“Ci dobbiamo sentire orgogliosi di essere europei, tutti. Oggi è una giornata splendida. Mi sento più europeo di qualche giorno fa. Ho visto il telegiornale, che notizia importante”. Non si addentra a pronunciare Recovery fund, Enrico Pieri, 86 anni, superstite della strage di Sant’Anna di Stazzema, ma sa bene cosa significhi per l’Europa, e contro i nazionalismi, l’intesa raggiunta oggi a Bruxelles sugli aiuti per far fronte alla pandemia. È anche la giornata in cui la Germania lo insignisce del Cavalierato, insieme a un altro sopravvissuto, Enio Mancini, per il suo impegno per la pace e la memoria, con una cerimonia ufficiale che si è tenuta nel pomeriggio sul sagrato della chiesa di Sant’Anna di Stazzema. Ma già di prima mattina, nella sua casa di Marina di Pietrasanta, dove vive con la moglie Fiorenza, l’amore di una vita, Enrico Pieri è insolitamente felice, quasi euforico, e non trattiene un sorriso raro, sul suo volto spesso adombrato dai ricordi.
La strage in cui perse tutta la famiglia – Settantasei anni fa, nascosto nel sottoscala di casa, Enrico assistette al massacro di tutta la sua famiglia. Le SS, guidate da fascisti locali, fecero irruzione in tutte le case del paesino versiliese di Sant’Anna di Stazzema, all’alba, e, nel giro di poco, uccisero a colpi di mitragliatrice donne, anziani e bambini, dando fuoco ai corpi e alle case. Enrico si salvò nascondendosi nel sottoscala insieme alla figlia dei vicini, Grazia Pierotti, che aveva 14 anni, e alla sorellina di lei, Gabriella, che si buttò tra i cadaveri fingendosi morta. “Avevano furia. Da quando ci hanno avvisato che c’erano i tedeschi, in mezz’ora è successo tutto. Ammazzavano, trovavano, bruciavano le case, poi andarono via. Si sentiva sparare da tutte le parti. Ma a mezzogiorno erano già a Valdicastello. Già a metà mattina non si sentivano più colpi di arma da fuoco. Si sentivano solo i crolli dei tetti, dei fienili che bruciavano, questi rumori strani. Tornai a casa, dove c’erano i corpi dei miei genitori: ero un bambino, senza piangere, senza disperarmi. Forse non ero più normale neanch’io”. Quel giorno Enrico perse il papà Natale, la mamma Irma, incinta di 4 mesi, le sorelline Luciana e Alice. Un’altra sorellina, anche lei chiamata Luciana, era morta anni prima di meningite. La sua casa non prese fuoco, ma quelle vicine sì. E così anche i corpi dentro. Della nonna materna Doralice Mancini e dello zio Galliano, che viveva con lei, non rimasero che brandelli bruciati. Così come del nonno paterno, Gabriello, e della sua mucca, appesa clandestinamente in cucina, e che quella mattina avrebbero dovuto dividersi tutti. Scomparvero nelle fiamme anche lo zio Alfredo, la zia Severina e i due cugini di Enrico, Velio ed Enzo, così come la famiglia di sette sfollati, i Marchetti, che abitava con loro.
Il cavalierato, ultimo dei riconoscimenti – Aveva 10 anni, Enrico, quel 12 agosto 1944, e, oggi che ne ha 86, il presidente della Repubblica tedesca in persona, Frank-Walter Steinmeier, gli ha riconosciuto questo importante onore. “Mi ha chiamato l’ambasciata tedesca per dirmelo. Menomale ho risposto, perché con questi telefoni moderni non so richiamare se c’è una chiamata persa”. Lui ringrazierà ma sarà breve. “Non ho preparato nessun discorso, parlerò poco”, annuncia. Le parole le riserva agli studenti che, a migliaia, ogni anno, visitano Sant’Anna di Stazzema con gli insegnanti: è ai ragazzi che Enrico non si stanca mai di raccontare la storia, mettendoli in guardia dalle ideologie e dai nazionalismi. Un impegno che gli è già valso il premio di Cittadino europeo dell’anno, nel 2011, dal Parlamento europeo. Pantaloni eleganti, polo blu, Enrico è quasi pronto per salire a Sant’Anna. Con le aste ben piantate nel vaso di limoni, tre bandiere svolazzano alte nel suo giardino. “Le tengo sempre”. Sono quella italiana, quella elvetica e quella europea. È in Svizzera infatti che Enrico ha vissuto per 32 anni ed è lì che ha cresciuto il suo unico figlio, Massimo, mandandolo a una scuola tedesca.
La lettera del procuratore De Paolis – A congratularsi del cavalierato con Enrico c’è stato anche Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la Corte Militare di Appello di Roma. Fu lui che per primo istituì i processi contro i criminali nazisti e le stragi di civili compiute in Italia, ponendo fine al gravissimo ritardo con cui l’Italia affrontava la questione, ben simboleggiato dall’Armadio della Vergogna, un armadio, rivolto con le ante verso il muro, che fu rinvenuto nel 1994 a Roma, nel palazzo Cesi-Gaddi della procura militare. Al suo interno c’erano, nascosti da quasi cinquant’anni, i fascicoli delle indagini sulle stragi naziste. “Il Suo incessante ed instancabile impegno, volto a promuovere e diffondere un messaggio di pace e tolleranza attraverso la dolorosa e non facile narrazione di ciò che è stato, costituisce la migliore lezione da tramandare ai giovani italiani che – attraverso le sue parole – diventano i migliori custodi della Memoria di quella terribile pagina della nostra storia nazionale, e al tempo stesso consapevoli cittadini di un’Europa fondata su comuni valori di libertà e democrazia”, scrive De Paolis nella lettera inviata a Pieri. “La sua lettera mi ha fatto piacere. Se non ci fosse stato lui, il processo a La Spezia (al Tribunale militare di La Spezia, ndr) non si sarebbe fatto, né per Sant’Anna né per Marzabotto né tutti quegli altri”, dice Pieri. Le condanne all’ergastolo inflitte dall’Italia a dieci ex militari tedeschi per la strage di Sant’Anna, però, non hanno mai avuto seguito perché i condannati non sono mai stati estradati, né le procure tedesche hanno fatto un processo a loro carico in Germania. Per Enrico però non è più un problema. “Credo che il processo lo farà la storia. Oggi, se vengono stranieri a Sant’Anna, la maggioranza sono tedeschi”.
L’infanzia, la fame, l’oro e il rame al duce – “Da piccoli si viveva in Liguria, a Cassagna, il papà lavorava in miniera. Poi nel ’42 fu chiamato a prestare servizio in Montenegro e noi tornammo a Sant’Anna dai nonni. Il papà fu esonerato nel ’43 e allora venne a Sant’Anna anche lui”. Del fascismo, Enrico ha qualche immagine sfocata. “Mi ricordo quando misero le tessere e ci fu la fame. Mi ricordo la mamma con le ceste piene di secchie di rame che usava per andare a prendere l’acqua, e pentole di rame. Portò la fede e queste ceste alla Casa del Fascio a Valdicastello e le dettero le pentole d’alluminio. La mattina andavo a scuola, ci facevano esultare al Duce e al Re, “vinceremo!”, era un lavaggio del cervello. A scuola ci andai fino alla primavera del ’44, poi chiuse, riaprì nel 1945 ma io finii in collegio a Lucca, una scuola agricola”, racconta. Dell’amata mamma Irma, però, non restano che poche immagini sbiadite e mute. “La mamma è svanita, non mi ricordo nemmeno la voce. Mi ricordo quando si andò con lei e le mie sorelline dal fotografo per mandare una foto al papà in Montenegro”. Quella foto esiste ancora, non andò bruciata nell’incendio. Il 12 agosto del 1944 gli ha regalato anche un incubo ricorrente, che però negli ultimi dieci anni è scomparso. “Per tutta la vita la notte ho sognato che dovevo sempre fuggire, ero inseguito. Avevo un rifugio, dove andavo a pascolare le pecore. Lo usavo per nascondermi, come nel sottoscala. E mi svegliavo”. Dopo il 12 agosto, Enrico ha avuto paura, da sveglio, poche altre volte. Come quando di recente è finito fuori strada con la sua Ape, con cui ogni giorno va al suo orto o a Sant’Anna. “Sono rotolato giù. La Fiorenza non lo sa”, racconta sorridendo e abbassando la voce, per non farsi sentire dalla moglie.
Cronaca
La Germania fa “cavaliere” Enrico Pieri: chi è il bambino a cui SS e fascisti uccisero 11 parenti nell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema
Settantasei anni fa, nascosto nel sottoscala di casa, assistette al massacro di tutta la sua famiglia. I tedeschi fecero irruzione in tutte le case del paesino versiliese e uccisero a colpi di mitragliatrice donne, anziani e bambini, dando fuoco ai corpi e alle case. Perse i genitori, due sorelle, nonni, zii e cugini, ora la Repubblica federale tedesca lo insignisce del Cavalierato insieme a Enio Mancini, altro sopravvissuto: "Mi ha chiamato l’ambasciata tedesca per dirmelo. Menomale ho risposto, perché con non so richiamare se c’è una chiamata persa. Il processo? Lo farà la storia"
“Ci dobbiamo sentire orgogliosi di essere europei, tutti. Oggi è una giornata splendida. Mi sento più europeo di qualche giorno fa. Ho visto il telegiornale, che notizia importante”. Non si addentra a pronunciare Recovery fund, Enrico Pieri, 86 anni, superstite della strage di Sant’Anna di Stazzema, ma sa bene cosa significhi per l’Europa, e contro i nazionalismi, l’intesa raggiunta oggi a Bruxelles sugli aiuti per far fronte alla pandemia. È anche la giornata in cui la Germania lo insignisce del Cavalierato, insieme a un altro sopravvissuto, Enio Mancini, per il suo impegno per la pace e la memoria, con una cerimonia ufficiale che si è tenuta nel pomeriggio sul sagrato della chiesa di Sant’Anna di Stazzema. Ma già di prima mattina, nella sua casa di Marina di Pietrasanta, dove vive con la moglie Fiorenza, l’amore di una vita, Enrico Pieri è insolitamente felice, quasi euforico, e non trattiene un sorriso raro, sul suo volto spesso adombrato dai ricordi.
La strage in cui perse tutta la famiglia – Settantasei anni fa, nascosto nel sottoscala di casa, Enrico assistette al massacro di tutta la sua famiglia. Le SS, guidate da fascisti locali, fecero irruzione in tutte le case del paesino versiliese di Sant’Anna di Stazzema, all’alba, e, nel giro di poco, uccisero a colpi di mitragliatrice donne, anziani e bambini, dando fuoco ai corpi e alle case. Enrico si salvò nascondendosi nel sottoscala insieme alla figlia dei vicini, Grazia Pierotti, che aveva 14 anni, e alla sorellina di lei, Gabriella, che si buttò tra i cadaveri fingendosi morta. “Avevano furia. Da quando ci hanno avvisato che c’erano i tedeschi, in mezz’ora è successo tutto. Ammazzavano, trovavano, bruciavano le case, poi andarono via. Si sentiva sparare da tutte le parti. Ma a mezzogiorno erano già a Valdicastello. Già a metà mattina non si sentivano più colpi di arma da fuoco. Si sentivano solo i crolli dei tetti, dei fienili che bruciavano, questi rumori strani. Tornai a casa, dove c’erano i corpi dei miei genitori: ero un bambino, senza piangere, senza disperarmi. Forse non ero più normale neanch’io”. Quel giorno Enrico perse il papà Natale, la mamma Irma, incinta di 4 mesi, le sorelline Luciana e Alice. Un’altra sorellina, anche lei chiamata Luciana, era morta anni prima di meningite. La sua casa non prese fuoco, ma quelle vicine sì. E così anche i corpi dentro. Della nonna materna Doralice Mancini e dello zio Galliano, che viveva con lei, non rimasero che brandelli bruciati. Così come del nonno paterno, Gabriello, e della sua mucca, appesa clandestinamente in cucina, e che quella mattina avrebbero dovuto dividersi tutti. Scomparvero nelle fiamme anche lo zio Alfredo, la zia Severina e i due cugini di Enrico, Velio ed Enzo, così come la famiglia di sette sfollati, i Marchetti, che abitava con loro.
Il cavalierato, ultimo dei riconoscimenti – Aveva 10 anni, Enrico, quel 12 agosto 1944, e, oggi che ne ha 86, il presidente della Repubblica tedesca in persona, Frank-Walter Steinmeier, gli ha riconosciuto questo importante onore. “Mi ha chiamato l’ambasciata tedesca per dirmelo. Menomale ho risposto, perché con questi telefoni moderni non so richiamare se c’è una chiamata persa”. Lui ringrazierà ma sarà breve. “Non ho preparato nessun discorso, parlerò poco”, annuncia. Le parole le riserva agli studenti che, a migliaia, ogni anno, visitano Sant’Anna di Stazzema con gli insegnanti: è ai ragazzi che Enrico non si stanca mai di raccontare la storia, mettendoli in guardia dalle ideologie e dai nazionalismi. Un impegno che gli è già valso il premio di Cittadino europeo dell’anno, nel 2011, dal Parlamento europeo. Pantaloni eleganti, polo blu, Enrico è quasi pronto per salire a Sant’Anna. Con le aste ben piantate nel vaso di limoni, tre bandiere svolazzano alte nel suo giardino. “Le tengo sempre”. Sono quella italiana, quella elvetica e quella europea. È in Svizzera infatti che Enrico ha vissuto per 32 anni ed è lì che ha cresciuto il suo unico figlio, Massimo, mandandolo a una scuola tedesca.
La lettera del procuratore De Paolis – A congratularsi del cavalierato con Enrico c’è stato anche Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la Corte Militare di Appello di Roma. Fu lui che per primo istituì i processi contro i criminali nazisti e le stragi di civili compiute in Italia, ponendo fine al gravissimo ritardo con cui l’Italia affrontava la questione, ben simboleggiato dall’Armadio della Vergogna, un armadio, rivolto con le ante verso il muro, che fu rinvenuto nel 1994 a Roma, nel palazzo Cesi-Gaddi della procura militare. Al suo interno c’erano, nascosti da quasi cinquant’anni, i fascicoli delle indagini sulle stragi naziste. “Il Suo incessante ed instancabile impegno, volto a promuovere e diffondere un messaggio di pace e tolleranza attraverso la dolorosa e non facile narrazione di ciò che è stato, costituisce la migliore lezione da tramandare ai giovani italiani che – attraverso le sue parole – diventano i migliori custodi della Memoria di quella terribile pagina della nostra storia nazionale, e al tempo stesso consapevoli cittadini di un’Europa fondata su comuni valori di libertà e democrazia”, scrive De Paolis nella lettera inviata a Pieri. “La sua lettera mi ha fatto piacere. Se non ci fosse stato lui, il processo a La Spezia (al Tribunale militare di La Spezia, ndr) non si sarebbe fatto, né per Sant’Anna né per Marzabotto né tutti quegli altri”, dice Pieri. Le condanne all’ergastolo inflitte dall’Italia a dieci ex militari tedeschi per la strage di Sant’Anna, però, non hanno mai avuto seguito perché i condannati non sono mai stati estradati, né le procure tedesche hanno fatto un processo a loro carico in Germania. Per Enrico però non è più un problema. “Credo che il processo lo farà la storia. Oggi, se vengono stranieri a Sant’Anna, la maggioranza sono tedeschi”.
L’infanzia, la fame, l’oro e il rame al duce – “Da piccoli si viveva in Liguria, a Cassagna, il papà lavorava in miniera. Poi nel ’42 fu chiamato a prestare servizio in Montenegro e noi tornammo a Sant’Anna dai nonni. Il papà fu esonerato nel ’43 e allora venne a Sant’Anna anche lui”. Del fascismo, Enrico ha qualche immagine sfocata. “Mi ricordo quando misero le tessere e ci fu la fame. Mi ricordo la mamma con le ceste piene di secchie di rame che usava per andare a prendere l’acqua, e pentole di rame. Portò la fede e queste ceste alla Casa del Fascio a Valdicastello e le dettero le pentole d’alluminio. La mattina andavo a scuola, ci facevano esultare al Duce e al Re, “vinceremo!”, era un lavaggio del cervello. A scuola ci andai fino alla primavera del ’44, poi chiuse, riaprì nel 1945 ma io finii in collegio a Lucca, una scuola agricola”, racconta. Dell’amata mamma Irma, però, non restano che poche immagini sbiadite e mute. “La mamma è svanita, non mi ricordo nemmeno la voce. Mi ricordo quando si andò con lei e le mie sorelline dal fotografo per mandare una foto al papà in Montenegro”. Quella foto esiste ancora, non andò bruciata nell’incendio. Il 12 agosto del 1944 gli ha regalato anche un incubo ricorrente, che però negli ultimi dieci anni è scomparso. “Per tutta la vita la notte ho sognato che dovevo sempre fuggire, ero inseguito. Avevo un rifugio, dove andavo a pascolare le pecore. Lo usavo per nascondermi, come nel sottoscala. E mi svegliavo”. Dopo il 12 agosto, Enrico ha avuto paura, da sveglio, poche altre volte. Come quando di recente è finito fuori strada con la sua Ape, con cui ogni giorno va al suo orto o a Sant’Anna. “Sono rotolato giù. La Fiorenza non lo sa”, racconta sorridendo e abbassando la voce, per non farsi sentire dalla moglie.
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Roma, 8 mar. (Adnkronos) - “Il risultato record raggiunto con il 2x1000 per il 2024 consente al Partito democratico un investimento straordinario sui territori: questa settimana abbiamo inviato oltre un milione di euro alle nostre articolazioni regionali e provinciali, che si somma alle 440.000 euro già anticipate. Si tratta solo del 70% di quanto pattuito, in quanto lo Stato non ha ancora trasferito l’intero 2x1000 spettante ai partiti politici. Ma noi invieremo comunque entro marzo il restante 30%, superando in totale i 2 milioni di euro relativi al solo 2024. Se sommiamo queste risorse al mezzo milione di euro trasferito lo scorso anno, possiamo calcolare che, in questi due anni di segreteria, il Pd nazionale ha trasferito ai territori più del doppio delle risorse trasferite negli otto anni precedenti sommati insieme, cioè dalla fine del finanziamento pubblico al 2022". Lo sottolinea il tesoriere del Pd, Michele Fina.
"Oggi -aggiunge- possiamo farlo perché sta arrivando a compimento una grande opera di risanamento del nostro bilancio, ma soprattutto perché abbiamo fatto fin dall’inizio una scelta precisa: investire per sostenere la partecipazione, l'attività politica e, in ultima istanza, la democrazia nel Paese. Abbiamo unito tutti i livelli del partito in un unico sforzo corale. Per questo nel 2024 siamo risultati il primo partito in assoluto con 10.286.000 circa di risorse, con una crescita di 3 milioni in due anni e ben 628.000 contribuenti che ci hanno scelto. È il dato più alto della nostra storia”.
“In un tempo in cui -le democrazie liberali sono messe in discussione dalla prepotenza finanziaria di plurimiliardari stranieri e dalla forza economica delle big tech, il Partito democratico -aggiunge la segretaria Elly Schlein- riparte dai territori, dal coinvolgimento della base, dal riacquisto e riapertura delle sedi, dalla formazione politica".
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - "Incredibile come nel caso del ricorso del clandestino trasportato sulla nave ‘Diciotti’, il pubblico ministero della Cassazione abbia dato torto all’immigrato con una motivata requisitoria, chiedendo il rigetto della domanda. La Cassazione in totale difformità della richiesta invece ha accolto il ricorso con una ordinanza che di giuridico pare avere ben poco. Infatti stravolgendo un principio costante, in assenza di una qualsiasi prova afferma che il danno morale subito dal clandestino va supposto, senza la necessità di esser provato. Quindi i famigliari delle vittime di un incidente sono tenuti a dar prova del danno morale subito, l’immigrato no! È incredibile come la Cassazione non abbia nemmeno indicato i criteri per la determinazione del danno. Una ordinanza che di giuridico ha molto poco. Siamo al fanta-diritto. All’uso politico della giustizia elevato alla massima potenza". Lo afferma Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato.
"Peraltro -aggiunge- la ‘suprema’ Corte è poco suprema perché ha persino scritto nella sentenza 1989 invece di 2019. Dico alla presidente della Cassazione che poi le sue minacce ci lasciano indifferenti. Loro possono scioperare contro lo Stato e la legalità repubblicana. E noi non potremmo dire quello che pensiamo? Lo ripeto: siete contro la separazione dei poteri, siete fuori dalla legge. La magistratura da risorsa è diventata malattia per il Paese”.
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - In occasione della Giornata Internazionale della donna Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, ricorda e condanna la penalizzazione che subiscono le donne dopo la nascita di un figlio. "Non è possibile - ha detto nel corso dell'evento del sindacato 'Donne, lavoro, futuro' - che da noi abbia un peso così grande e negativo la 'child penalty', la penalizzazione che le donne subiscono alla nascita di un figlio. Succede a un quinto delle donne, che lasciano il lavoro proprio in quello che dovrebbe essere il momento più bello della propria vita. Una cosa totalmente assente per gli uomini, una discriminazione inaccettabile". ''Se questo accade, - sottolinea la sindacalista è anche perché l’organizzazione del lavoro nelle imprese, e più in generale nella società, rimane fondamentalmente modellata sugli uomini''.
Secondo Fumarola "ancora è troppo diffuso, persino implicitamente, il pensiero che dietro a ogni uomo che lavora ci sia una donna che si occupa dei compiti di cura". "Siamo al nodo fondamentale di una 'conciliazione' ancora insufficiente tra vita familiare e lavorativa. Investire sulla parità di genere, - ha detto - significa trainare la crescita. Vanno create le condizioni affinché le donne possano entrare nel sistema produttivo, restarci e competere alla pari''.
Nel corso dell'evento 'Donne, lavoro, futuro' Daniela Fumarola ha parlato anche di pensioni. "Non appena si riaprirà il tavolo di confronto sulle pensioni, quello della previdenza al femminile" sarà "uno dei primi punti da affrontare". "Non c’è dubbio: la parità non si fa per legge, dall’oggi al domani. Bisogna costruire le condizioni", ha spiegato. "La questione dei tempi e delle modalità di lavoro - ha detto ancora - va affrontata, garantendo a lavoratrici e lavoratori un maggior grado di libertà nella loro gestione, incentivando in modo significativo congedi parentali equamente distribuiti, smart-working contrattato, welfare negoziato di taglio sociale. Le chiavi decisive, per noi, sono la partecipazione, intesa proprio come 'filosofia' di fondo, e il rafforzamento della contrattazione collettiva aziendale".
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - Oggi non è la ‘Festa della donna’, ma la Giornata internazionale della donna, per ricordare che c’è ancora troppo, moltissimo per cui lottare. Ancora oggi, nascere donna non significa tagliare lo stesso nastro di partenza di un uomo. Non esiste la parità salariale e non esiste una concreta attuazione del diritto all’aborto. Va combattuto il negazionismo, in particolare del patriarcato. Fin quando il nostro sarà un Paese in cui si esulterà perché un datore di lavoro avrà deciso di prolungare un contratto di lavoro a una donna incinta, non avremo ancora raggiunto la parità di partenza con gli uomini. Le donne vogliono vivere, non sopravvivere, libere di decidere sul proprio corpo". Lo affermano le parlamentari M5S in commissione bicamerale di inchiesta sul Femminicidio e la violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino.
Hiroshima, 8 mar. (Adnkronos) - "L’impegno della vostra Associazione per la pace e contro la proliferazione delle armi nucleari, ha sempre espresso un appello accorato per il futuro: che nessun altro popolo, che nessun altro Paese debba mai affrontare una tragedia simile. Mai più!". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando ad Hiroshima l'Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari.
"Grazie, cari Hibakusha, per aver sottolineato che l’orrore da voi vissuto -ha ripetuto il Capo dello Stato- deve rimanere unico, tragico, spartiacque nella storia. Una cesura irreversibile nel percorso dell’umanità, affinché non sia più varcata la soglia dell’annientamento nucleare".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica corre veloce e lo confermano i grandi numeri di Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e bacino del Mediterraneo che si chiude oggi alla Fiera di Rimini infrangendo i suoi stessi record. Con un +20% di presenze totali (di cui +40% dall’estero) rispetto al 2024, oltre 1.000 espositori, di cui più del 30% dall’estero, 90.000mq di superficie su 20 padiglioni e nuovi focus, uno sui porti e l’altro sull’idrogeno, in collaborazione con Hannover Fairs International GmbH (Hfi), filiale italiana di Deutsche Messe AG, e ben 400 giornalisti accreditati dall’Italia e dal mondo, quella appena conclusa è stata l’edizione di Key più grande di sempre. E anche la più internazionale con 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da 50 Paesi in fiera grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice e alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore.
Key ha trasformato per tre giornate il quartiere fieristico e Rimini nel cuore pulsante della transizione e dell’efficienza energetica: il luogo in cui, fra soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia, la community globale del settore ha iniziato a realizzare il futuro dell’energia. Oltre 160 eventi, convegni e workshop con la partecipazione di esperti, studiosi, ricercatori e rappresentanti del mondo associativo e delle imprese, hanno offerto un’opportunità di confronto e approfondimento su ogni aspetto, novità e sviluppo del mercato energetico.
Inaugurata mercoledì 5 marzo dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, Key25 ha costituito un’occasione unica per le aziende e i professionisti del settore, per conoscere le soluzioni presenti e future per garantire la sicurezza energetica, controllare i costi dell’energia e preservare la competitività del tessuto industriale. Inoltre, ha favorito l’incontro e l’interlocuzione con le Istituzioni per promuovere l’efficienza come via privilegiata da percorrere per vincere la sfida mondiale della decarbonizzazione. Presente anche Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia - Romagna. Con l’Innovation District e la seconda edizione del Premio “Lorenzo Cagnoni”, Key 25 ha consolidato il proprio sostegno all’innovazione, estendendolo, con l’iniziativa Green Jobs & Skills, alle nuove competenze green e sostenibili ancora troppo poco diffuse nelle aziende, ma su cui è sempre più necessario investire per realizzare la transizione energetica. Al tema dei costi dell’energia, dei Ppa come soluzione finanziaria innovativa per controllarli e con un focus sui nuovi Data Center, imprescindibili per lo sviluppo tecnologico, è stata dedicata la seconda edizione di Key Choice - Unlock the future of Ppa, l’evento B2B di Key - The Energy Transition Expo, organizzato da Ieg in collaborazione con Elemens e con il supporto di SolarPlaza, che si è svolto martedì 4 marzo al Palacongressi di Rimini per favorire l’incontro fra i fornitori di energia e le aziende ad alto consumo energetico con l’obiettivo di facilitare la stipula di contratti Ppa. Key tornerà alla Fiera di Rimini dal 4 al 6 marzo 2026.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica corre veloce e lo confermano i grandi numeri di Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e bacino del Mediterraneo che si chiude oggi alla Fiera di Rimini infrangendo i suoi stessi record. Con un +20% di presenze totali (di cui +40% dall’estero) rispetto al 2024, oltre 1.000 espositori, di cui più del 30% dall’estero, 90.000mq di superficie su 20 padiglioni e nuovi focus, uno sui porti e l’altro sull’idrogeno, in collaborazione con Hannover Fairs International GmbH (Hfi), filiale italiana di Deutsche Messe AG, e ben 400 giornalisti accreditati dall’Italia e dal mondo, quella appena conclusa è stata l’edizione di Key più grande di sempre. E anche la più internazionale con 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da 50 Paesi in fiera grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice e alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore.
Key ha trasformato per tre giornate il quartiere fieristico e Rimini nel cuore pulsante della transizione e dell’efficienza energetica: il luogo in cui, fra soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia, la community globale del settore ha iniziato a realizzare il futuro dell’energia. Oltre 160 eventi, convegni e workshop con la partecipazione di esperti, studiosi, ricercatori e rappresentanti del mondo associativo e delle imprese, hanno offerto un’opportunità di confronto e approfondimento su ogni aspetto, novità e sviluppo del mercato energetico.
Inaugurata mercoledì 5 marzo dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, Key25 ha costituito un’occasione unica per le aziende e i professionisti del settore, per conoscere le soluzioni presenti e future per garantire la sicurezza energetica, controllare i costi dell’energia e preservare la competitività del tessuto industriale. Inoltre, ha favorito l’incontro e l’interlocuzione con le Istituzioni per promuovere l’efficienza come via privilegiata da percorrere per vincere la sfida mondiale della decarbonizzazione. Presente anche Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia - Romagna. Con l’Innovation District e la seconda edizione del Premio “Lorenzo Cagnoni”, Key 25 ha consolidato il proprio sostegno all’innovazione, estendendolo, con l’iniziativa Green Jobs & Skills, alle nuove competenze green e sostenibili ancora troppo poco diffuse nelle aziende, ma su cui è sempre più necessario investire per realizzare la transizione energetica. Al tema dei costi dell’energia, dei Ppa come soluzione finanziaria innovativa per controllarli e con un focus sui nuovi Data Center, imprescindibili per lo sviluppo tecnologico, è stata dedicata la seconda edizione di Key Choice - Unlock the future of Ppa, l’evento B2B di Key - The Energy Transition Expo, organizzato da Ieg in collaborazione con Elemens e con il supporto di SolarPlaza, che si è svolto martedì 4 marzo al Palacongressi di Rimini per favorire l’incontro fra i fornitori di energia e le aziende ad alto consumo energetico con l’obiettivo di facilitare la stipula di contratti Ppa. Key tornerà alla Fiera di Rimini dal 4 al 6 marzo 2026.