L'uomo fermato si chiama Luca Sostegni ed è accusato di peculato e di estorsione perché avrebbe chiesto soldi ad altri indagati in cambio del suo silenzio su questa vicenda. Del fermo ha dato conto il procuratore Francesco Greco. Al centro dell'inchiesta la compravendita di un immobile era stato venduto alla società della Regione - all'epoca presieduta da Di Rubba, uno dei commercialisti del Carroccio - per 800mila euro, mentre secondo gli inquirenti valeva la metà. Salvini: "Gente mai vista, né conosciuta"
C’è un uomo fermato nelle indagini sui fondi della Lega. Si chiama Luca Sostegni ed è stato bloccato dagli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano mentre stava scappando in Brasile. Sostegni ha avuto un ruolo in in una compravendita immobiliare tra società riferibili ai commercialisti del Carroccio e la Lombardia Film Commission, società pubblica all’epoca presieduta proprio da uno dei commercialisti della Lega. Solo che per gli investigatori il prezzo dell’immobile era “gonfiato“. Ovvero il doppio del suo valore reale.
La vicenda riguarda un capannone industriale a Cormano, in provincia di Milano. Sostegni, liquidatore di una società che ne era proprietaria, è accusato di peculato su fondi della Regione Lombardia ed estorsione nell’inchiesta che vede indagati anche tre commercialisti e nella quale si stanno facendo verifiche sui 49 milioni di fondi pubblici oggetto di una truffa ai danni dello Stato. I tre commercialisti indagati sono Alberto Di Rubba, ex presidente del cda della Lombardia Film Commission, Andrea Manzoni e Michele Scillieri. I primi due sono revisori contabili del Carroccio alla Camera e al Senato. Scillieri, commercialista con lo studio a Milano dove a fine 2107 è stato registrato e domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier” avrebbe architettato l’operazione. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco: un mese fa l’ufficio inquirente meneghino ha ottenuto una rogatoria in Svizzera.
“Fermato perché stava scappando in Brasile” – Del fermo ha dato conto il procuratore Francesco Greco con una nota nella quale spiega che i reati contestati a Sostegni sono “legati alla vendita di un capannone industriale ubicato nel comune di Cormano, intervenuta tra l’Immobiliare Andromeda e la fondazione Lombardia Film Commission”. L’indagato è stato fermato perché “era in fuga verso il Brasile”. La Lombardia Film Commission, come si legge sul sito della società , è una “fondazione no profit i cui soci sono la Regione Lombardia e il Comune di Milano” ed ha lo scopo di promuovere sul territorio la produzione di film, fiction e altro per diffondere l’immagine della Regione.
La vicenda della compravendita – Sostegni era liquidatore della società Paloschi srl, che avrebbe venduto l’immobile ad Andromeda che a sua volta l’ha rivenduto alla Lombardia Film Commission. Il prezzo di vendita, però, secondo le indagini, sarebbe stato gonfiato fino ad 800mila euro, mentre il valore era di 400mila euro: la metà. Per l’acquisto del capannone da parte di Lombardia film commission, ovviamente, erano stati usati fondi pubblici. Da qui l’accusa di peculato. A Sostegni viene contestata anche l’estorsione perché avrebbe chiesto soldi ad altre persone in cambio del suo silenzio su questa vicenda. Del caso dell’operazione immobiliare, avvenuta quando alla guida della Regione c’era Roberto Maroni, aveva parlato in alcuni articoli il settimanale l’Espresso. Il settimanale faceva riferimento a soldi che alla fine venivano “incassati da società molto vicine” al tesoriere della Lega Giulio Centemero e ai commercialisti bergamaschi Alberto Di Rubba, ex presidente del Cda della Lombardia Film Commission, e Andrea Manzoni, già coinvolti nelle indagini sui fondi della Lega.
Le indagini – Negli ultimi mesi, infatti, i finanzieri hanno riaperto la caccia ai soldi del Carroccio, scattata dopo la sentenza di Genova sui famosi 49 milioni frutto di una truffa ai danni dello Stato. Sempre dagli articoli dell’Espresso è emerso come altri 3 milioni di euro fossero “usciti dalle casse dei due partiti” – cioè la Lega Nord e la Lega per Salvini premier – e fossero “spesso finiti, dopo lunghi e complicati giri, ad aziende private e sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini”. Altri denari, dunque, su cui si sono poggiati gli occhi degli investigatori. Sul caso hanno indagato negli ultimi due anni quattro procure. Oltre a quella di Milano, indaga anche la procura di Bergamo e quella di Genova, che ha puntato i suoi riflettori sul riciclaggio dei famosi 49 milioni. La procura di Roma, invece, si è occupata dei 250mila euro versati dal costruttore Luca Parnasi all’associazione Più Voci, del tesoriere Centemero che per questa vicenda ha visto chiedere il suo rinvio a giudizio. Su Centemero pente un’altra richiesta di processo da parte dei pm di Milano per circa 40mila arrivati da parte di Esselunga.
Salvini: “Gente mai vista né conosciuta” – Il segretario del Carroccio però dice non conoscere i personaggi coinvolti in questa vicenda che appare essere solo all’inizio. “La pazienza delle persone perbene ha un limite, da oggi querelo chiunque accosti il mio nome a gente mai vista né conosciuta. Coi diffamatori di professione ci vedremo in Tribunale, sperando di non trovare un Palamara qualunque” scrive Matteo Salvini, su Facebook. Intanto la Procura di Milano sta indagando per accertare se siano state compiute anche altre operazioni con lo stesso ‘schema’ di quello utilizzato nella compravendita ‘gonfiata’ dell’immobile di Cormano.
Ieri sera Luca Sostegni, liquidatore di una delle società coinvolte nell’operazione, è stato fermato dalla Finanza ad Affori, nel Milanese. Come emerso dalle indagini del pm Stefano Civardi e dell’aggiunto Eugenio Fusco, aveva già un biglietto per partire sabato dalla Germania verso il Brasile. Domani sarebbe dovuto partire da Milano con un bus per raggiungere la Germania. Aveva già staccato i suoi telefoni per rendersi irreperibile e, sempre secondo l’inchiesta, aveva già prelevato dei soldi per trasferirsi in Brasile. La Procura inoltrerà nelle prossime ore all’ufficio giudice per le indagini preliminari richiesta di convalida del fermo e di misura cautelare.
Manzoni e Di Rubba: “Soldi Fondazione? Nulla a che vedere con la Lega”- – “Apprendiamo da notizie di stampa che sarebbe stata aperta un’indagine legata alla questione riguardante l’acquisto dell’immobile di Cormano da parte di Lombardia Film Commission. Pur rimanendo fiduciosi nell’operato della magistratura, ci vediamo costretti a puntualizzare alcuni aspetti totalmente stravolti dagli articoli di stampa apparsi sul tema” fanno sapere Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba. “I fondi della fondazione – sottolineano i due professionisti – non hanno nulla a che vedere con la Lega e le notizie che creano collegamenti tra le due realtà sono evidentemente capziose e fuorvianti“. “L’ennesima riprova del maldestro tentativo di tirare in mezzo la Lega a tutti i costi è evidente se solo si considera il presunto coinvolgimento di Andrea Manzoni, che non ha nulla a che fare con Lombardia Film Commission”. “Anche il riferimento al fatto che il commercialista Michele Scillieri sia un uomo di fiducia legato alla Lega è totalmente infondato – aggiunge Di Ruba – . Si tratta di uno dei tanti professionisti che nel tempo hanno collaborato a vario titolo e non per questo possono essere considerati vicini al partito, così che come ogni loro atto o eventuale misfatto debba per forza essere riconducile allo stesso”. Sul tema di fondo che riguarda nello specifico il valore dell’immobile sfido chiunque a fare una perizia al fine di dimostrare quanto l’equivalente reale in termini monetari, sia di gran lunga più elevato di quello citato. Dire che lo stabile è stato acquistato a 400mila euro e venduto subito dopo a 800mila euro è veramente una bufala“, sottolinea l’ex presidente della Fondazione. “L’immobile era in pessime condizioni ed era totalmente da ristrutturare, da qui la differenza di prezzo. Alla Lombardia Film Commission è stata poi consegnata la struttura totalmente rifinita come definita nel progetto. Sono sicuro di aver fatto il mio dovere nell’esclusivo interesse della fondazione, così come ho avuto più volte modo di ribadire. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Sempre che si voglia vedere e descrivere con onestà e correttezza la situazione”, conclude Di Rubba.