Dopo mesi di dirette quotidiane, dopo la fortunatissima, toccante, puntata della trasmissione Che ci faccio qui di Domenico Iannacone su Rai 3 pochi mesi fa, ecco finalmente arrivato il momento di entrare al Santuario Capra Libera Tutti di Nerola, in provincia di Roma. E come ci aveva avvertito il giorno precedente l’ex allevatore Massimo Manni, fondatore del Rifugio, bisogna entrarci in punta di piedi, perché questo meraviglioso tempio, che poi è casa sua, circondato da ettari di terra, non è uno zoo o una fattoria didattica.

E’un luogo speciale dove sono state abbattute le barriere dello specismo, della proprietà e dello sfruttamento: gli animali, e sono davvero tanti (mucche, capre, pecore, galline, conigli, cani, gatti, papere e tanti ancora, tutti con il loro bel nome che abbiamo imparato a conoscere anche noi tramite Facebook) vivono liberi, liberi decidono ogni giorno se tornare o rimanere nei boschi intorno e liberi sono di avvicinarsi o meno al visitatore (in realtà quasi tutti sono curiosi e inclini a farlo, se pure con i loro ritmi e modalità).

Questo si deve comprendere e rispettare, già prima di accedere al Santuario attraverso la stradina in salita che apre le porte della consapevolezza, oltre quelle di una splendida campagna selvatica, disseminata di muretti a secco, dove contemplare un panorama mozzafiato e un tramonto estivo unico, con un sottofondo speciale. L’atmosfera già delicata di suo è resa ancora più poetica grazie alle note e alle parole del bravissimo cantautore romano Emilio Stella, scoperto per caso da poco in altro concerto con un’ottima band, qui accompagnato in duo acustico dal cugino Samuel Stella, chitarrista e arrangiatore. Ha proposto il suo repertorio, ironico e scanzonato, ma al tempo stesso profondo e a tratti amaro quando tocca tematiche sociali.

All’ingresso ci è stato fornito un cestino con squisite pietanze vegetali (con il contributo di Romeow cat Bistrot e Pangea food) e ci è stato spiegato come interagire con gli animali. Organizzazione perfetta, ringrazio tutti i ragazzi che hanno lavorato alla serata e soprattutto Antonio di Manno (presidente e atleta del Vegan Power Team) e sua moglie Nadia (anch’ella facente parte dell’associazione) che hanno reso possibile il ritorno di eventi a sostegno del Rifugio (ricavato devoluto interamente al Santuario).

Eravamo in tanti, famiglie, coppie, singoli, ognuno con la propria storia e motivazione per essere lì. Molti hanno già cominciato un personale cammino di consapevolezza sul tema dello sfruttamento degli animali, ma tante saranno state le persone che, spinte solo da curiosità, grazie a questa esperienza riusciranno a ‘piantare un semino’, metafora usata da Eleonora, attivista di Animal Save, nel suo discorso introduttivo al concerto.

Innegabile che ci sia anche il richiamo mediatico, aumentato dalla visibilità datagli da Iannacone, determinato però principalmente dal carisma che esercita Massimo attraverso continui video sui social nei quali i protagonisti sono gli animali, commentati con sentimenti trasparenti ed emozioni vere, con acume, simpatia, divertimento, coinvolgimento, intelligenza e saggezza, in ogni sfaccettatura del rapporto empatico che ha instaurato con loro e delle relazioni speciali tra animale e animale.

Al Santuario Massimo garbatamente accoglie tutti, risponde a ogni domanda curiosa, sereno e sorridente come appare sul web, e quando noi torniamo a casa con il cuore carico di sentimenti positivi e di buoni propositi (spero) dopo una serata di lumini ecologici appesi agli alberi e musica sotto le stelle, Massimo è lì, con le capre sul tetto e tutti gli altri della banda che lo reclameranno presto l’indomani mattina.

Appare contento quando vede il nostro stupore dinanzi a galline in cima ai rami più alti o quando cattura le carezze e il contatto tra noi e loro e credo ci perdoni l’ingenuità con cui ci stringiamo attorno a Kruzco superstar, con lo smartphone pronto a immortalarlo, ancora meglio mentre prende dalle nostre mani un pezzo di carota (che ci ha fornito Massimo) di cui è ghiottissimo. Il lama, divo onnipresente, scorrazza per ogni dove arrivandoti a sorpresa da dietro così che ti ritrovi il suo muso lungo all’altezza del viso e gli devi parare la mano davanti per delimitare il territorio, affinché non esageri con le confidenze.

E come un romantico presagio, scesi (io e Renato) a recuperare la macchina al buio, mentre apro lo sportello, vedo avvicinarsi nell’ombra a un passo da me proprio lui, da solo, mentre tutti sono ancora su, animali e persone. E’ venuto a salutarci, e io, felice che sia lì per noi, pur desiderando dargli un abbraccio, gli faccio invece a malincuore il segno della mano. Torneremo presto.

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