Nella città in provincia di Caltanissetta, poco più cinquemila anime nel centro della Sicilia, la notizia dell'indagine che ha travolto l'amministrazione comunale risuona ancora per strade e bar
Casse comunali usate come un salvadanaio di gruppo, per alimentare clientele e acquisire vantaggi. Anche sessuali. A Santa Caterina Villarmosa, comune di poco più cinquemila anime nel centro della Sicilia, in provincia di Caltanissetta, la notizia dell’indagine che ha travolto l’amministrazione comunale risuona ancora per strade e bar. Nelle oltre seicento pagine di ordinanza firmate dal giudice per le indagini preliminari Valentina Balbo, è d’altronde passata in rassegna una lunga serie di condotte che, oltre ai rilievi penali, gettano nell’imbarazzo l’attività della giunta guidata da Nino Fiaccato che nella serata di sabato, riferisce la Sicilia, ha annunciato tramite il suo avvocato l’intenzione di rassegnare le dimissioni da lunedì, pur ribadendo la propria innocenza.
Il primo cittadino, che domenica 12 luglio festeggerà il suo 56esimo compleanno, è finito ai domiciliari insieme al vicesindaco Agatino Macaluso e all’assessore Giuseppe Natale. Con loro sono indagati anche consiglieri, funzionari comunali e imprenditori. Il giudice nell’ordinanza parla di “totale sfrontatezza e assenza di qualsivoglia freno inibitorio” nella commissione dei reati ipotizzati. Larga parte dei quali, secondo gli inquirenti, costituiti da una gestione degli affidamenti dei lavori pubblici caratterizzata dall’assoluto spregio della trasparenza e della libera concorrenza.
Gli uomini della guardia di finanza hanno appurato che in un anno e mezzo l’ente locale ha prodotto oltre il 97 per cento di determine riferibili ad affidamenti diretti. Tra le imprese maggiormente favorite ci sarebbe stata la Modern Designer, dell’imprenditore Salvatore Pignato, formalmente amministrata dalla cognata del presidente del consiglio comunale Cristina Rizza.
Proprio Pignato, secondo gli inquirenti, mette in campo la possibilità di procurare delle escort a Fiaccato con l’intento di mantenere i buoni rapporti con il sindaco. Le telefonate tra i due finiscono agli atti dell’inchiesta. “Ma fotografie ne hai di queste?”, chiede il primo cittadino all’imprenditore, che però risponde di no. “Va be’, che minchia mi interessa a me”, risponde il sindaco. Per poi essere rassicurato dall’interlocutore: “Compa’, i denti ce li hanno tutti, sono belle”.
Per il gip l’intera vicenda fa emergere “il livello infimo di mercimonio della funzione pubblica”. Tra gli altri casi citati, c’è quello che ha per protagonista il vicesindaco Agatino Macaluso. L’uomo viene contattato dall’imprenditore che gestisce la ditta che si occupa della raccolta di rifiuti, affinché interceda con gli uffici per il pagamento di una fattura. Anche in questo caso la richiesta viene accompagnata da una lusinga, seppure di tipo diverso: l’imprenditore gli propone una settimana bianca ai piedi dell’Etna. L’offerta, in realtà, spetterebbe ai cittadini che si sono mostrati virtuosi nei conferimenti, ma per l’occasione avrebbe potuto beneficiarne anche Macaluso. “Mi garantisci che la prossima settimana mi paghi, ti inserisco fra quelli e ci andiamo tutti quanti”, dice l’imprenditore intercettato. Pronta la replica del vicesindaco: “Eh, ora che mi stai dicendo questa cosa sono… a impegnarmi”. Di lì a poco la fattura della ditta verrà pagata dal Comune.
Fiaccato e Macaluso si sarebbero poi resi protagonisti anche di un tentativo di dossieraggio nei confronti della deputata nazionale del Movimento 5 stelle, Azzurra Cancelleri, sorella del viceministro ai Trasporti, e del marito. L’obiettivo sarebbe stato quello di fare pressioni affinché venissero recuperati i dati relativi ai rifiuti indifferenziati prodotti dalla coppia. “Vorrei capire – dice il sindaco all’imprenditore – la dottoressa Cancellieri che abita a Santa Caterina, se non è residente, come fa? Differenzia o no? Come faccio a saperlo?”. Il motivo di questa curiosità è presto detto: “Facciamo scandalo”, osservava Fiaccato.