Gli occhi spiritati di Schillaci per un rigore non dato. La serpentina di Baggio contro la Cecoslovacchia. Le feste in piazza dopo le vittorie azzurre. Notti magiche prima della serata tragica. Napoli divisa. Maradona e Caniggia e Goycochea. Poi l’uscita sbagliata di Zenga e la delusione, forse la più grande di sempre, per l’eliminazione in semifinale. Sono le immagini di copertina di un ipotetico libro dal retrogusto amaro. Titolo possibile: ‘Mondiali Italia ’90, storia di un’occasione persa’. Perché l’eredità del torneo non si misura con il misero terzo posto della nazionale di Vicini. Il flop fu soprattutto organizzativo: tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. (p.g.c.)
Da sempre Europei e Mondiali sono appuntamenti dove hanno origine trionfi e imprese memorabili. Ma non solo. Sono anche vetrine prestigiose, in cui giocatori talentuosi possono diventare definitivamente fuoriclasse, come Zinedine Zidane a Francia 1998, e dove i giocatori meno conosciuti – per non dire sconosciuti – posso balzare agli onori della cronaca dando una svolta alla propria carriera. Italia 90 non ha fatto eccezioni. La rassegna italiana è infatti il trampolino di lancio per molti giocatori che poi saranno grandi protagonisti della Serie A degli anni Novanta. Nell’arco di quella estate sono molti gli acquisti che arricchiscono un torneo che può già vantare gente come Maradona, Gullit, Van Basten, Maldini, Baresi, Matthaus e Brehme. Tra i vari colpi messi a segno dalle squadre italiane, il migliore non arriva da nessuna delle tradizionali “grandi”, ma da Cagliari.
Alla corte di Claudio Ranieri arriva Enzo Francescoli. Per la sua eleganza e classe viene soprannominato El Principe. Con l’Uruguay ha raggiunto gli ottavi di finale, dopo essere diventato campione di Francia con il Marsiglia. In Argentina è diventato un idolo con la maglia del River Plate a suon di giocate e titoli. Una cosa non da poco, visto la storica rivalità – calcistica e non solo – che intercorre tra argentini e uruguaiani. Per farsi un nome non ha bisogno di Italia 90 ma è grazie a questa edizione se a Cellino riesce il colpo. In Sardegna un giocatore così non si vedeva dai tempi di Gigi Riva. Oltre a lui, approdano al Cagliari altri giocatori provenienti dall’Uruguay. Il mediano José Oscar Herrera e l’attaccante Daniel Fonseca.
Dietro a quello di Francescoli, il miglior acquisto arriva a Genova. Non dalla sponda blucerchiata – che dieci mesi più tardi festeggerà il suo primo scudetto – ma da quella rossoblu. È Thomas Skuhravy. In occasione del mondiale ha indosso la numero 10, ma per ruolo e caratteristiche è più un 9. Ha 25 anni e con lo Sparta Praga ha appena vinto il quarto campionato consecutivo. Con la sua Cecoslovacchia ha raggiunto i quarti di finale, venendo eliminato solo dalla Germania Ovest. È stata una delle grandi sorprese del Mondiale. In totale ha messo a segno 5 reti. Per acquistarlo il presidente del Genoa Spinelli non ha però atteso la fine del torneo. A convincerlo definitivamente è stata la partita di ottavi contro il Costarica. Al San Nicola di Bari Skuhravy mette a segno una tripletta. Per il patron rossoblu non serve vedere altro. Blitz nel ritiro cecoslovacco e affare concluso.
Rimarrà sotto la Lanterna per sei anni, segnando in media una rete ogni due partite e scrivendo pagine indelebili della storia recente dei genoani. Come la vittoria a Liverpool nei quarti di finale della Coppa Uefa 1992. Dopo Diego Milito, forse il miglior acquisto concluso dal Genoa negli ultimi trent’anni. Al Genoa – ma solo nel novembre successivo – arriva anche il difensore brasiliano Branco. Per lui si tratta di un ritorno in Italia. Ha giocato per due stagioni in prestito con il Brescia tra il 1986 e il 1988, senza lasciare un grande ricordo. Spinelli lo acquista dal Porto e Branco diventa uno degli idoli della Curva Nord per tre stagioni, fino al 1993. Pure lui sarà uno dei grandi protagonisti della doppia sfida europea contro il Liverpool, nella quale mette a segno una rete con una delle sue famose punizioni mancine della distanza. Una sorta di anticipatore di Roberto Carlos.
Dalla Selecao arrivano altri giocatori. C’è un altro difensore, che però al mondiale non ha mai visto il campo, ed è destinato ad essere per tredici anni una delle colonne portanti della Roma e del Brasile. Si chiama Aldair Nascimento do Santos, più semplicemente Aldair, soprannominato “Pluto”. Anche il centrocampista Mazinho non gioca una partita a Italia 90 ma questo non gli impedisce di giungere in Italia. Prima con la maglia del Lecce e poi con quella Fiorentina. Due avventure fallimentari – appena due reti – che lo costringono a tornare in Brasile nel 1992, al Palmeiras. Chi invece avrà un certo peso delle fortune del proprio club sarà Taffarel. Il Parma lo acquista per festeggiare la prima storica promozione in Serie A. Ma il portiere non viene scelto solo per essere uno dei più promettenti della sua generazione. Sullo sfondo c’è anche un altro motivo. Il patron gialloblu Calisto Tanzi ha diversi interessi in Brasile e vede in Taffarel un perfetto uomo-immagine. Più che un colpo di mercato, Taffarel è un colpo di marketing. In Emilia arrivano anche il belga Grun e lo svedese Brolin.
Anche il ct brasiliano Sebastião Lazaroni viene chiamato in Italia. È la Fiorentina a concedergli una chance dopo un mondiale deludente. Sulla riva dell’Arno rimane due anni. Per i tifosi viola l’unico motivo per ricordarlo è l’essere stato l’allenatore che ha lanciato Gabriel Omar Batistuta. A Firenze arriva anche l’attaccante romeno Lacatus. A lui viene chiesto di colmare il vuoto lasciato dalla partenza di Roberto Baggio. Alle spalle ha una bacheca personale pesante: cinque titoli nazionali, una Coppa Campioni e una Supercoppa Europea. Al mondiale ha segnato due reti. Nell’unico campionato giocato con la Fiorentina ne mette a referto solo una in più. Dalla Germania Ovest campione del mondo arriva invece Karl-Heinz Riedle alla Lazio, mentre a Torino, sponda bianconera, va Thomas Hässler. Quest’ultimo acquisto è stato ufficializzato dalla Juventus prima del mondiale, così come il centrocampista spagnolo Martin Vazquez, punto di riferimento del Real Madrid, che approda dall’altra parte del Po. Quella granata.
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