Raccontare un territorio è il dovere di un giornalista che deve porre la sua osservazione al servizio dei lettori. Allo stesso tempo è doveroso porsi al servizio della bellezza, in tutte le sue forme ed ovunque si manifesti. In Puglia il racconto diventa facile, perché la bellezza pervade l’anima di ogni metro quadro di territorio, ed ogni superfice, volto, falesia, paesaggio stimola il racconto che con semplicità deborda nel sublime.
Scendendo su una strada lungo la straordinaria panoramica del Gargano, la voce del navigatore ti annuncia di procedere per un chilometro su via Vignanotica. La strada a malapena contiene la tua auto ma a scortarla sui lati ci pensano ulivi, rovi, pini bassi, che si aggiungono a fragranze selvatiche e ad uno scampanellio di mandria che compone un asset sensoriale completo. Non sei in Appenzell, perché fa caldo, molto caldo ma i campanacci ti lasciano intuire una intensa attività di allevamento che non riuscirai mai a vedere per come è inghiottita dalla valle.
Sei arrivato al parcheggio e abbandoni la macchina, e volendo anche il cellulare, perché lì sotto è inutile, non c’è campo per nessuno. Un sentiero simil austriaco, saggiamente ricavato a scalette tra pietre e radici di pino con lunghi tronchi arpionati da chiodi di ferro, ti conduce alla spiaggia che si annuncia con il suo profumo salmastro mentre ti godi la frescura della discesa da montagna. Appena arrivato in spiaggia ti sovrasta la falesia a destra e a sinistra, lo sguardo alla fine atterra al centro verso l’orizzonte che si perde in Croazia che riesci a vedere sia dall’alto che dalla spiaggia e che ti appare vicina.
A destra scorgi quel buco sul pendio della costa che sembra creato da una pallottola sparata da Dio per infilarci un raggio di luce, a sinistra la maestosità della falesia bianca disegnata dai venti e dal mare poggiata su grotte e anfratti che si specchiano in acque limpide ed accoglienti. Ma i ciottoli di Vignanotica ti stupiscono, perché sono milioni e non riuscirai mai a trovarne due uguali, e giacciono irrequieti mossi dall’onda a massaggiarti il cammino, non sono un tappeto comodo, come la sabbia, sono tanti e tanti e attirano il tuo sguardo perché perfetti nella loro diseguaglianza di forme tondeggianti, sono lisci per alternare la carezza dell’abbraccio e l’adeguarsi al tuo corpo sdraiato che con fatica si muove per raggiungere l’acqua.
E sei dentro, e quando volgi al largo le spalle all’orizzonte guardi le rondini volteggiare sulla falesia, entrare e uscire dalle grotte, e il tuo sguardo si perde verso l’alto depositandosi sul verde degli alberi che intervalla l’azzurro del cielo limpido con il bianco accecante della costa accarezzato dal volo ora di rondini ora di enormi gabbiani silenti. Torni a riva e ti lasci abbracciare dai ciottoli lisci e freschi prima di rifugiarti all’ombra della parete. In un piccolo slargo troverai un piccolo bar con la musica jazz con sottofondo e le sedie bianche. Ragazzi indaffarati accorrono per prendere le ordinazioni, non c’è folla, e disinfettano continuamente sedie e tavoli in ossequio alle norme.
Vignanotica beach è il nome scritto ad arte sul cartello, ed è una terrazza con una vista unica su questo scorcio di paradiso che non è Grecia, Croazia, Maldive, ma semplicemente Gargano. Sei appena entrato in Puglia e ti chiedi “se questa è l’anticamera figuriamoci il resto”. Importante! I ciottoli sono in quella spiaggia da sempre e spero che a nessuno salti in mente di portarsene qualcuno a casa come souvenir.
I ragazzi del baretto e i bagnini vigilano, sono pronti a darti una mano o informazioni, ma si accorgono se tenti di portarti un pezzo anche infinitesimale della loro terra. Quando il sole comincia a spegnersi, procedi nel sentiero. È ben tenuto da volontari del Parco del Gargano. Se ti servono maggiori informazioni sul Parco chiama Filippo Mantuano, il numero lo trovi sul sito del Parco del Gargano, è sempre tra i boschi a tenere in ordine i sentieri rendendoli agevoli e ripristinandoli quando serve.
Un custode del Parco, per passione e per amore della sua terra, un volontario vero, di questi tempi, con la sua associazione “Alenn” un vero e proprio partigiano verde.