Mafie

‘Ndrangheta in Veneto, 33 arresti e oltre 100 indagati: sequestrati beni per oltre 3 milioni di euro. Cosca radicata nel veronese dal 1981

È il risultato di un'operazione condotta dal Tribunale di Venezia ed eseguita all'alba dal Ros al termine di un'indagine iniziata sette anni fa a partire dal traffico di droga. Accertata la presenza in Regione di strutture 'ndranghetiste complete, con tanto di suddivisione interna di compiti, riti di giuramento e affiliazione

VENEZIA – Un altro colpo contro la presenza criminale della ‘Ndrangheta in Veneto. Un mese e mezzo fa, con 26 arresti, era stata colpita nel Veronese una cosca autonoma ma riconducibile al gruppo degli Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. Stavolta, con altri 33 arresti eseguiti dai carabinieri, si punta sulle famiglie che controllano la piana di Gioia Tauro e sulle loro ramificazioni al Nord. Ma il copione sembra molto simile, con il traffico di droga come filone principale e tantissimi altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Il blitz è stato eseguito dai carabinieri del Ros e dell’Arma territoriale in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Calabria, su esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Venezia, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia. Le accuse vanno dall’associazione di stampo mafioso al traffico di stupefacenti, dall’estorsione alla rapina, dall’usura alla ricettazione. Ma ci sono anche il riciclaggio di denaro, la turbata libertà degli incanti, furto aggravato, favoreggiamento e violazione delle leggi sulle armi. Quanto sia vasta l’inchiesta lo dimostrano la notifica di un centinaio di avvisi di garanzia, numerose perquisizioni, nonché il sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.

Le indagini hanno preso il via nel 2013, per cercare un riscontro alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia riguardanti un traffico di stupefacenti diretto verso il Veneto. Il quadro si era poi ampliato per accertare la presenza di strutture della ‘Ndrangheta diffuse al di fuori del territorio originario. È spuntata una cosca radicata a Sommacampagna, in provincia di Verona, almeno dal 1981. È riconducibile alle famiglie Gerace-Albanese-Napoli-Versace, tutte originarie della piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria). Le ramificazioni al Nord riguardano anche le località di Villafranca Veronese, Valeggio sul Mincio, Lazise e Isola della Scala. È stata ricostruita una completa struttura ‘ndranghetista, con suddivisione interna di compiti e riti di giuramento e affiliazione. In particolare è emerso un collegamento con il “Crimine di Polsi”, ovvero la struttura di governo della criminalità calabrese che è suddivisa in tre mandamenti. “Questo conferma il carattere unitario della ‘ndrangheta – spiegano i carabinieri del Ros – Le indagini hanno anche evidenziato concreti e puntuali elementi di pervicace capacità di intimidazione e conseguente assoggettamento delle vittime, realizzato attraverso la commissione, nel tempo, di un sistematico e rilevante numero di reati (in particolare estorsioni ed usura)”.

Lo schema è simile ad altre situazioni scoperte in Veneto, a Padova e nel veneziano: infiltrazione e controllo del territorio, attrazione per le attività economiche e minacce agli imprenditori, con il corollario di un vorticoso giro di false fatturazioni per operazioni inesistenti. Legati a questo capitolo ci sono diversi episodi di riciclaggio, commessi attraverso società di cui i titolari si servivano, avvalendosi anche della “mafiosità” dei loro interlocutori, per guadagnarci. La ‘Ndrangheta ha dimostrato la capacità di controllare aziende e attività economiche. Lo dimostra anche l’Operazione “Taurus”, che ha svelato gli interessi soprattutto nelle costruzioni edili e movimento terra, nell’impiantistica civile e industriale, nei servizi di pulizia e nell’affissione della cartellonistica pubblicitaria, nel commercio di autovetture e materiali ferrosi, nonché nei trasporti su gomma. E qui sono emersi collegamenti con la cosca “Grade Aracri” di Cutro (Crotone). Per finire, la droga, che era il punto d’avvio dell’inchiesta: scoperto un doppio canale di approvvigionamento di cocaina e marijuana, uno in Calabria, il secondo riconducibile e gruppi criminali albanesi e sloveni.

Il procuratore della Repubblica Bruno Cherchi, durante la conferenza stampa che si è tenuta a Venezia, ha messo in guardia anche contro il riciclaggio nel settore turistico. “Il Veneto è terra di turismo e abbiamo verificato riciclaggio a Eraclea in provincia di Venezia in un’altra inchiesta, mentre a Verona c’è il Lago di Garda. Mi riferisco non solo agli alberghi, ma anche a ristoranti e attività di distribuzione”.