di Maurizio Donini
Alla maggioranza degli italiani è sfuggito, o lo si è ritenuto semplicemente eccessivo, l’allarme lanciato dalla ministra Luciana Lamorgese riguardo un autunno caldo dal punto di vista sociale con il verificarsi di probabili disordini. La Lamorgese è una dei migliori ministri dell’Interno che abbiamo avuto, ben diversa dagli improbabili campi libici di Marco Minniti, per non parlare della folle gestione di Matteo Salvini. Cosa può avere spinto una persona equilibrata a professionale come lei a fare un annuncio del genere?
In realtà la titolare del dicastero ha gli stessi dati che sono disponibili pubblicamente, in mano non solo a chi governa, ma a chiunque voglia approfondire la materia, e tutti (Fmi, Ocse, McKinsey, Nomisma, Prometeia) sono concordi, al di là di qualche decimale di differenza, nel delineare una realtà ben diversa da quella che appare. Ancora ci si può chiedere dove possa essere l’emergenza stante un clima decisamente più rilassato, con le persone che comunque stanno andando in ferie e un’economia che si “dice” sia in ripartenza dopo il lockdown. Ma ci sono punti critici e snodi che verranno ben presto in mezzo a noi e che la Lamorgese ha evidenziato con pungente intelligenza.
La crisi economica seguente il Covid-19 ricalca analoghi casi riportati ufficialmente come pandemia dall’Oms, ovvero la spagnola e l’asiatica, ma anche la crisi 2008 (Lehman Brothers). In tutti i casi e visti i dati disponibili, la dinamica del pil, partendo da un indice base 100, misura una moderata caduta nel primo trimestre 2020 (-2,5% Usa, -4,5% Eu), con un crollo verticale nel secondo trimestre (-14,2% Usa, -15,1% Eu). Diverso l’andamento del pil cinese che è caratterizzato da una tempistica anticipata rispetto l’esplosione del contagio, -10% nel primo trimestre e -1,9% nel secondo.
La caduta del pil del primo trimestre è la peggiore mai vista, e l’Italia ha contato il massimo negativo, assieme alla Francia, con un -5,3% e la produzione industriale che ha sommato il -42% in aprile, con gli indicatori in miglioramento a maggio e giugno. Le risposte economiche sono state ampie e tempestive, ma si possono prevedere manovre correttive sia per il 2020 che per il 2021. Si tratta di una crisi caratterizzata da profonde asimmetrie, sia per zona che per settori e classi lavorative, colpendo in particolare il lavoro autonomo per una percentuale doppia (17%) rispetto quello dipendente (8%).
Ora dovrebbe essere chiaro il motivo di preoccupazione per la Lamorgese, il peggio deve ancora venire con un secondo trimestre che avrà un crollo economico doppio di quello passato e i risparmi degli italiani che sono valutati con un indice di sopravvivenza a 3 mesi. Il risultato è l’aumento forte della disoccupazione, che risulta particolarmente elevato in Italia prevedendo 2 milioni di disoccupati in più a fine 2020 con un tasso percentuale di oltre il 12%.
E’ vero che la risposta dei governi, grazie a una consistente opera europea, è stata robusta ed efficace, attraverso una serie di policy volte al sostegno dei lavoratori (sussidi e Cig), delle imprese (moratoria sui debiti, garanzie al credito, aiuti a fondo perduto, interventi Qe). Se in Europa fossero adottati i provvedimenti in discussione come il Next Generation Eu si avrebbe una massa di aiuti superiore a quella messa in campo, con il risultato di garantire una ripresa più robusta rispetto gli Usa e indebolendo il dollaro.
Ma resta al momento certa la bomba sociale prevista dagli Interni per il prossimo autunno, e forse la richiesta di prorogare lo stato di emergenza da parte del governo si basa più su questi motivi, per fronteggiare i due milioni di disoccupati disperati in arrivo, che per gestire le poche decine di contagi attuali.