Nella guerra, con sempre meno colpi esclusi, tra Usa e Cina questa volta a tremare è “Tik Tok”. La piattaforma social cinese per la condivisione di brevi video lanciata nel 2017 e rapidamente affermatasi sino a raggiungere un miliardo di utenti nel mondo, soprattutto tra i più giovani, potrebbe infatti finire nella “lista nera” della Casa Bianca. L’obiettivo sarebbe quello di evitare che informazioni e dati su utenti statunitensi finiscano in mano cinese. L’amministrazione Trump starebbe addirittura valutando la possibilità di invocare una legge del 1977 che attribuisce al governo poteri economici eccezionali per fronteggiare “minacce insolite e straordinarie” per la sicurezza nazionale o economica degli Stati Uniti.

Esiste anche una linea più morbida. Un funzionario della Casa Bianca vicino al dossier avrebbe spiegato che il governo è consapevole della popolarità e della diffusione dell’applicazione tra il pubblico statunitense e starebbe quindi studiando anche soluzioni meno drastiche ma che consentano di evitare che la Cina possa accedere a dati personali. Nel frattempo TikTok starebbe già studiando le contromosse. L’escamotage sarebbe quello di separare la piattaforma dalla casa madre cinese ByteDance e cambiare passaporto. Tik Tok ha peraltro già oggi un amministratore delegato statunitense, Kevin Mayer, che proviene dal gruppo Disney.

Più che una sincera attenzione alla privacy, diversi osservatori leggono in questa mossa la volontà di infliggere un altro colpo alla Cina, sia come ritorsione per la gestione della pandemia, sia nell’ambito del più ampio scontro per la leadership globale tra le due principali economie al mondo. Un nuovo colpo dopo la messa al bando di Huawei dallo sviluppo di infrastrutture di comunicazione 5G accompagnata da pressioni sugli alleati che stanno facendo terra bruciata intorno al colosso asiatico.

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