione”. Per quanto riguarda la gestione della crisi da parte del governo di cui fa parte, il responsabile degli Affari regionali ha spiegato che dalla riapertura delle regioni del 3 giugno scorso l’uso dei decreti ministeriali “è stato ridotto quasi a zero. Il numero dei Dpcm è stato intenso solo nelle settimane più drammatiche del lockdown quando era necessario assumere decisioni immediate e per tutelare la vita. Quelle esigenze non ci sono più”. Per Boccia tuttavia gli italiani stanno sottovalutando il virus nelle abitudini quotidiane, perché se l’epidemia “torna a dilagare rischiamo di non poterci rialzare più”.
Sulla questione della proroga dello stato d’emergenza è intervenuto anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del Comitato tecnico scientifico. In un’intervista a Repubblica, l’esperto ha sottolineato che “lo stato di emergenza ci consente di essere più reattivi. Se poi tra tre mesi l’epidemia sarà finita si fa in tempo a cambiare”. Sulla attuale forza del Covid, poi, a sentire Locatelli “la malattia non ha perso potenza, è esattamente la stessa. Adesso la stagione ci sta aiutando – ha aggiunto – ma con l’autunno arriveranno condizioni climatiche che favoriranno i virus respiratori”. Per questo motivo, a sentire il numero uno del Consiglio superiore di sanità, “meglio essere pronti”. “Non ne siamo fuori. Lo dimostrano i numeri che vediamo ogni giorno – ha spiegato Locatelli – lo dimostrano i cluster che si sono verificati in varie aree, da Mondragone a Palmi, dal Veneto a Bologna. Dobbiamo dare un messaggio forte – ha detto ancora – Ovviamente e felicemente siamo usciti dal quadro drammatico ma non siamo fuori dal problema epidemia da coronavirus. E ricordiamoci che siamo nei mesi climaticamente favorevoli. Va sfruttato al meglio questo periodo per ridurre sempre più la circolazione del virus, perché arriveranno mesi tardo–autunnali e invernali con condizioni climatiche che favoriscono la circolazione dei virus respiratori. E il SARS-CoV-2 non fa eccezione“.