L’ultima offerta di Autostrade per evitare la revoca è nuovamente irricevibile. L’annuncio di Giuseppe Conte nell’intervista al direttore del Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio apre il dibattito politico alla vigilia del Consiglio dei ministri in cui verrà sciolto il nodo del dossier sulla revoca. “Quando ho letto la proposta ho pensato a uno scherzo”, ha spiegato il premier definendo “paradossale” un affiancamento tra fondi pubblici e Benetton nell’azionariato della concessionaria dopo il crollo del ponte Morandi, che provocò 43 vittime, e sottolineando che “non sacrifico il bene pubblico per i loro interessi”. Una presa di posizione netta che ha provocato la reazione dei Benetton. Attraverso fonti vicine agli imprenditori veneti, la famiglia sostiene di aver “sempre rispettato le istituzioni: quando in passato è stata sollecitata ad entrare in diverse società – un riferimento agli investimenti in Alitalia, Autostrade e altre società in via di privatizzazione, ndr – così come oggi”.
Aspi ha poi pubblicato online la lettera integrale con la proposta all’esecutivo, provocando la reazione di Nicola Zingaretti: “La lettera di Aspi al Governo è deludente e conferma ulteriormente l’esigenza di un profondo cambio di indirizzo dell’Azienda basato su impegni rigorosi in materia di tariffe, sicurezza e investimenti, e su un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria che assicuri l’avvio di questa nuova fase. I rilievi del Presidente del Consiglio sono condivisibili. Il governo agisca tempestivamente e in modo unitario per giungere a una rapida conclusione in tal senso, assicurando quindi la soluzione migliore nell’interesse del paese e dei cittadini”. Di segno completamente opposto alle dichiarazioni del segretario del Pd sono i commenti di Matteo Renzi, tra i primi a rispondere all’ultimatum del presidente del Consiglio alla famiglia di Ponzano Veneto, con l’invito alla vendita delle quote di Aspi e non solo a una diluizione della partecipazione,. “I populisti chiedono da due anni la revoca della concessione. Facile da dire, difficile da fare. Perché se revochi senza titolo fai un regalo ai privati, ai Benetton, ai soci e apri un contenzioso miliardario che crea incertezza, blocco cantieri, licenziamenti. Questa è la verità”, dice il leader di Italia Viva da sempre contrario alla revoca della concessione. L’apertura a un ingresso statale e arretramento di Atlantia, caduta in Borsa con un tonfo 15,1% a 11,36 euro (dopo aver toccato un minimo di seduta a quota 11,31), per mettersi di traverso rispetto alle posizioni dichiaratamente a favore della revoca dei Cinque Stelle, sulle quali si sta pian piano spostando almeno una parte del Partito Democratico.
Se il capogruppo al Senato Andrea Marcucci parla di “passo avanti” nella proposta di Aspi, il sottosegretario dem all’Ambiente Roberto Morassut ricorda che “l’interesse dello Stato risiede in primo luogo nella tutela della sicurezza dei cittadini e della integrità del patrimonio pubblico”. Il governo, aggiunge, “deciderà nelle prossime ore mettendo al centro questo interesse. Chi prende in gestione una infrastruttura e firma un contratto con lo Stato deve sapere che questo comporta oneri e onori, altrimenti giustamente lo Stato può rivalersi”. Apprezzamento per la soluzione è stato espresso anche da Leu: “Totale sostegno al presidente Conte nell’impegno, ben motivato in un’intervista stamattina, a revocare a Aspi la concessione”, ha detto il deputato Stefano Fassina.
“A dire la verità si perdono forse punti nei sondaggi, ma si salvano le nuove generazioni da miliardi di debiti”, sostiene l’ex presidente del Consiglio suggerendo un’altra strada, che toglierebbe il controllo a Benetton ma salvaguarderebbe almeno in parte gli interessi economici privati: “Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, l’unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti. Operazione trasparente, società quotata, progetto industriale globale. Non ci sono alternative serie e credibili. Il populismo urla slogan, la politica propone soluzioni”, conclude l’ex premier avanzato l’ipotesi di un intervento sulla controllante. “Noi pensiamo che la revoca sia un atto tecnicamente difficile e rischiosissimo, con ricorsi e contenziosi che pagheranno i cittadini. Non abbiamo mai difeso nemmeno un giorno i Benetton, ma pensiamo che le cose vadano chiarite in tribunale e non al tribunale dei populisti”, ribadisce la deputata ligure di Iv Raffaella Paita. “Abbiamo fatto un’apertura sul tema dell’eventuale aumento di capitale di Atlantia – aggiunge – Come Iv porteremo avanti la nostra battaglia. La partita è ancora aperta”.
La soluzione è sovrapponibile a quella espressa in un’intervista a Repubblica dagli amministratori delegati di Atlantia e Aspi, Carlo Bertazzo e Roberto Tomasi. “Atlantia non ha intenzione di uscire da Aspi, ha riconosciuto gli errori e ora vuole avere l’orgoglio e la pazienza di rimediare, anche con altri soci”, afferma Bertazzo rigettato l’ipotesi di uscita totale ma confermando che la società è disposta a scendere sotto il 51% di Autostrade. “La nuova proposta nasce da un confronto durato quasi un anno in cui abbiamo ascoltato con attenzione le esigenze dell’esecutivo – dice invece Tomasi – Ci impegniamo a stanziare 3,4 miliardi suddivisi tra oneri di ricostruzione, riduzione modulare dei pedaggi e ulteriori manutenzioni delle infrastrutture, tutti elementi a nostro carico”.
Ma la linea del premier, sposata da M5s e accettata dal Partito Democratico è quella dura dopo due anni di analisi e supportata indirettamente dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha definito “non irragionevole” la loro esclusione dai lavori per la ricostruzione del viadotto crollato: “La revoca della concessione, oppure l’uscita della famiglia Benetton dalla società Autostrade. Per il Movimento 5 Stelle le opzioni sono queste. Mi auguro lo siano anche per il governo”, ribadisce il viceministro dei Trasporti, Giancarlo Cancelleri.
Entrando nel merito della revoca della concessione, il numero 2 di Paola De Micheli sottolinea: “Intanto ricordo che con il decreto Milleproroghe abbiamo ridotto l’indennizzo a limitandolo ai soli investimenti ammortizzati”. Sarebbero 7 miliardi “ma lo Stato – chiarisce – non ci rimetterebbe nulla” perché “diventerebbero la cifra che dovrebbe sborsare il nuovo concessionario, una volta messi a gara i tratti oggi gestiti da Autostrade. Una procedura che non farebbe perdere nemmeno un posto di lavoro”. Dall’opposizione, Matteo Salvini chiede di non “perdere altri anni” per decidere: “Sono passati quasi due anni dal disastro del ponte Morandi. Quando noi come Lega chiedevamo al presidente del Consiglio cosa voleva fare ci diceva che stava studiando il dossier e aspettava un parere legale – dice – Mi domando quanto ci metteranno ancora a decidere. Se vogliono revocare revochino, se vogliono prorogare proroghino. L’unica cosa che non possiamo fare è perdere altri anni”.
Politica
Autostrade, i Benetton a Conte: “Sempre rispettato istituzioni”. Zingaretti: “Rilievi del premier condivisibili”. Renzi contro revoca
Tra i primi a rispondere all'ultimatum del presidente del Consiglio sulla vendita delle quote di Aspi, espresso in un'intervista a Il Fatto Quotidiano, c'è il leader di Italia Viva: "L’unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti". L'ad della società che controlla Aspi a Repubblica: "Non abbiamo intenzione di uscire". Cancelleri: "Uscita dei Benetton? Lo Stato non ci rimetterebbe nulla". In borsa il titolo perde il 15,1%
L’ultima offerta di Autostrade per evitare la revoca è nuovamente irricevibile. L’annuncio di Giuseppe Conte nell’intervista al direttore del Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio apre il dibattito politico alla vigilia del Consiglio dei ministri in cui verrà sciolto il nodo del dossier sulla revoca. “Quando ho letto la proposta ho pensato a uno scherzo”, ha spiegato il premier definendo “paradossale” un affiancamento tra fondi pubblici e Benetton nell’azionariato della concessionaria dopo il crollo del ponte Morandi, che provocò 43 vittime, e sottolineando che “non sacrifico il bene pubblico per i loro interessi”. Una presa di posizione netta che ha provocato la reazione dei Benetton. Attraverso fonti vicine agli imprenditori veneti, la famiglia sostiene di aver “sempre rispettato le istituzioni: quando in passato è stata sollecitata ad entrare in diverse società – un riferimento agli investimenti in Alitalia, Autostrade e altre società in via di privatizzazione, ndr – così come oggi”.
Aspi ha poi pubblicato online la lettera integrale con la proposta all’esecutivo, provocando la reazione di Nicola Zingaretti: “La lettera di Aspi al Governo è deludente e conferma ulteriormente l’esigenza di un profondo cambio di indirizzo dell’Azienda basato su impegni rigorosi in materia di tariffe, sicurezza e investimenti, e su un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria che assicuri l’avvio di questa nuova fase. I rilievi del Presidente del Consiglio sono condivisibili. Il governo agisca tempestivamente e in modo unitario per giungere a una rapida conclusione in tal senso, assicurando quindi la soluzione migliore nell’interesse del paese e dei cittadini”. Di segno completamente opposto alle dichiarazioni del segretario del Pd sono i commenti di Matteo Renzi, tra i primi a rispondere all’ultimatum del presidente del Consiglio alla famiglia di Ponzano Veneto, con l’invito alla vendita delle quote di Aspi e non solo a una diluizione della partecipazione,. “I populisti chiedono da due anni la revoca della concessione. Facile da dire, difficile da fare. Perché se revochi senza titolo fai un regalo ai privati, ai Benetton, ai soci e apri un contenzioso miliardario che crea incertezza, blocco cantieri, licenziamenti. Questa è la verità”, dice il leader di Italia Viva da sempre contrario alla revoca della concessione. L’apertura a un ingresso statale e arretramento di Atlantia, caduta in Borsa con un tonfo 15,1% a 11,36 euro (dopo aver toccato un minimo di seduta a quota 11,31), per mettersi di traverso rispetto alle posizioni dichiaratamente a favore della revoca dei Cinque Stelle, sulle quali si sta pian piano spostando almeno una parte del Partito Democratico.
Se il capogruppo al Senato Andrea Marcucci parla di “passo avanti” nella proposta di Aspi, il sottosegretario dem all’Ambiente Roberto Morassut ricorda che “l’interesse dello Stato risiede in primo luogo nella tutela della sicurezza dei cittadini e della integrità del patrimonio pubblico”. Il governo, aggiunge, “deciderà nelle prossime ore mettendo al centro questo interesse. Chi prende in gestione una infrastruttura e firma un contratto con lo Stato deve sapere che questo comporta oneri e onori, altrimenti giustamente lo Stato può rivalersi”. Apprezzamento per la soluzione è stato espresso anche da Leu: “Totale sostegno al presidente Conte nell’impegno, ben motivato in un’intervista stamattina, a revocare a Aspi la concessione”, ha detto il deputato Stefano Fassina.
“A dire la verità si perdono forse punti nei sondaggi, ma si salvano le nuove generazioni da miliardi di debiti”, sostiene l’ex presidente del Consiglio suggerendo un’altra strada, che toglierebbe il controllo a Benetton ma salvaguarderebbe almeno in parte gli interessi economici privati: “Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, l’unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti. Operazione trasparente, società quotata, progetto industriale globale. Non ci sono alternative serie e credibili. Il populismo urla slogan, la politica propone soluzioni”, conclude l’ex premier avanzato l’ipotesi di un intervento sulla controllante. “Noi pensiamo che la revoca sia un atto tecnicamente difficile e rischiosissimo, con ricorsi e contenziosi che pagheranno i cittadini. Non abbiamo mai difeso nemmeno un giorno i Benetton, ma pensiamo che le cose vadano chiarite in tribunale e non al tribunale dei populisti”, ribadisce la deputata ligure di Iv Raffaella Paita. “Abbiamo fatto un’apertura sul tema dell’eventuale aumento di capitale di Atlantia – aggiunge – Come Iv porteremo avanti la nostra battaglia. La partita è ancora aperta”.
La soluzione è sovrapponibile a quella espressa in un’intervista a Repubblica dagli amministratori delegati di Atlantia e Aspi, Carlo Bertazzo e Roberto Tomasi. “Atlantia non ha intenzione di uscire da Aspi, ha riconosciuto gli errori e ora vuole avere l’orgoglio e la pazienza di rimediare, anche con altri soci”, afferma Bertazzo rigettato l’ipotesi di uscita totale ma confermando che la società è disposta a scendere sotto il 51% di Autostrade. “La nuova proposta nasce da un confronto durato quasi un anno in cui abbiamo ascoltato con attenzione le esigenze dell’esecutivo – dice invece Tomasi – Ci impegniamo a stanziare 3,4 miliardi suddivisi tra oneri di ricostruzione, riduzione modulare dei pedaggi e ulteriori manutenzioni delle infrastrutture, tutti elementi a nostro carico”.
Ma la linea del premier, sposata da M5s e accettata dal Partito Democratico è quella dura dopo due anni di analisi e supportata indirettamente dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha definito “non irragionevole” la loro esclusione dai lavori per la ricostruzione del viadotto crollato: “La revoca della concessione, oppure l’uscita della famiglia Benetton dalla società Autostrade. Per il Movimento 5 Stelle le opzioni sono queste. Mi auguro lo siano anche per il governo”, ribadisce il viceministro dei Trasporti, Giancarlo Cancelleri.
Entrando nel merito della revoca della concessione, il numero 2 di Paola De Micheli sottolinea: “Intanto ricordo che con il decreto Milleproroghe abbiamo ridotto l’indennizzo a limitandolo ai soli investimenti ammortizzati”. Sarebbero 7 miliardi “ma lo Stato – chiarisce – non ci rimetterebbe nulla” perché “diventerebbero la cifra che dovrebbe sborsare il nuovo concessionario, una volta messi a gara i tratti oggi gestiti da Autostrade. Una procedura che non farebbe perdere nemmeno un posto di lavoro”. Dall’opposizione, Matteo Salvini chiede di non “perdere altri anni” per decidere: “Sono passati quasi due anni dal disastro del ponte Morandi. Quando noi come Lega chiedevamo al presidente del Consiglio cosa voleva fare ci diceva che stava studiando il dossier e aspettava un parere legale – dice – Mi domando quanto ci metteranno ancora a decidere. Se vogliono revocare revochino, se vogliono prorogare proroghino. L’unica cosa che non possiamo fare è perdere altri anni”.
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.