Disastro ambientale e omissioni di atti d’ufficio. Oltre a un’emergenza sanitaria e idrica che travalica i limiti della vivibilità. E ora lo sgombero dell’area è più vicino. Su richiesta del pm Antonio Clemente è stato eseguito nella mattinata di giovedì il sequestro preventivo del campo rom di Castel Romano, nell’estrema periferia sud della Capitale. Per ora non ci sono iscritti nel registro degli indagati. La sindaca Virginia Raggi è stata nominata custode giudiziale. Il “villaggio della solidarietà”, di proprietà del Comune di Roma, ospita circa 500 persone ed è uno dei più grandi d’Europa. Per il gip Francesca Ciranna, pubblici ufficiali, rimasti ignoti, hanno “omesso l’adozione di provvedimenti realmente utili ed efficaci per il campo”. La struttura è nota alle cronache soprattutto perché all’inizio del decennio scorsa era gestita dalla Eriches 29 di Salvatore Buzzi e uno dei mediatori culturali era Luciano Casamonica, coinvolto anni dopo in una delle tante inchieste che hanno riguardato il clan sinti capitolino. Proprio in quel periodo, fra il 2012 e il 2013, vennero assegnati lavori di riqualificazione milionari a una società vicina all’altro principale imputato del processo Mondo di mezzo, Massimo Carminati.
Oggi il campo è totalmente fuori controllo, come emerge anche dal provvedimento eseguito in mattinata. I magistrati sono intervenuti alla luce delle reiterate condotte illecite di una parte degli abitanti del campo che hanno finito per creare una situazione di pregiudizio ambientale all’interno della Riserva Naturale di Decima-Malafede, perimetro di cui di fatto fa parte anche l’area del villaggio. Nelle numerose informative consegnate dai gruppi Spe e Rocs della Polizia Locale di Roma Capitale – che hanno eseguito il sequestro – viene documentato lo sversamento di rifiuti all’interno del parco e l’assorbimento di oli esausti da parte delle falde acquifere. Oltre ai roghi tossici e alle carcasse di vetture bruciate ed elettrodomestici abbandonate nei corsi d’acqua della riserva, “con presenza di carogne di topi rilevate in più punti del campo, cavi volanti di natura non determinata, costruzioni pericolanti”.
Poi c’è l’emergenza sanitaria. Da quattro anni almeno, gli stessi abitanti denunciano periodiche epidemie di scabbia e tubercolosi che limitano anche l’esercizio dell’integrazione sociale e scolastica. Da quasi quattro anni anni il depuratore è mal funzionante e i liquami si riversano nel terreno creando cattivo odore e problemi d’igiene, “consentendo che buona parte della popolazione residente si approvvigionasse di acqua tramite taniche riempite per mezzo di piccoli condotti di acqua liberi al suolo”. Situazione andata avanti per anni mentre Comune di Roma e Regione Lazio si sono rimpallati le responsabilità burocratiche su permessi e autorizzazioni. In generale “le condizioni generali del campo e delle aree circostanti” sono divenute “assai precarie, con pericolo per la salute e l’incolumità degli occupanti, essendo le aree completamente invase di rifiuti (anche pericolosi) di qualsiasi natura e tipologia”.
Il provvedimento non fa che avvicinare lo sgombero del campo. Anche perché l’assegnazione della custodia giudiziale a Virginia Raggi spingerà la sindaca a fare di tutto affinché i reati non vengano reiterati. “Uno dopo l’altro supereremo i campi rom di Roma: continueremo ad aiutare chi ha realmente bisogno e useremo il pugno duro nei confronti di chi non ha diritto ad alcuna assistenza e vive sulle spalle degli altri”, ha dichiarato la prima cittadina. “Ancora una volta viene alla luce il lavoro che quotidianamente viene svolto dalle donne e dagli uomini della Polizia Locale, in contesti investigativi e operativi sempre più legati a fenomeni emergenziali e di sicurezza della salute pubblica”, il plauso ai colleghi da parte di Marco Milani, coordinatore romano del sindacato dei caschi bianchi Ugl.