Dopo tre mesi esatti dall’inizio del lockdown, il 23 giugno il primo ministro britannico Boris Johnson ha annunciato per il 4 luglio la riapertura. Quest’ultima coinvolge luoghi pubblici di ristoro come pub, caffè e ristoranti, luoghi di culto, alcuni esercizi commerciali per la cura della persona, hotel, ostelli e campeggi e infine luoghi di intrattenimento e attrazioni turistiche. Per quanto riguarda lo sport, le strutture come piscine e palestre stanno riaprendo progressivamente nel corso del mese di luglio.

Ogni esercizio commerciale che sta tornando in attività deve seguire delle precise misure di sicurezza come il mantenimento della distanza di un metro, l’obbligo di mascherina e la fornitura di gel igienizzanti. Lo scorso 3 luglio è stato inoltre annunciato che dal 10 dello stesso mese non è più obbligatorio l’autoisolamento di 14 giorni per persone provenienti da paesi considerati oramai a basso rischio di contagio, compresa l’Italia.

Sin dall’inizio del lockdown, il governo ha predisposto dei piani di investimento per arginare i danni economici provocati dalla chiusura. Il ministro del tesoro Rishi Sunak ha annunciato a fine marzo un piano di 350 miliardi di sterline per far fronte alla crisi sanitaria.

Con il supporto del ministro del turismo e dello sport Nigel Huddleston, è stato inoltre deciso che coloro che non hanno potuto lavorare durante i mesi del lockdown avrebbero beneficato di un pagamento mensile di importo pari all’80% del proprio salario originario fino a un tetto massimo di 2.500 sterline mensili. Infine, è stato varato un piano per la concessione di prestiti agevolati a favore di piccole e medie imprese in difficoltà a causa della pandemia.

Nonostante gli aiuti, le difficoltà per il riavvio delle attività commerciali non mancano. Per questa ragione il governo sta prevedendo per luglio e agosto una serie di ulteriori iniziative per agevolare la riapertura e le assunzioni. Tra le misure adottate più rilevanti figurano sicuramente l’abbassamento dell’Iva al 5% per i servizi in supporto del settore alberghiero e del turismo e il riconoscimento di un bonus di mille sterline per ogni datore di lavoro che riassuma ex dipendenti licenziati a causa del lockdown fino a gennaio 2021.

È proprio il settore del turismo e intrattenimento ad essere stato più colpito dalla chiusura. Quest’ultimo riguarda in particolare la capitale; tra le città più visitate al mondo e tra le più colpite dalla pandemia con 8mila morti accertati all’inizio del mese di luglio. Il Financial Times riportava che a Londra già il 19 aprile erano fallite 6431 aziende in più rispetto all’anno precedente.

L’Organizzazione della cooperazione economica e dello sviluppo ha stimato che il tasso di disoccupazione in Gran Bretagna arriverà da 3,9% attuale all’11,7% (il più alto dal 1984). Con una seconda ondata di contagi lo stesso ente ipotizza che la percentuale possa arrivare alla fine dell’anno circa al 15%.

Per queste ragioni, secondo il sindaco di Londra Sadiq Khan è necessario riprendere le attività economico-produttive della città, rispettando le distanze di sicurezza e facendo uso di mascherina e gel igienizzanti. Per il sindaco laburista l’obiettivo principale è dunque evitare una seconda ondata di contagi fuori controllo che costringano a un nuovo lockdown e quindi, una nuova battuta d’arresto per la capitale. Anche la Camera di commercio e industria di Londra (la più grande organizzazione di business network a Londra) si sta attrezzando per supportare le attività locali.

Con la campagna #BecauseImALondoner, la rete sta incoraggiando i residenti della capitale a scoprire e visitare attrazioni, mostre e musei della città per supportare l’economia che ruota intorno al settore terziario. Inoltre, la rete sta organizzando una serie di incontri online per supportare gli imprenditori locali, offrendo utili connessioni e consigli su come ripartire.

In questo contesto di incertezze si inserisce in realtà una nuova opportunità per il settore turistico londinese. Paradossalmente, la crisi sanitaria potrebbe offrire l’opportunità di vivere il turismo nella capitale britannica in maniera differente: gli stessi residenti possono diventare “turisti” nella propria città, sostenendo le imprese locali in difficoltà.

Così facendo, si potrebbe costruire una narrativa differente della storia multietnica e millenaria della città di Londra e dare spazio a nuove iniziative culturali e artistiche, senza ridurre il turismo solamente a un mero consumo quasi inconsapevole, come spesso accade in queste grandi città.

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