Nel giorno in cui quasi 5 milioni di partite Iva sono chiamate al pagamento delle tasse dopo le proroghe degli ultimi mesi dovute alla pandemia, si accende la discussione sulla proposta di riforma avanzata dal direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Ruffini. Nella sua visione del fisco tratteggiata in un’intervista al Messaggero, Ruffini ipotizza di “cancellare tutto il meccanismo attuale di acconti e saldi” rivoluzionando una volta per tutte il calendario delle scadenze. Come? Attraverso un sistema di tasse mensili (o trimestrali), il cui pagamento avverrebbe in automatico (già comprensivo di compensazioni e crediti). L’obiettivo è quello di rendere più facile la vita ai contribuenti ed uscire “una volta per tutte” dal “labirinto” delle scadenze, soggette ogni anno a slittamenti in base alle esigenze dei cittadini o dell’erario. Un’idea che sembra piacere al viceministro dell’Economia Antonio Misiani: “È una proposta interessante ed è uno dei temi su cui è necessario fare un lavoro di approfondimento”, ha dichiarato ai microfoni di Radio24. Disponibile al dialogo anche il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, che al Messaggero dice: “L’avvocato Ruffini delinea uno scenario di profonda trasformazione del nostro sistema fiscale, sospinta dall’innovazione tecnologica. Bisogna approfondirlo e discuterne con attenzione”.
La “rivoluzione” ipotizzata da Ruffini arriva nel pieno delle polemiche sulla mancata proroga delle scadenze previste per oggi. E sembra tendere la mano a contribuenti e commercialisti, alle prese ogni anno con un labirinto di adempimenti a cui non sempre si riesce a stare dietro. “C’è un modo per uscirne”, spiega Ruffini al quotidiano romano. “Potrebbe essere un buon punto di partenza per il secondo capitolo della riforma fiscale“. Il problema è noto a tutti: considerando solo i versamenti attesi entro il 31 luglio di quest’anno, i cittadini devono districarsi tra ben 142 scadenze fiscali (quest’anno aggravate dalle pratiche legate all’emergenza Covid). Il direttore dell’Agenzia dell’entrate propone quindi di ridurre il numero dei versamenti da un minimo di 4 a un massimo di 12 e di rendere tutto automatizzato grazie all’aiuto della tecnologia (previo il consenso dei contribuenti). “Con questo sistema – spiega – è possibile cancellare tutto il meccanismo attuale di acconti e saldi, nonché la ritenuta sui redditi di lavoro autonomo ed evitando così a monte il sorgere di crediti di imposta versata in più che il fisco dovrebbe poi rimborsare”. Un modo per evitare anche i problemi di liquidità che il sistema di saldi e acconti a volte causa alle partite Iva.
In realtà Ruffini si spinge anche oltre, proponendo anche l’introduzione di una sorta di “cash flow tax” per far ripartire gli investimenti. Cosa prevede? L’estensione del regime di cassa (oggi previsto per piccole e piccolissime imprese), in modo tale da consentire l’immediata deducibilità degli investimenti, invece di diluirla nel tempo con gli ammortamenti. “La fatturazione elettronica ci fornisce già gran parte dei dati necessari per la dichiarazione Iva – chiarisce – che potrebbe essere precompilata come gli scontrini. Poi la cash flow tax, se pienamente applicata, potrebbe cancellare alcune voci meramente contabili, come ammortamenti, rimanenze, accantonamenti”. L’obiettivo è sempre quello della semplificazione, rendendo poi disponibile “una precompilata Irpef anche per i titolari di partita Iva” e permettendo al Fisco di calcolare mese per mese quanto deve incassare dai contribuenti o restituire. L’ultimo passo è quello di addebitare nell’immediato le somme dovute sul conto corrente dei cittadini, o di compensare le perdite nel primo periodo successivo utile.
Apprezzamenti alla riforma tratteggiata da Ruffini sono arrivati da più parti. Il viceministro Misiani cita l’idea dei pagamenti mensili come uno dei tre cardini su cui si baserà la riforma tributaria in cantiere per l’autunno. “Dialogheremo con le partite Iva per costruire insieme la legge di bilancio e la riforma tributaria. L’idea è partire da tre punti: superare il meccanismo saldo-acconto in favore di pagamenti mensili, introdurre la precompilata Iva ed estendere la tassazione per cassa alle piccole imprese”, ha dichiarato a La Stampa. Nel corso dell’intervista il senatore dem torna anche sul tema dell’ingorgo fiscale post-Covid, specificando di aver “già concesso rinvii, aiuti e sgravi, dunque presentarci come arcigni nemici dei contribuenti è una caricatura”. A suo parere “le partite Iva” non stanno “peggio degli altri” e, arrivati a questo punto della fase 3, c’è bisogno di “dati attendibili sulle entrate fiscali del 2020, per poter preparare la nota la nota di aggiornamento al Def e non avere solo stime scritte sulla sabbia”. Una delle ipotesi sul tavolo per venire incontro alle richieste di contribuenti e imprese, conclude, è quella di riprogrammare le “scadenze fiscali di settembre” grazie al nuovo scostamento di bilancio che il governo si appresta a chiedere al Parlamento.