“Tentai il suicidio sigillandomi naso e bocca con i cerotti che tenevano insieme l’abat-jour rotta”. A rivelarlo è l’ex agente dei vip Lele Mora che, in un’intervista a L’Arena, ha raccontato uno dei momenti più bui della sua vita, il carcere. “Premesso che sono contrario a qualunque droga e che l’unica polvere bianca è quella sui mobili di casa, sono stato condannato per evasione fiscale, bancarotta e favoreggiamento della prostituzione nel processo Ruby“, ha esordito Mora.
“Passai 13 mesi di completo isolamento in un cubicolo nel carcere di Opera, controllato a vista, con 40 gradi d’estate, senza un ventilatore. Niente fornello per cucinare. Mangiavo solo tonno. Frutta e verdura dovevo tenerle al fresco nel lavandino in cui mi lavavo. La finestra con doppie sbarre era priva di vetri, per impedirmi atti autolesionistici. D’inverno la temperatura scendeva quasi a zero. Ottenni un piumone solo grazie al certificato dello psichiatra”.
Una situazione che lo spinse a tentare di compiere il suicidio: “Sì – ha ammesso l’ex agente – tentai il suicidio sigillandomi naso e bocca con i cerotti che tenevano insieme l’abat-jour rotta. Mi risvegliai in infermeria. Ma non parliamone, è un ricordo terribile“, ha concluso precisando che ora la depressione è solo un ricordo del passato.