Dopo la serie di incontri avuti con Merkel, Rutte, Sanchez e Costa, il premier è atteso alle ore 9 alla Camera (alle 15 al Senato) per riferire a che punto è la trattativa. Il premier punta a offrire alla sua maggioranza un'intesa favorevole il prima possibile, anche per disinnescare gli attriti sul fondo salva-Stati: +Europa spinge per votare la risoluzione Bonino che impegna il governo a usarlo
È “l’appuntamento con la storia”: così il premier Giuseppe Conte ha definito il Consiglio europeo di questo fine settimana: il 17 e il 18 luglio i capi di Stato e di governo dovranno cercare una prima intesa sul Recovery Fund. Dopo la serie di incontri avuti con Merkel, Rutte, Sanchez e Costa, Conte si presenta oggi in Parlamento per riferire qual è la posizione dell’Italia e a che punto è la trattativa sugli aiuti dell’Ue per la ripresa post-covid e sul prossimo bilancio pluriennale europeo. Il premier è atteso alle ore 9 alla Camera, poi alle 15 ci sarà la sua comunicazione al Senato. L’asse del Sud spinge per trovare un accordo “entro luglio“. Ma i diversi bilaterali non sono riusciti ad accorciare le distanze che separano la posizione dell’Olanda e dei suoi alleati ‘frugali‘ (Austria,Svezia e Danimarca) dai sostenitori dei 500 miliardi di sussidi. L’auspicio di Conte è riuscire a offrire alla sua maggioranza un’intesa favorevole per la fine del mese, anche per provare a disinnescare gli attriti interni, non ultimo quello sul Mes. +Europa ha lanciato un appello ai presidenti di Camera e Senato affinché si voti già oggi la risoluzione Bonino che impegna il governo a utilizzare la linea di credito pandemica aperta all’interno del fondo salva-Stati. Una trappola per palesare in Aula le posizioni differenti di M5s e Pd e stanare il governo che finora sulla questione ha preso tempo, aspettando proprio di avere in mano la carta Recovery Fund.
Su cui la posizione italiana è chiara: difendere la proposta avanzata dalla Commissione, che prevede 500 milioni di aiuti a fondo perduto e 250 milioni di prestiti, dai tentativi di ridimensionamento che arrivano dai Paesi rigoristi del Nord. Ma anche premere per trovare un’intesa il prima possibile. Il premier olandese Mark Rutte è stato ancora una volta categorico: i sussidi a fondo perduto potrebbero essere dati solo a fronte di “condizioni molto rigide“. E parlando in Parlamento all’Aja, ha precisato che gli aiuti, a suo modo di vedere, potranno arrivare solo a fronte di “riforme serie“. Conte però su questo punto è stato chiaro: “Introdurre condizionalità impraticabili sarebbe una follia”, ha detto durante il bilaterale con Angela Merkel. Rutte e soci devono aver capito che, in un modo o nell’altro, si arriverà a stanziare degli aiuti a fondo perduto e quindi ora puntano i piedi soprattutto sulle condizioni a cui concedere queste risorse. Per questo, nel corso della riunione svoltasi ieri (martedì( tra gli ambasciatori dei 27, l’Olanda ha chiesto che i piani che saranno presentati dei singoli Paesi debbano essere approvati dal Consiglio non a maggioranza qualificata, bensì all’unanimità. Riservandosi così di fatto il diritto di veto. Una proposta che il Financial Times ha definito “antidemocratica“.
Il confronto diretto tra i leader servirà a risolvere anche gli altri nodi: l’Italia pretende che la quota di sussidi resti intorno ai 500 miliardi, mentre i rigoristi spingono per aumentare il volume dei prestiti e diminuire quello dei soldi a fondo perduto. C’è chi, come Lussemburgo e Irlanda, non è convinto dei criteri proposti per la ripartizione dei fondi. Attualmente infatti le maggior parte delle risorse andrebbero ai Paesi maggiormente colpiti dal Covid, tra cui c’è anche l’Italia. Mentre Polonia e Ungheria non vogliono che ci sia alcun legame l’erogazione dei fondi Ue al rispetto dello Stato di diritto: una condizione che di fatto rischia di escludere i due Paesi dagli aiuti.
La discussione non sarà solo sul Recovery Fund: sul tavolo c’è anche il bilancio Ue 2021-2027. Da affrontare in una “logica di pacchetto“, ha più volte ribadito Conte: l’Italia infatti vuole giocare la carta dei ‘rebates‘. Tecnicamente sono dei meccanismi di correzione di contribuzione al bilancio: in pratica, sono gli sconti sui contributi al bilancio europeo di cui godono i Paesi frugali e la Germania. Olanda, Austria e alleati non vogliono rinunciare a questo beneficio: l’Italia potrebbe non interferire solo se arrivasse a ottenere un accordo soddisfacente sul Recovery.
Intanto oggi a Roma la battaglia in Parlamento sarà per disinnescare la mina del voto sul Mes. Le comunicazioni del premier Conte in vista del Consiglio europeo non hanno come oggetto il fondo salva-Stati, ma il Recovery e il nuovo bilancio Ue. E’ l’obiezione che circola nella maggioranza e quella a cui Pd e Cinquestelle sperano si appelli la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati. È lei infatti a dover decidere se ammettere la risoluzione. Il nodo è tecnico e politico. Per prassi, se viene approvata una risoluzione, come quella di maggioranza che viene sottoposta a votazione dopo le comunicazioni del presidente, le altre decadono automaticamente se riguardano lo stesso argomento. Ma, per far decadere la mozione Bonino, la risoluzione della maggioranza dovrebbe per forza menzionare anche il Mes, cosa che Pd e M5S non hanno alcun interesse a fare. Il rischio è che ognuno voti per sé, visto che né i giallorossi né il centrodestra sono uniti al loro interno.