Amnesty Italia lancia una nuova campagna chiamata #iolochiedo affinché l’Italia modifichi la legislazione in merito allo stupro e consideri reato penale qualsiasi atto sessuale senza consenso. L’obiettivo fondamentale della campagna è quello di aumentare la consapevolezza dei giovani rispetto allo stupro, comprendendo la molteplicità di stereotipi ad esso collegati, con lo specifico intento di chiarire il concetto del “consenso”. Promuovere, dunque, una cultura del consenso che equivalga a una sessualità fatta di condivisione e rispetto, una sessualità positiva, che promuova benessere e che non assecondi la discriminazione e la violenza.
La violenza sessuale è un fenomeno diffuso in tutto il mondo che assume varie forme, può essere perpetrata in strada o in casa, può essere fatta da un solo individuo o da un gruppo di persone, può essere commessa su una donna oppure su un uomo, su una bambina oppure un bambino ma rimane un elemento comune: la mancanza del consenso. Le vittime spesso vivono un secondo trauma che segue la violenza sessuale subita poiché sono schiacciate dal peso degli stereotipi, da idee sbagliate sulla violenza sessuale, dalle accuse di colpevolezza, dai dubbi sulla propria credibilità, da un sostegno non adeguato, anche nel momento della denuncia.
In Italia, in particolare, persiste il pregiudizio che addebita alla vittima la responsabilità della violenza sessuale subita. Non si concepisce come l’uomo possa essere vittima di violenza sessuale, in quanto si ritiene erroneamente che sia fisicamente impossibile stuprare un uomo. In realtà, molti studi sulla fisiologia sessuale dell’uomo suggeriscono che sia possibile avere un’erezione e/o un’eiaculazione anche in una situazione non consensuale, come può essere il sesso anale, oppure è stato dimostrato che è possibile che si verifichino un’erezione o un’eiaculazione in situazioni di stress estremo.
Comprendere questo aspetto è di enorme importanza per gli uomini vittime di abuso sessuale affinché possano accettarsi meglio e ricercare il sostegno psicologico e legale di cui hanno bisogno. Inoltre, secondo una recente indagine dell’Istat il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata (23,9%). Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile.
Un ulteriore dato di interesse sociale rispetto alla permanenza di violenti stereotipi legati allo stupro è la campagna “Denim day” nata fra gli utenti del nuovo social media Tik Tok, che vede giovani ragazzi, vittime di violenza sessuale, indossare i vestiti, spesso a brandelli, che portavano il giorno in cui sono stati violentati. Fanno vedere jeans, gonne, felpe, tute, sottolineando in maniera drammatica che un certo tipo di abbigliamento non espone alla violenza più di altri. La campagna nasce in segno di protesta e di solidarietà, nella speranza di aiutare quanti si trovano nella stessa situazione a denunciare.
Appare chiaro che il consenso sia tutto quando si tratta di sesso. È necessario rispettare sempre la volontà dei partner coinvolti nell’attività sessuale. Per fare sesso, bisogna sapere che la persona con cui si desidera farlo vuole la stessa cosa. Il consenso deve essere una scelta volontaria e libera, non la firma di un contratto, ma il riconoscimento della dignità umana. Amnesty Italia ci suggerisce la regola generale per il consenso: “In caso di dubbio sul consenso, chiedilo espressamente. Se sei ancora in dubbio, fermati”. Sembra qualcosa di banale, ma è una cultura di rispetto che deve partire dalla mente di ognuno. Ognuno di noi. Nessuno escluso.
Con la collaborazione della dott.ssa Francesca Vannucchi