I Blancos battono 2 a 1 il Villareal al Bernabeu e conquistano il titolo per la 34esima volta. A decidere la sfida una doppietta del centravanti francese: a undici anni dal suo arrivo nella Capitale, il numero 9 si è preso definitivamente le Merengues
Al primo match point disponibile. Il Real Madrid batte 2 a 1 il Villareal al Bernabeu e si laurea campione di Spagna per la 34esima volta. Ovviamente ai danni della rivale di sempre, il Barcellona di Lionel Messi, battuto al Camp Nou dall’Osasuna e sprofondato a -7 con una sola giornata ancora da giocare. È il primo titolo del post-Cristiano Ronaldo per i Blancos. Per Zinedine Zidane invece si tratta del secondo trionfo da allenatore dopo quello del 2016/2017. A decidere la sfida contro il Villareal (la decima vittoria consecutiva) è stata una doppietta di Karim Benzema. E non poteva essere altrimenti. Il franco-algerino è stato infatti l’autentico trascinatore di questa stagione e l’ispirato di una rimonta sorprendente. Quella appena conquistata è senza dubbio la “sua” Liga.
A undici anni dal suo arrivo a Madrid e dopo quattro Champions League vinte, due scudetti, quattro Mondiali per club e tre Supercoppe Europee, Benzema si è preso definitivamente il Real. Lui che non è mai stato accostato al ruolo di capo carismatico. Un po’ per il suo carattere schivo e un po’ per le vicende extracalcistiche a luci rosse (il “caso Valbuena”) che gli sono costate la nazionale francese. Il ritorno di Zidane, nel marzo del 2019, lo ha posto al centro di un nuovo progetto. Le Merengues ora girano tutte attorno a lui e al capitano Sergio Ramos, l’altro punto di riferimento dello spogliatoio. Con le due reti, una per tempo, contro il Sottomarino Giallo il conto dei gol in campionato è salito a 21, a meno due da Messi. In piena lotta per il titolo di Pichichi. Ma non ci sono soltanto i numeri a descrivere l’annata del franco-algerino. C’è anche tutto quello che non si può misurare, come personalità, leadership e maturità calcistica. Doti che Benzema ha saputo coltivare nell’arco degli anni e che ora – senza più l’ombra ingombrante di Cristiano Ronaldo – vengono fuori nitide e, sopratutto, con una continuità e una consapevolezza nuove rispetto al passato.
Una tecnica sopraffina al servizio della squadra. Per anni è stata la spalla perfetta per Ronaldo. Molti delle reti del portoghese nascono da sue intuizioni. Quest’anno per Benzema gli assist sono stati undici in campionato (quasi 140 da quando veste la maglia del Real Madrid). Tra questi il più bello è arrivato pochi giorni fa in casa dell’Espanyol. La squadra di Zidane è già in vantaggio per uno a zero. Benzema controlla un pallone in area spalle alla porta. Con la coda dell’occhio vede l’inserimento di Casemiro. Per servirlo l’attaccante ha un solo modo, colpire con il tacco facendo passare la palla sotto le gambe del difensore avversario. È quello che successo. Casemiro appoggia a porta vuota, il Real allunga sul Barcellona e condanna l’Espanyol alla Serie B dopo 26 anni.
L’etichetta del “sottovalutato” ormai non è più applicabile. A quasi 33 anni Benzema è riconosciuto da tutti come uno dei cinque attaccanti migliori al mondo. E ancora la stagione non è finita. C’è ancora una Champions League da giocare. E chissà che anche la Federazione francese un giorno non possa rivedere le proprie rigide posizioni.