Da quattro mesi sono in cassa integrazione, nonostante la ripartenza del settore alberghiero. Uniche eccezioni: Palazzo Ducale (aperto per tre giorni e mezzo alla settimana) e i musei del Vetro e del Merletto (solo il week end). I sindacati: “Non si intravedono piani concreti per il rilancio del settore"
“Venezia riparte dalla cultura. Aprite i musei”. Con questo striscione esibito prima a Ponte della Paglia e poi davanti a Palazzo Ducale, hanno protestato i dipendenti della Fondazione Musei Civici e delle cooperative impiegate nelle diverse attività collegate alle esposizioni. Da quattro mesi sono in cassa integrazione e la maggior parte dei 12 musei comunali continua a restare chiusa nonostante la ripresa delle attività commerciali e alberghiere e l’apertura delle Gallerie dell’Accademia (che sono statali) avvenuta quasi due mesi fa.
Uniche eccezioni: Palazzo Ducale (aperto per tre giorni e mezzo alla settimana), i musei del Vetro e del Merletto (solo il week end). La manifestazione è stata organizzata da Funzione Pubblica e Filcams della Cgil, Fisascat Cisl e Uil Fpl e Uiltrasporti. I dipendenti sono esasperati perché percepiscono solo la cassa integrazione e contestano all’amministrazione comunale un eccesso di attendismo, una sudditanza della proposta culturale a ragioni strettamente economiche. I vertici della Fondazione, prima del flash-mob, avevano ammesso di aspettare il ritorno dei turisti prima di aprire il Correr, Ca’ Rezzonico, Palazzo Mocenigo, il Museo di Storia Naturale, la Casa del Goldoni e la Torre dell’Orologio. Soltanto dopo la manifestazione hanno annunciato che Palazzo Ducale e il Correr saranno aperti tutti i giorni, ma dall’1 agosto. Da fine luglio tornano accessibili (solo per tre giorni), altri tre musei. Per visitare la Casa di Goldoni bisognerà aspettare il 4 settembre, mentre Ca’ Pesaro (Arte Moderna), danneggiata dall’acqua alta di novembre, sarà riaperta dall’11 settembre. Il ritorno alla normalità, quindi, è ancora lontano.
Alla protesta hanno aderito la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Elena La Rocca e la consigliera regionale pentastellata Erika Baldin. Quest’ultima ha denunciato: “Se il governo ha stanziato 50 milioni di euro per i musei, di cui circa 3 potrebbero finire a Venezia, perché il Comune non mette un euro? Avere 400 lavoratori in cassa integrazione da marzo perché i musei restano chiusi è una sconfitta”.
“Non si intravedono piani concreti per una riapertura e per un rilancio complessivo dell’offerta e delle attività culturali. – hanno dichiarato sindacati e lavoratori – Le strategie del Comune di Venezia e della Fondazione si basano tutte su una possibile ripresa del turismo come negli anni passati, che non solo non sappiamo se e quando avverrà, ma che non è certo un modello culturale sostenibile e auspicabile”. Le loro richieste: riapertura di tutti i musei, piano di rilancio dell’offerta culturale dei Musei Civici, rientro al lavoro di tutto il personale del sistema museale e un impegno per salvaguardare i lavoratori in appalto nei prossimi bandi di gara”. La Fondazione Musei Civici ha diffuso da un mese un video che pubblicizza l’apertura in sicurezza, indicando l’elenco di tutte le 12 sedi museali, anche se in realtà 9 di esse sono chiuse.