Si tratta delle prime immagini scattate a una distanza record di "soli" 77 milioni di chilometri. La sonda Solar Orbiter si avvicinerà sempre di più per conoscere nel profondo la corona solare
Ci sono dei piccoli falò sulla superficie del Sole. È così che l’Esa (Agenzia spaziale europea) definisce dei bagliori solari onnipresenti sulla superficie della stella, fotografati per la prima volta dalla missione di osservazione Solar Orbiter. Si tratta di sbuffi di plasma che si estendono a grandissima distanza dalla superficie del Sole e che non erano mai stati notati prima.
Le suggestive immagini sono state fotografate dalla sonda Solar Orbiter dell’Esa, come risultato del progetto realizzato grazie alla collaborazione della Nasa, che ha fornito anche la base di lancio di Cape Canaveral per l’inizio della missione nel febbraio 2020. La sonda ha ottenuto queste immagini grazie al completamento dei test su uno strumento di osservazione solare d’origine e sviluppo italiano, il Metis, che ha potuto fotografare il sole da una distanza mai raggiunta prima.
Per la prima volta nella storia, infatti, la Solar Orbiter ha raggiunto la distanza record dalla superficie del Sole di 77 milioni di chilometri, cioè la metà della distanza che esiste tra la stella e la Terra. Nel 2021 finirà la sua fase di crociera e di avvicinamento alla nostra stella. Da quel momento si darà il via alla fase scientifica che porterà la sonda a soli 42 milioni di chilometri dalla superficie solare, ovvero più vicina di Mercurio.
Dei dieci strumenti presenti a bordo del veicolo, è stato il Metis a scattare le prime foto a distanza ravvicinata del Sole. Il Metis, strumento finanziato e gestito dall’Agenzia spaziale italiana, è un cronografo ottimizzato per l’osservazione della corona solare, lo strato più esterno dell’atmosfera del Sole. Il suo lavoro consiste nell’occultare il disco solare, creando un’eclissi artificiale che permette di rilevare e studiare le regioni coronali dove si accelera il vento solare con osservazioni simultanee sia in luce visibile che ultravioletta.
“Le osservazioni ottenute da Metis permetteranno di studiare le strutture e la dinamica del vento e dei fenomeni transienti come le eruzioni di massa coronale” ha spiegato Marco Romoli, dell’Università di Firenze e Principal Investigator di Metis. Lo strumento è stato ideato e realizzato da un team scientifico composto dall’Inaf, dalle Università di Firenze e di Padova e dal Cnr-Ifn (Istituto di Fotonica e Nanotecnologie), con la collaborazione del consorzio industriale italiano (formato da Ohb Italia e Thales Alenia Space), dell’istituto Mps di Gottinga (Germania) e dell’Accademia delle Scienze di Praga. “Il successo del contributo italiano alla missione Solar Orbiter dimostra l’eccellenza della comunità scientifica italiana, riconosciuta internazionalmente nel campo della fisica solare” ha commentato Silvano Fineschi, dell’Inaf di Torino e responsabile scientifico Inaf per Solar Orbiter. “Metis, unico nel suo genere, utilizzerà un singolo telescopio, per produrre simultaneamente immagini in banda Uv e in banda visibile, e, pertanto, la sua realizzazione ha rappresentato una sfida tecnologica e innovativa per il nostro Paese. Metis permetterà di continuare la tradizione della coronografia spaziale italiana, iniziata più di vent’anni fa con il successo dello strumento Uvcs a bordo della missione Soho”, dice Barbara Negri, responsabile dei programmi scientifici dell’Asi.