Associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, riciclaggio, intestazione fittizia e corruzione. Tutti reati aggravati dalle modalità mafiose. Sono 74 gli arresti eseguiti dalla guardia di finanza tra l’Italia e la Svizzera. L’inchiesta “Imponimento” è scattata stamattina prima dell’alba quando gli agenti delle fiamme gialle hanno eseguito un provvedimento di fermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dall’autorità giudiziaria elvetica.
Tra i fermati c’è pure l’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani. Abbandonata la politica nel 2013, l’ex esponente della giunta Scopelliti di centrodestra sarebbe oggi accusato di concorso esterno con la ‘Ndrangheta ed estorsione. Complessivamente sono 158 gli indagati dal procuratore Nicola Gratteri e dall’aggiunto Vincenzo Capomolla che hanno sequestrato beni per 169 milioni di euro. I sigilli sono stati applicati anche a tre villaggi turistici nelle zone di Parghelia e Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia, e nella zona di Curinga in provincia di Catanzaro. Strutture turistiche che, secondo gli inquirenti, sono a disposizione degli Anello-Fruci.
Tre degli arrestati erano beneficiari del reddito di cittadinanza, mentre due imprese riconducibili ad altrettanti indagati destinatari del provvedimento di fermo hanno avuto accesso al “Fondo centrale di garanzia Pmi” perché le loro attività imprenditoriali erano “state danneggiate dall’emergenza Covid”. Una di queste è stata sequestrata oggi dalla guardia di finanza.
Sono stati sequestrati, inoltre, 124 terreni, 116 fabbricati, 26 società, 19 ditte individuali, 84 automezzi, 2 moto e diversi rapporti bancari e finanziari. Il blitz ha colpito quella che gli investigatori definiscono la criminalità organizzata internazionale: 700 finanzieri del comando provinciale di Catanzaro e dello Scico hanno operato in contemporanea con la polizia giudiziaria federale di Berna. In manette sono finiti diversi esponenti della ‘ndrangheta calabrese operanti nel territorio che collega Lamezia Terme con il vibonese.
“L’operazione – è scritto in una nota stampa – è il frutto di anni di intenso lavoro investigativo svolto nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune (Joint Investigation Team) costituita presso Eurojust tra magistratura e forze di polizia dei due Paesi, cui hanno aderito, per l’Italia, la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e Reparti della Guardia di Finanza (Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e S.C.I.C.O. di Roma) e, per la Svizzera, la Procura della Confederazione Elvetica di Berna e la Polizia Giudiziaria Federale di Berna”.
L’inchiesta ha ricostruito le attività criminale, sul territorio nazionale e all’estero, della cosca Anello-Fruci di Filadelfia che controlla tutto il territorio che collega Lamezia Terme alla provincia di Vibo Valentia. È una cosca che, stando alle indagini coordinate dal sostituto procuratore della Dda Antonio De Bernardo, non operava solo in Calabria ma aveva le sue proiezioni in Europa e in particolare in Svizzera dove gli interessi del boss Rocco Anello faceva arrivare grosse somme di denaro.
I principali referenti della cosca in territorio elvetico erano Carmelo Masdea (uomo vicino a Tommaso Anello), ma anche Marco Galati e Fiore Francesco Masdea che curavano gli affari riscuotendo le cosiddette “potature” (soldi). Non solo attività economiche ma anche il traffico di armi passava per la Svizzera, oltre confine. Gli investigatori hanno trovato e sequestrato un vero e proprio arsenale: fucili, carabine, kalashnikov, pistole di diversi calibri e munizionamento.
L’impianto accusatorio si fonda sulle intercettazioni telefoniche e ambientali registrate dalla guardia di finanza. Ma nell’ordinanza di custodia cautelare, infatti, ci sono pure le dichiarazioni di 29 collaboratori di giustizia che hanno consentito alla Dda di Catanzaro di delineare i profili della cosca in grado di muoversi agevolmente nel proprio territorio di competenza e, allo stesso tempo, lontano dalla sua locale di ‘Ndangheta conservando, nonostante gli arresti di boss e gregari del clan, il suo nucleo centrale ben saldo. La cosca Anello aveva direttamente e indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche, in particolare nel settore turistico e immobiliare, deformando le logiche imprenditoriali che normalmente regolano i traffici commerciali di un’economia sana.
Al servizio della cosca c’era anche un sovrintendente della guardia di finanza, Domenico Bretti, fermato oggi dai colleghi che hanno eseguito il provvedimento di fermo disposto dalla Dda. In sostanza, Bretti era un informatore degli Anello ed è accusato di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. Tra le varie contestazioni, secondo i pm, il finanziere avrebbe informato i boss di un controllo della guardia di finanza che era finalizzato alla rimozione di una microspia che gli investigatori avevano piazzato nella Ford Fiesta di Giovanni Anello. Informazioni che, però, sarebbero state ampiamente ricompensate al sovrintendente Bretti che è accusato anche di concorso esterno con la ‘Ndrangheta. La cosca Anello, infatti, avrebbe sponsorizzato la ditta “Gardenia Marmi”, di cui il finanziere era di fatto titolare, che così avrebbe avuto accesso “alla spartizione oligopolistica e mafiosa di appalti e commesse nella zona”.
Il procuratore Gratteri e i suoi pm sono riusciti, inoltre, a documentare “summit mafiosi” tra gli Anello e i Mancuso di Limbadi, i Tripodi di Vibo Marina e i Lo Bianco-Barba. Oltre allo sfruttamento boschivo e del movimento terra, il core business della cosca di Filadelfia era il settore turistico. Ed è qui che, nell’inchiesta, vengono coinvolti l’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani e suo fratello Emanuele, ritenuti concorrenti esterni della ‘ndrangheta poiché avrebbero rafforzato la sfera di influenza del clan, rendendosi parte attiva in condotte estorsive e favorendo la gestione dei servizi e delle forniture dei villaggi turistici.
L’ex assessore della giunta di centrodestra, prima con Chiaravalloti e poi con Scopelliti, era “l’uomo politico di riferimento del sodalizio”. “Gli Stillitani – è scritto nell’ordinanza – consentivano all’organizzazione di infiltrarsi e di avere voce in capitolo negli affari relativi alla gestione di strutture turistiche, concorrendo nelle condotte estorsive, favorendo l’affidamento di opere, forniture e servizi ad imprese contigue alla cosca, garantendo l’assunzione di sodali o di soggetti comunque indicati” dalla cosca a cui riconoscevano “un contributo in denaro in ragione delle attività imprenditoriali oggetto di tutela mafiosa”. In cambio l’ex assessore Stillitano otteneva “appoggio in occasione delle competizioni elettorali che lo vedevano candidato attraverso plurimi accordi politico-mafiosi”.
Con l’inchiesta “Imponimento”, i pm sono riusciti a individuare anche diverse acquisizioni immobiliari: terreni, capannoni e immobili di pregio erano diventati di proprietà del boss Rocco Anello attraverso l’intestazione fittizia a terzi. Questo grazie al concorso di professionisti e a figure dirigenziali all’interno dei Comuni. Le truffe all’Inail, invece, rientravano in un meccanismo collaudato da Nazzaremo Bellissimo con il concorso di un dipendente dell’Inail (pure lui indagato): false assunzioni che consentivano ad alcuni esponenti della cosca di usufruire dell’indennizzo per supposti incidenti sul lavoro.
Mafie
‘Ndrangheta, maxi operazione tra l’Italia e la Svizzera: 75 arresti e 158 indagati. Sequestrati a beni del valore di 169 milioni di euro
Il blitz coordinato dal procuratore di Catanzaro Gratteri ha colpito quella che gli investigatori definiscono la criminalità organizzata internazionale. Tra i fermati anche un ex assessore regionale. Tre degli arrestati erano beneficiari del reddito di cittadinanza, mentre due imprese riconducibili ad altrettanti indagati destinatari del provvedimento di fermo hanno avuto accesso al “Fondo centrale di garanzia Pmi” perché le loro attività imprenditoriali erano “state danneggiate dall’emergenza Covid”
Associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, riciclaggio, intestazione fittizia e corruzione. Tutti reati aggravati dalle modalità mafiose. Sono 74 gli arresti eseguiti dalla guardia di finanza tra l’Italia e la Svizzera. L’inchiesta “Imponimento” è scattata stamattina prima dell’alba quando gli agenti delle fiamme gialle hanno eseguito un provvedimento di fermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dall’autorità giudiziaria elvetica.
Tra i fermati c’è pure l’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani. Abbandonata la politica nel 2013, l’ex esponente della giunta Scopelliti di centrodestra sarebbe oggi accusato di concorso esterno con la ‘Ndrangheta ed estorsione. Complessivamente sono 158 gli indagati dal procuratore Nicola Gratteri e dall’aggiunto Vincenzo Capomolla che hanno sequestrato beni per 169 milioni di euro. I sigilli sono stati applicati anche a tre villaggi turistici nelle zone di Parghelia e Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia, e nella zona di Curinga in provincia di Catanzaro. Strutture turistiche che, secondo gli inquirenti, sono a disposizione degli Anello-Fruci.
Tre degli arrestati erano beneficiari del reddito di cittadinanza, mentre due imprese riconducibili ad altrettanti indagati destinatari del provvedimento di fermo hanno avuto accesso al “Fondo centrale di garanzia Pmi” perché le loro attività imprenditoriali erano “state danneggiate dall’emergenza Covid”. Una di queste è stata sequestrata oggi dalla guardia di finanza.
Sono stati sequestrati, inoltre, 124 terreni, 116 fabbricati, 26 società, 19 ditte individuali, 84 automezzi, 2 moto e diversi rapporti bancari e finanziari. Il blitz ha colpito quella che gli investigatori definiscono la criminalità organizzata internazionale: 700 finanzieri del comando provinciale di Catanzaro e dello Scico hanno operato in contemporanea con la polizia giudiziaria federale di Berna. In manette sono finiti diversi esponenti della ‘ndrangheta calabrese operanti nel territorio che collega Lamezia Terme con il vibonese.
“L’operazione – è scritto in una nota stampa – è il frutto di anni di intenso lavoro investigativo svolto nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune (Joint Investigation Team) costituita presso Eurojust tra magistratura e forze di polizia dei due Paesi, cui hanno aderito, per l’Italia, la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e Reparti della Guardia di Finanza (Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e S.C.I.C.O. di Roma) e, per la Svizzera, la Procura della Confederazione Elvetica di Berna e la Polizia Giudiziaria Federale di Berna”.
L’inchiesta ha ricostruito le attività criminale, sul territorio nazionale e all’estero, della cosca Anello-Fruci di Filadelfia che controlla tutto il territorio che collega Lamezia Terme alla provincia di Vibo Valentia. È una cosca che, stando alle indagini coordinate dal sostituto procuratore della Dda Antonio De Bernardo, non operava solo in Calabria ma aveva le sue proiezioni in Europa e in particolare in Svizzera dove gli interessi del boss Rocco Anello faceva arrivare grosse somme di denaro.
I principali referenti della cosca in territorio elvetico erano Carmelo Masdea (uomo vicino a Tommaso Anello), ma anche Marco Galati e Fiore Francesco Masdea che curavano gli affari riscuotendo le cosiddette “potature” (soldi). Non solo attività economiche ma anche il traffico di armi passava per la Svizzera, oltre confine. Gli investigatori hanno trovato e sequestrato un vero e proprio arsenale: fucili, carabine, kalashnikov, pistole di diversi calibri e munizionamento.
L’impianto accusatorio si fonda sulle intercettazioni telefoniche e ambientali registrate dalla guardia di finanza. Ma nell’ordinanza di custodia cautelare, infatti, ci sono pure le dichiarazioni di 29 collaboratori di giustizia che hanno consentito alla Dda di Catanzaro di delineare i profili della cosca in grado di muoversi agevolmente nel proprio territorio di competenza e, allo stesso tempo, lontano dalla sua locale di ‘Ndangheta conservando, nonostante gli arresti di boss e gregari del clan, il suo nucleo centrale ben saldo. La cosca Anello aveva direttamente e indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche, in particolare nel settore turistico e immobiliare, deformando le logiche imprenditoriali che normalmente regolano i traffici commerciali di un’economia sana.
Al servizio della cosca c’era anche un sovrintendente della guardia di finanza, Domenico Bretti, fermato oggi dai colleghi che hanno eseguito il provvedimento di fermo disposto dalla Dda. In sostanza, Bretti era un informatore degli Anello ed è accusato di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. Tra le varie contestazioni, secondo i pm, il finanziere avrebbe informato i boss di un controllo della guardia di finanza che era finalizzato alla rimozione di una microspia che gli investigatori avevano piazzato nella Ford Fiesta di Giovanni Anello. Informazioni che, però, sarebbero state ampiamente ricompensate al sovrintendente Bretti che è accusato anche di concorso esterno con la ‘Ndrangheta. La cosca Anello, infatti, avrebbe sponsorizzato la ditta “Gardenia Marmi”, di cui il finanziere era di fatto titolare, che così avrebbe avuto accesso “alla spartizione oligopolistica e mafiosa di appalti e commesse nella zona”.
Il procuratore Gratteri e i suoi pm sono riusciti, inoltre, a documentare “summit mafiosi” tra gli Anello e i Mancuso di Limbadi, i Tripodi di Vibo Marina e i Lo Bianco-Barba. Oltre allo sfruttamento boschivo e del movimento terra, il core business della cosca di Filadelfia era il settore turistico. Ed è qui che, nell’inchiesta, vengono coinvolti l’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani e suo fratello Emanuele, ritenuti concorrenti esterni della ‘ndrangheta poiché avrebbero rafforzato la sfera di influenza del clan, rendendosi parte attiva in condotte estorsive e favorendo la gestione dei servizi e delle forniture dei villaggi turistici.
L’ex assessore della giunta di centrodestra, prima con Chiaravalloti e poi con Scopelliti, era “l’uomo politico di riferimento del sodalizio”. “Gli Stillitani – è scritto nell’ordinanza – consentivano all’organizzazione di infiltrarsi e di avere voce in capitolo negli affari relativi alla gestione di strutture turistiche, concorrendo nelle condotte estorsive, favorendo l’affidamento di opere, forniture e servizi ad imprese contigue alla cosca, garantendo l’assunzione di sodali o di soggetti comunque indicati” dalla cosca a cui riconoscevano “un contributo in denaro in ragione delle attività imprenditoriali oggetto di tutela mafiosa”. In cambio l’ex assessore Stillitano otteneva “appoggio in occasione delle competizioni elettorali che lo vedevano candidato attraverso plurimi accordi politico-mafiosi”.
Con l’inchiesta “Imponimento”, i pm sono riusciti a individuare anche diverse acquisizioni immobiliari: terreni, capannoni e immobili di pregio erano diventati di proprietà del boss Rocco Anello attraverso l’intestazione fittizia a terzi. Questo grazie al concorso di professionisti e a figure dirigenziali all’interno dei Comuni. Le truffe all’Inail, invece, rientravano in un meccanismo collaudato da Nazzaremo Bellissimo con il concorso di un dipendente dell’Inail (pure lui indagato): false assunzioni che consentivano ad alcuni esponenti della cosca di usufruire dell’indennizzo per supposti incidenti sul lavoro.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.