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Bulgaria, “il premier Borissov corrotto e affiliato alla mafia”: sesto giorno di proteste per chiedere le dimissioni

I manifestanti scendono in piazza a fianco del presidente Rumen Radev, per chiedere il passo indietro di Borissov e del procuratore generale Ivan Ghescev. L'eurodeputata socialista bulgara Elena Jonceva: "La Bulgaria è il Paese più povero in Ue: perde ogni anno 11 miliardi di euro a causa della corruzione"

Sei giorni di proteste per chiedere le immediate dimissioni del premier e leader del partito conservatore Gerb, Boyko Borissov, accusato, come il procuratore generale Ivan Ghescev, di essere “corrotto” e “affiliato alla mafia”. Migliaia di persone sono scese per le strade di Sofia e di altre città nell’ultima settimana, mentre il Parlamento si appresta a votare la quinta mozione per sfiduciarlo, motivata dalla “dilagante corruzione” tra i governanti del Paese. La stessa accusa che avevano mosso migliaia di rumeni nel 2018 al governo di Viorica Dancila, che ha pagato il prezzo dei tanti scandali di corruzione che hanno coinvolto il suo partito (i socialisti del Psd), guidato da Liviu Dragnea.

Tutto è iniziato all’inizio della settimana scorsa dopo che Ghescev ha ordinato raid nel quartier generale del presidente Rumen Radev – eletto nel 2016 con i voti del Partito socialista e critico del governo di centrodestra del primo ministro – e l’arresto di due suoi aiutanti con l’accusa di traffico di influenze. Un atto che è stato il culmine degli scontri tra Radev e Borissov, che da mesi si accusano reciprocamente di non fare gli interessi del Paese. In particolare, il presidente accusa il premier di corruzione, mancanza di giustizia e repressione della libertà di parola. “C’è solo una via di uscita da questa situazione, che il governo e il procuratore generale diano le dimissioni“, ha detto il presidente parlando in televisione. Per lui sia il governo che la Procura hanno perso la fiducia del popolo, che è unito nella lotta alla corruzione.

A più riprese in passato il presidente Radev è intervenuto per denunciare la politica del governo di Borissov, che è al potere dal 2009 e il suo terzo mandato dovrebbe concludersi a marzo del prossimo anno. E proprio la corruzione, di cui è intriso il sistema di potere oligarchico costruito negli anni da Borissov, è per la eurodeputata socialista e democratica bulgara Elena Jonceva la ragione della situazione del Paese, che è “il più povero dell’Unione europea”. Secondo un rapporto del Parlamento Ue, spiega Jonceva a Euronews, la Bulgaria “perde ogni anno 11 miliardi di euro a causa della corruzione”.

Nella tarda serata di ieri la tensione a Sofia è salita notevolmente. Tra i manifestanti si è infiltrato un gruppo di estremisti mascherati che hanno attaccato l’ex sede del partito comunista bulgaro, diventata ora uno degli edifici del parlamento, e hanno aggredito alcuni dei poliziotti di guardia. Negli scontri cinque finestre sono andate in frantumi, due poliziotti sono rimasti feriti, con numerosi dimostranti arrestati. “Le dimissioni del governo non miglioreranno la situazione sociale dei bulgari nei prossimi mesi di crisi economica”, continua a ripetere anche oggi Borissov, che oggi dovrà affrontare una nuova mozione di sfiducia presentata dal leader del partito socialista bulgaro (Bsp), all’opposizione, Kornelia Ninova.