Trascorso quasi un mese dall’uscita, caduta il 19 giugno, di Homegrown – nuovo disco di Neil Young registrato subito dopo Harvest, ma rimasto inedito fino ai giorni nostri – può risultare interessante compiere un piccolo viaggio, anche questo a ritroso, sempre alla ricerca di quegli album che, pure finiti, non hanno ancora visto luce e probabilmente mai la vedranno. Protagonisti indiretti di questa caccia al tesoro, gruppi affermati e cantanti colti sul fatto nel tentativo, rimasto poi tale, di dar vita ad una prima prova solista.

Si comincia allora coi Deftones, altra band in uscita – pare a settembre, quindi a breve – con un nuovo album, e che in questo 2020 festeggia due decadi dalla pubblicazione di White Pony: vero e proprio manifesto alternative metal. Siamo nel 2006 quando il flop di Saturday Night Wrist, e le tensioni interne, mischiate ai problemi familiari e di dipendenza del cantante Chino Moreno, portano il gruppo sull’orlo dello scioglimento: la decisione, allora, di proseguire viene quindi sancita da un nuovo album – provvisoriamente intitolato Eros – poi accantonato a seguito del tragico incidente che coinvolse il bassista Chi Cheng quando, lo stesso disco, strumentalmente veniva dichiarato essere pronto al 75-80%.

Non meno fecero i Metallica, qualche anno prima – nel 2001 – subito dopo l’uscita, dal gruppo, del bassista Jason Newsted e a margine del ricovero del loro leader James Hetfield: le cosiddette Presidio Sessions, largamente disponibili in giro per il web, costituiscono l’antefatto di ciò che divenne poi St. Anger. Rintanati in un vecchio deposito d’armi situato a San Francisco, i rimanenti membri della band lavorarono ad almeno nove brani pure questi rimasti nel cassetto.

Siamo sempre nei duemila, ed è solo un caso – sia chiaro – quando i Green Day pubblicano Warning (2000) abbracciando definitivamente il pop-punk che specie nel decennio scorso tanta fortuna ha portato a Billie Joe Armstrong e compagni.

Cigarettes And Valentines – questo il titolo del disco che sarebbe dovuto diventare il settimo, in studio, per il gruppo – viene addirittura proposto dal vivo con la traccia che allo stesso avrebbe dato nome; non fosse che – mistero rimasto irrisolto – i nastri contenenti le registrazioni andate in scena fino a quel momento vennero rubati e fatti sparire. Fortuna che, a differenza di quanto portato ad esempio finora, almeno in questo caso ad uscire fu American Idiot: non proprio un disco marginale nella carriera dei Green Day, tutt’altro.

Dovrebbe invece veder luce, pare, il primo (nonché ahinoi unico) album solista di Lemmy Kilmister: iconico frontman dei Motorhead, che a questo progetto ha dedicato addirittura lo spazio di una decina di anni. Già nel 2017 l’attesa prova postuma del noto cantante e bassista veniva data in pubblicazione, con Jim Voxx dei tedeschi Skew Siskin che parlava di 10 brani pronti e niente meno che di Dave Grohl alla batteria.

Non godette all’epoca della stessa considerazione da parte della sua casa discografica, la Geffen, la bellissima Shirley Manson, cantante dei Garbage le cui canzoni, le uniche prodotte in solitaria, vennero rispedite al mittente dalla stessa label perché tacciate di essere troppo “dark”, a dispetto di un disegno preciso che le aveva cucito addosso il ruolo di nuova Annie Lennox.

Ma la storia più bella è quella che riguarda, probabilmente, i Guns ‘N’ Roses: ostaggio, dalla metà degli anni novanta degli umori di un Axl Rose mai deciso a fare il passo successivo, che pubblicato controvoglia nel 2008 l’ultimo Chinese Democracy, hanno bandito a vita un fan dai loro concerti reo (tutto vero) di avere acquistato, assieme ad un gruppo di sostenitori altrettanto incalliti del gruppo, la bellezza di 20 cd di materiale inedito pagando pure 15.000 dollari.

Venutolo a sapere, Rose – tradito probabilmente da un ex membro del suo staff – si sarebbe proposto di far rientrare i ragazzi della spesa salvo poi tirarsi indietro a cospetto del fatto che le stesse demo erano disponibili online ormai da giorni se non settimane. Unico caso, questo, nel quale l’amore di un fan supera – e di gran lunga – quello di chi quei brani, per assurdo, invece li ha scritti ma non vuole che nessuno li ascolti.

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