Sindacati e organizzazioni legate ai rider si siederanno per la prima volta intorno a un tavolo con i rappresentanti del ministero del Lavoro. Lo ha comunicato la stessa ministra Nunzia Catalfo su Facebook invitando le parti a un incontro fissato per il 3 agosto: “Uno dei prossimi obiettivi che dobbiamo centrare per allargare diritti e tutele dei lavoratori è quello di dare ai rider un contratto collettivo nazionale di lavoro – ha spiegato la titolare del dicastero – Sono certa che con un dialogo aperto e costruttivo si possa giungere alla stipula di un accordo collettivo in grado di assicurare ai rider un quadro di tutele certe ed effettive che permetta loro di lavorare con dignità e sicurezza, soprattutto in un momento come quello che l’Italia sta attraversando”.
La convocazione arriva dopo mesi in cui sul tema dei diritti dei rider ci sono state manifestazioni, anche insieme alle vittime di caporalato, scandali come quello di Uber Italy e scioperi, con le condizioni di lavoro ulteriormente peggiorate dopo l’esplosione dell’epidemia di coronavirus, quando i rider sono rimasti tra i lavoratori tra i più esposti al rischio di contagio, mentre gran parte dell’Italia era rinchiusa in casa durante il lockdown.
Soddisfazione da parte dei sindacati, con la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, che in una nota ha scritto: “Bene l’invito della ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ad un primo incontro il prossimo 3 agosto con le organizzazioni sindacali sui rider. Abbiamo apprezzato le norme introdotte nei mesi scorsi, ma abbiamo anche sempre pensato che i contratti collettivi nazionali di lavoro, a partire da quello della logistica che ha disciplinato la figura del rider, fossero lo strumento più utile per riconoscere diritti, tutele e sicurezza”. Sacchetti ha infine aggiunto che “questa discussione non è più rinviabile e i rider attendono proposte coerenti con lo spirito delle norme introdotte e con i tanti pronunciamenti dei tribunali di questi mesi, che in più occasioni hanno ribadito la necessità che salario, tutele e sicurezza non possano essere sacrificati sull’altare del profitto”.