“Fermarlo tocca a noi”. Lo dicono gli oltre 500 attivisti No Tav arrivati da tutta Italia in Val di Susa per ribadire il loro no alla grande opera. Hanno marciato per i sentieri nei boschi per provare a raggiungere il cantiere. Arrivati al jersey piazzato dalle forze dell’ordine, il corteo ha provato a buttarlo giù con funi e flessibili ricevendo come risposta un fitto lancio di lacrimogeni. Ne è nata una battaglia a distanza con petardi e fuochi d’artificio lanciati dai manifestanti che per oltre due ore hanno provato ad avanzare. A poche centinaia di metri di distanza, dal lato dei Mulini, i giovani che da settimane presidiano l’area hanno eseguito una “battitura” delle reti del cantiere e sono stati respinti con l’idrante. Durante il corteo gli attivisti hanno portato dei cartelloni con la faccia del premier Conte accusandolo di essere un “Ni Tav”.