Ad accorgersene sono stati gli uomini della scorta che hanno lanciato l’allarme mentre il magistrato si trovava nella sua abitazione. Sul posto gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e gli esperti della Scientifica
Un proiettile di fucile esploso e una sua fotografia con una croce disegnata. La minaccia è stata esplicita ed è arrivata ieri sera, intorno alle 20, al giudice Tommasina Cotroneo, capo della sezione Gip-Gup di Reggio Calabria. Ignoti hanno lasciato il proiettile e la foto nell’androne del palazzo dove il magistrato abita con la famiglia. Ad accorgersene sono stati gli uomini della scorta che hanno lanciato subito l’allarme mentre il magistrato si trovava nella sua abitazione. Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e gli esperti della Scientifica che hanno eseguito i rilievi nel tentativo di trovare qualche elemento che possa essere utile alle indagini. La notizia è apparta stamattina sulle colonne della Gazzetta del Sud.
Di sicuro, il rinvenimento del proiettile e della fotografia a pochi metri dalla casa di Tommasina Cotroneo è un messaggio inquietante indirizzato a uno dei giudici più esposti nella lotta alla ‘ndrangheta. Nelle scorse settimane è stato proprio il capo dell’ufficio Gip-Gup a firmare l’operazione “Malefix” con cui la Direzione distrettuale antimafia ha alzato il tiro contro le cosche di Archi riuscendo a evitare, per il momento, una possibile faida interna alla famiglia De Stefano-Tegano. La dottoressa Cotroneo, infatti, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei boss e dei gregari dell’importante casato mafioso protagonista negli anni ottanta della seconda guerra di mafia.
A febbraio, inoltre, sempre la dottoressa Cotroneo ha firmato un’altra delicata indagine contro le cosche di Sant’Eufemia D’Aspromonte. È sua l’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Eyphemos” nell’ambito della quale è stato arrestato il neo-eletto consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo assieme a numerosi esponenti della cosca Alvaro. Sulle minacce di ieri sera adesso sta indagando la Procura di Catanzaro, competente sulle indagini in cui sono parte offesa i magistrati reggini.
“La notizia apparsa oggi sui giornali della gravissima minaccia nei confronti del presidente dell’ufficio Gip di Reggio Calabria ha il significato di un pesante attacco non solo al singolo giudice ed ai colleghi del suo ufficio ma all’intera giurisdizione del distretto di Reggio Calabria, in un momento in cui sempre più efficace risulta il contrasto alla criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista”. Questo il commento del procuratore capo Giovanni Bombardieri che ha aggiunto: “Sono sicuro che la presidente, così come i giudici della sua sezione e tutti i magistrati di Reggio Calabria non si faranno minimamente intimidire dalle vigliacche minacce portate avanti nell’ombra”.
“Mi sento serena – dice il giudice Cotroneo poche ore dopo le minacce – perché il lavoro l’ho sempre svolto nella mia terra con grande passione, amore, assoluta dedizione e altissimo senso del dovere e del sacrificio. Continuerò a lavorare con la stessa serenità di sempre, con lo stesso rigore e soggetta solo e soltanto alla legge e alla Costituzione. Non arretrerò perché la toga è la mia pelle quindi non posso cambiare. Chiaro che ci sono turbamenti, ma sono i turbamenti dell’immediatezza. Poi si va avanti come sempre ho fatto. Io e i giudici del mio ufficio stiamo lavorando per l’affermazione della legalità e lo stiamo facendo con serenità, equilibrio, imparzialità e rigore nell’applicazione della legge”.