L’annuncio ufficiale avvenne a Mondiale terminato. Il 14 luglio 1990 il Parma acquistava dall’Internacional di Porto Alegre il portiere brasiliano Claudio Taffarel. Calisto Tanzi era proprietario del club neopromosso in Serie A e della Parmalat, azienda che aveva interessi economici in Brasile. Taffarel rappresentava un perfetto uomo marketing per il Paese sudamericano. Ma perché proprio un portiere, quando in Brasile non esisteva una tradizione prestigiosa in quel ruolo? Allora erano solo tre gli stranieri tesserabili in Italia, che uno di questi fosse un portiere sembrava a molti uno spreco, vista la qualità degli italiani.
Ma forse era proprio questa la vera trovata pubblicitaria. Oppure, più semplicemente, tra le varie proposte arrivate dal Brasile, quella di un portiere di 24 anni che al Mondiale aveva fatto bene era la migliore. Gli altri due stranieri del Parma allenato da Nevio Scala sarebbero stati lo svedese Brolin e il belga Grun.
Esattamente trent’anni fa dunque al preparatore dei portieri Vincenzo Di Palma, da sempre nello staff di Scala, venne detto che per la prima volta in carriera avrebbe lavorato con uno straniero.
Di Palma oggi è docente a Coverciano, dove ha il compito di formare i colleghi del futuro. “I portieri stranieri sono adesso più della metà del totale – dice al fattoquotidiano.it – allora invece era una novità assoluta. Taffarel fu preso come un marchio Parmalat, ma fu bello lavorare con lui e confrontarmi con una cultura diversa. Col passare dei mesi Claudio è migliorato molto. Successivamente lavorai anche con Kocic a Perugia. Anche lui mancava di tecnica specifica, ma aveva personalità e un’ottima struttura di base”.
Taffarel a ben vedere non è stato il primissimo portiere straniero della Serie A. Il pioniere è stato lo jugoslavo Zvonimir Monsider, che la Lazio portò in Italia dalla Dinamo Zagabria nel lontano 1949. In occasione di una partita giocata a Trieste tra la Dinamo e il Ponziana, il portiere della Nazionale jugoslava decise di non rientrare a casa, accettando l’offerta della Lazio. Non esordì mai per problemi burocratici. Lo farà la stagione successiva con il Padova, giocando una manciata di gare da titolare. Ma fu Taffarel ad aprire le porte ai colleghi.
Alla Juve, prima di Szczęsny, non c’era una grande tradizione di portieri provenienti dall’estero. Il primo della storia fu l’olandese Edwin Van der Sar, che arrivò nella squadra allenata da Ancelotti nel 1999. Rimarrà due stagioni, due criticati secondi posti. Viene ricordato soprattutto per un errore contro la Roma, quando respinse malamente un tiro di Nakata sul quale intervenne come un falco Montella. Ma Van der Sar é stato un portiere fortissimo che aveva vinto tutto con l’Ajax e si ripeterà in seguito con il Manchester United.
All’Inter c’è da 15 anni di fila un guardiano non italiano. Il brasiliano Julio Cesar, uno degli eroi del Triplete 2010, arrivò nel 2005 dopo la lunga striscia italiana composta da Bordon, Zenga, Pagliuca, Peruzzi, Toldo con la sola parentesi francese a inizio millennio di Sebastien Frey. Dal 2012 titolare inamovibile è Samir Handanovic.
“La scuola italiana – dice Di Palma – è la migliore al mondo anche oggi. All’estero le cose stanno cambiando anche grazie agli allenatori italiani. Szczęsny, Handanovic, e anche Alisson prima di andare al Liverpool hanno fatto una lunga gavetta in Italia per arrivare a questi livelli. Giocare da noi per un portiere è fondamentale”.
Il precursore nel Milan fu nel 1998 il tedesco Jens Lehmann, ma ebbe poca fortuna. Il più ricordato tra i rossoneri è sicuramente Nelson Dida.
Ma la squadra emblematica di questa storia è la Roma: campioni e meteore frequentano da anni lo spogliatoio di Trigoria. Oggi il numero uno è lo spagnolo Pau Lopez (in realtà sulla maglia ha il 13). È il 19esimo portiere straniero della storia della Roma. Il primo fu nel 1997 l’austriaco Miki Konsel, proveniente dal Rapid Vienna. Voluto da Zeman, il 35enne brizzolato fece un paio di ottime stagioni. I giallorossi hanno avuto nell’ultimo ventennio portieri di ogni risma. Julio Sergio, che l’allenatore Ranieri preferiva chiamare Bertagnoli, sostituì l’argentino Doni e sfiorò lo scudetto.
Zeman alla seconda esperienza giallorossa volle l’argentino Mauro Goicoechea. Non lascerà un buon ricordo. Ma il racconto giallorosso è fatto anche di campioni. Nel 2016 Spalletti aveva in rosa sia il polacco Szczesny che il brasiliano Alisson. Titolare il primo. Terzo portiere il rumeno Bogdan Ionuț Lobont, nove stagioni con la Roma e pochissime presenze.
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Claudio Taffarel, 30 anni fa l’acquisto del Parma che aprì ai portieri stranieri in Italia. Preparatore: ‘Ma la nostra scuola è la migliore’
Il 14 luglio 1990 il club di Calisto Tanzi portava in italia il portiere brasiliano. Una mossa di marketing, più che tecnica, visto che allora le squadre di Serie A continuavano a preferire italiani tra i pali
L’annuncio ufficiale avvenne a Mondiale terminato. Il 14 luglio 1990 il Parma acquistava dall’Internacional di Porto Alegre il portiere brasiliano Claudio Taffarel. Calisto Tanzi era proprietario del club neopromosso in Serie A e della Parmalat, azienda che aveva interessi economici in Brasile. Taffarel rappresentava un perfetto uomo marketing per il Paese sudamericano. Ma perché proprio un portiere, quando in Brasile non esisteva una tradizione prestigiosa in quel ruolo? Allora erano solo tre gli stranieri tesserabili in Italia, che uno di questi fosse un portiere sembrava a molti uno spreco, vista la qualità degli italiani.
Ma forse era proprio questa la vera trovata pubblicitaria. Oppure, più semplicemente, tra le varie proposte arrivate dal Brasile, quella di un portiere di 24 anni che al Mondiale aveva fatto bene era la migliore. Gli altri due stranieri del Parma allenato da Nevio Scala sarebbero stati lo svedese Brolin e il belga Grun.
Esattamente trent’anni fa dunque al preparatore dei portieri Vincenzo Di Palma, da sempre nello staff di Scala, venne detto che per la prima volta in carriera avrebbe lavorato con uno straniero.
Di Palma oggi è docente a Coverciano, dove ha il compito di formare i colleghi del futuro. “I portieri stranieri sono adesso più della metà del totale – dice al fattoquotidiano.it – allora invece era una novità assoluta. Taffarel fu preso come un marchio Parmalat, ma fu bello lavorare con lui e confrontarmi con una cultura diversa. Col passare dei mesi Claudio è migliorato molto. Successivamente lavorai anche con Kocic a Perugia. Anche lui mancava di tecnica specifica, ma aveva personalità e un’ottima struttura di base”.
Taffarel a ben vedere non è stato il primissimo portiere straniero della Serie A. Il pioniere è stato lo jugoslavo Zvonimir Monsider, che la Lazio portò in Italia dalla Dinamo Zagabria nel lontano 1949. In occasione di una partita giocata a Trieste tra la Dinamo e il Ponziana, il portiere della Nazionale jugoslava decise di non rientrare a casa, accettando l’offerta della Lazio. Non esordì mai per problemi burocratici. Lo farà la stagione successiva con il Padova, giocando una manciata di gare da titolare. Ma fu Taffarel ad aprire le porte ai colleghi.
Alla Juve, prima di Szczęsny, non c’era una grande tradizione di portieri provenienti dall’estero. Il primo della storia fu l’olandese Edwin Van der Sar, che arrivò nella squadra allenata da Ancelotti nel 1999. Rimarrà due stagioni, due criticati secondi posti. Viene ricordato soprattutto per un errore contro la Roma, quando respinse malamente un tiro di Nakata sul quale intervenne come un falco Montella. Ma Van der Sar é stato un portiere fortissimo che aveva vinto tutto con l’Ajax e si ripeterà in seguito con il Manchester United.
All’Inter c’è da 15 anni di fila un guardiano non italiano. Il brasiliano Julio Cesar, uno degli eroi del Triplete 2010, arrivò nel 2005 dopo la lunga striscia italiana composta da Bordon, Zenga, Pagliuca, Peruzzi, Toldo con la sola parentesi francese a inizio millennio di Sebastien Frey. Dal 2012 titolare inamovibile è Samir Handanovic.
“La scuola italiana – dice Di Palma – è la migliore al mondo anche oggi. All’estero le cose stanno cambiando anche grazie agli allenatori italiani. Szczęsny, Handanovic, e anche Alisson prima di andare al Liverpool hanno fatto una lunga gavetta in Italia per arrivare a questi livelli. Giocare da noi per un portiere è fondamentale”.
Il precursore nel Milan fu nel 1998 il tedesco Jens Lehmann, ma ebbe poca fortuna. Il più ricordato tra i rossoneri è sicuramente Nelson Dida.
Ma la squadra emblematica di questa storia è la Roma: campioni e meteore frequentano da anni lo spogliatoio di Trigoria. Oggi il numero uno è lo spagnolo Pau Lopez (in realtà sulla maglia ha il 13). È il 19esimo portiere straniero della storia della Roma. Il primo fu nel 1997 l’austriaco Miki Konsel, proveniente dal Rapid Vienna. Voluto da Zeman, il 35enne brizzolato fece un paio di ottime stagioni. I giallorossi hanno avuto nell’ultimo ventennio portieri di ogni risma. Julio Sergio, che l’allenatore Ranieri preferiva chiamare Bertagnoli, sostituì l’argentino Doni e sfiorò lo scudetto.
Zeman alla seconda esperienza giallorossa volle l’argentino Mauro Goicoechea. Non lascerà un buon ricordo. Ma il racconto giallorosso è fatto anche di campioni. Nel 2016 Spalletti aveva in rosa sia il polacco Szczesny che il brasiliano Alisson. Titolare il primo. Terzo portiere il rumeno Bogdan Ionuț Lobont, nove stagioni con la Roma e pochissime presenze.
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Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Al referendum sul Jobs act voterò sì, ma non abbiamo chiesto abiure a nessuno rispetto al passato". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Io candidata premier? C'è tempo, intanto costruiamo la coalizione e il progetto condiviso per l'Italia". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Sembra che parliamo di cose astratte o di fantasie ma le alleanze le abbiamo già fatte e abbiamo vinto due elezioni in Regioni in cui governava la destra, costruendo una coalizione attorno a un programma di cose concrete". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita, a proposito del centrosinistra.
"Sento anche io questo ritornello dell'opposizione che manca, ma non tiriamoci più sfiga di quella che c'è. Lavoriamo per unire le opposizioni su cose concrete. In Parlamento sono più le cose che votiamo insieme di quelle che su cui dividiamo", ha spiegato la leader del Pd.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Io continuo a insistere, sono testardamente unitaria, ce lo chiede la gente. Rispetto il dibattito di questi giorni, l'aspetto positivo è che siamo tutti d'accordo sul fatto che non può andare come l'altra volta. Ma prima degli accori tattici ho una ambizione più alta, unire su una prospettiva comune l'Italia che vuole mandare a casa la destra". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita sul dibattito innescato dalle parole di Dario Franceschini.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "L'attacco giudiziario è un altro modo di Giorgia Meloni di spostare l'attenzione dall'economia che è ferma, dalla produzione industriale che cala da 20 mesi, dai salari che calano. Cosa sale, mentre la Meloni cerca di farci parlare d'altro? Le accise, le liste d'attesa, le bollette". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita parlando del caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Una vergogna, dichiaravano guerra ai trafficanti in tutto il globo terracqueo, hanno fatto il rimpatrio più veloce della storia d'Italia. Meloni deve riferire in aula, si fa vedere solo suo social. La devono smettere di scappare, devono spiegare". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita sul caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Stupiscono le critiche superficiali alle dichiarazioni dell’onorevole Giovanni Donzelli. Le polemiche che imperversano non aiutano la coalizione anche se capisco sono frutto della passione e la gratitudine verso il grande leader che è stato Berlusconi". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, coordinatore della Direzione nazionale di Fratelli d'Italia.
"Le dichiarazioni di Donzelli invece sono un'analisi elettorale, perché la figura di Berlusconi non è in discussione per nessuno di noi in Fdi; molti hanno militato nel Pdl e molti provengono da Forza Italia. Egli ha conquistato un posto nella storia, è stato il leader della coalizione e ognuno di noi è riconoscente alla sua opera e alla sua azione", ha continuato Cirielli.
"Donzelli ha fatto solo un esame quantitativo. Prima della discesa in campo di Berlusconi nelle comunali del 1993 di Napoli e Roma, il MSI aveva raccolto oltre il 30%; con la discesa in campo di Forza Italia nel 1994 - pochi mesi dopo - il Msi scese al 13.5% -precisa Cirielli-. Se questa è storia, è altrettanto un fatto storico che grazie a Berlusconi nacque la Destra di Governo. La coalizione che seppe mettere in campo e che solo lui poteva creare ancora oggi, con la guida di Giorgia Meloni, è protagonista. Di questo gli saremo grati per sempre".