Per Giuseppe Conte “ieri è successo qualcosa di assolutamente inedito nella storia politica italiana”. Dopo una trattativa in Consiglio dei ministri durata 6 ore e terminata all’alba, il governo ha raggiunto l’intesa su Autostrade, con la graduale uscita di Atlantia e dei Benetton dalla società che passerà allo Stato. Il premier incassa un accordo atteso ormai da quasi due anni, dopo il crollo del Ponte Morandi in cui sono morte 43 persone il 14 agosto 2018: festeggia il M5s, applaudono il Partito Democratico e Liberi e Uguali, che mettono l’accento proprio sul “lavoro di squadra” e sulla “fermezza” di Conte che ha “indicato la strada”. E il premier, in un lungo post su Facebook, sottolinea la portata del risultato ottenuto: “È stata scritta una pagina inedita della nostra storia. L’interesse pubblico ha avuto il sopravvento rispetto a un grumo ben consolidato di interessi privati. Ha vinto lo Stato. Hanno vinto i cittadini“.
L’intesa raggiunta con Autostrade mette alle spalle del governo uno dei dossier più complicati che attendevano una soluzione. E lo fa con i Benetton che cedono alle condizioni imposte dal governo e dal premier Conte: Atlantia uscirà da Autostrade, rinunciando alla possibilità di eventuali ricorsi. La battaglia tra lo Stato e il concessionario privato si chiude con l’ingresso di Cassa depositi e prestiti e Aspi che diventerà una public company. “Noi ci preoccupiamo di tutelare l’interesse pubblico, non degli slogan“, ci interessa la “sostanza”, ha detto il premier Conte rispondendo, al suo arrivo al Senato, a chi chiedeva se, sulla vicenda Aspi, chi puntava alla revoca della concessione ad Autostrade fosse rimasto deluso. “È un altro dossier che abbiamo ricondotto alla ragione“, ha spiegato prima di entrare a Palazzo Madama.
“Quanto concordato andrà tradotto nei prossimi giorni in un accordo chiaro e trasparente. Questa è l’unica strada che potrà impedire la revoca della concessione”, ha comunque ammonito Conte nel suo post su Facebook. Spiegando poi punto per punto quali sono le condizioni ottenute al termine di “un negoziato durissimo”. La prima è “l’estromissione della famiglia Benetton”, poi il “risarcimento danni” da 3,4 miliardi, infine il calo dei pedaggi e la rinuncia a “tutte le cause contro il concedente”. “Avremo tariffe più eque e trasparenti, più efficienza, più controlli, più sicurezza“, promette il premier. Che poi conclude: “Ha vinto, infine, il rispetto della memoria delle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi”.
Il messaggio integrale postato dal premier Conte su Facebook:
Ieri è successo qualcosa di assolutamente inedito nella storia politica italiana. Il Governo ha affermato un principio, in passato calpestato: le infrastrutture pubbliche sono un bene pubblico prezioso, che deve essere gestito in modo responsabile, garantendo la piena sicurezza dei cittadini e un servizio efficiente.
Non spetta al Governo accertare le responsabilità penali per il crollo del Ponte Morandi. Questo è compito della magistratura e confidiamo che presto si completino questi accertamenti in modo da rendere giustizia a tutte le vittime di questa tragedia.
Il compito del Governo è contestare le gravi violazioni contrattuali e la cattiva gestione di cui si è resa responsabile Aspi e impedire che i privati possano continuare ad avvantaggiarsi di una concessione totalmente squilibrata a loro favore sia dal punto di vista giuridico sia dal punto di vista economico. Dopo un negoziato durissimo, il risultato è:
A) L’estromissione della famiglia Benetton
I Benetton hanno accettato di cedere la loro partecipazione in Aspi e quindi la gestione della infrastruttura (attraverso due percorsi societari alternativi);
B)Autostrade per l’Italia (Aspi) diventa una public company.
E comunque avrà un socio pubblico di riferimento e sarà aperta a nuovi investitori istituzionali;
C) Risarcimento Danni
Hanno accettato di corrispondere un cospicuo risarcimento danni (3,4 miliardi);
D) Disciplina dell’inadempimento
Hanno rinunciato alla clausola di assoluto privilegio che gli attribuiva il diritto di ottenere i mancati guadagni per tutta la durata della concessione (circa 23 miliardi) pur in caso di scioglimento del contratto per gravissimo inadempimento (come nel caso del crollo del Ponte Morandi);
E) Nessun spazio a negligenza, incuria e manutenzione approssimativa.
Anzi, maggiori investimenti in manutenzione e sicurezza. La sicurezza dei cittadini non è revocabile. Puntiamo ad un rafforzamento del sistema dei controlli e all’aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni. Nessuno resterà impunito;
F) Tutela del lavoro
La partita su Aspi non poteva essere giocata sulla pelle di famiglie. L’intervento dello Stato tutela i posti di lavoro e in una prospettiva di lungo periodo offre anzi una visione occupazionale di ampia portata;
G) Moderazione del sistema tariffario
Nostri i pedaggi, loro i profitti? Non più. Hanno accettato di riformulare il piano tariffario secondo le nuove indicazioni dell’autorità regolatoria (ART) e hanno accettato di riportare in equilibrio economico e giuridico la convenzione che appariva totalmente squilibrata a favore di Aspi, cosa questa che è all’origine delle difficoltà di questo negoziato;
H) Hanno accettato di rinunciare e abbandonare tutte le cause contro il concedente.
Tutto questo andrà tradotto nei prossimi giorni in un accordo chiaro e trasparente.
Questa è l’unica strada che potrà impedire la revoca della concessione.
Nel Cdm di ieri è stata scritta una pagina inedita della nostra storia. L’interesse pubblico ha avuto il sopravvento rispetto a un grumo ben consolidato di interessi privati. È successo qualcosa di straordinario che dovrebbe essere semplicemente ordinario. Ha vinto lo Stato. Hanno vinto i cittadini. Avremo tariffe più eque e trasparenti, più efficienza, più controlli, più sicurezza. Ha vinto, infine, il rispetto della memoria delle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi.