L'attivista svedese accusa il Consiglio Ue di negare l'emergenza climatica, mentre l'eurodeputata dei Verdi tedeschi Geese dichiara all'Huffpost che sono state "tradite" le nuove generazioni. Nel piano Next generation Europe sono stati tagliati alcuni programmi, come il Just transition fund, per allocare altrove le risorse. Ma le regole prevedono che un terzo dei soldi (sia i 750 miliardi stanziati per combattere la crisi, sia i 1.074 del bilancio) vada alla transizione verde
Greta Thunberg parla di “briciole”, l’eurodeputata dei Verdi tedeschi Alexandra Geese di “tradimento delle future generazioni”. Non tutti hanno accolto con entusiasmo l’accordo stiupulato a fatica tra i capi di Stato e di governo sul Recovery fund e sul bilancio 2021-2027 dell’Unione. Mentre il commissario all’Economia Paolo Gentiloni lo definisce “la più importante decisione economica dall’introduzione dell’euro”, fra gli ambientalisti europei cominciano a emergere i primi malumori. L’accusa, lanciata dalla giovanissima attivista svedese, è che dal Consiglio europeo siano uscite solo “belle parole” e alcuni “vaghi, incompleti e distanti obiettivi climatici quasi impossibili da tracciare”. Sullo sfondo una “completa negazione dell’emergenza climatica“, aggiunge. Come si legge alla voce A.21 del documento partorito nella notte dai leader, però, il 30 per cento delle risorse stanziate per i prossimi anni deve essere destinato al clima. Una regola che tutela la transizione verde indicata come punto di partenza per la ripresa economica dell’Unione, nonostante le aspirazioni del presidente del Consiglio Ue Charles Michel in materia di climate change siano state ridimensionate rispetto al suo progetto iniziale.
Perché protestano gli ambientalisti – Ma andiamo con ordine. Nel corso delle lunghe trattative che negli ultimi giorni hanno visto fra i protagonisti il premier italiano Giuseppe Conte, l’olandese Mark Rutte e il blocco di Visegrad, le singole voci che compongono il piano Next generation Europe (così è stato ribattezzato il Recovery fund per combattere la crisi post-Covid) sono state rimodulate più volte. E alcuni programmi sono stati ridimensionati in favore di altri. Come Horizon 2020, il programma europeo destinato alla ricerca scientifica, le cui risorse scendono a 5 miliardi. Scompare completamente il fondo dedicato alla salute e subisce pesanti tagli anche il Just transition fund, pensato per favorire la decarbonizzazione di quelle regioni che oggi sono fortemente dipendenti dai combustibili fossili. Nelle intenzioni della Commissione doveva essere dotato di 37,5 miliardi, ma a disposizione ce ne saranno soltanto 10. Da qui le proteste di molti ambientalisti. Come la tedesca Geese, che all’Huffington Post denuncia gli “egoismi nazionali” da cui è scaturito l’accordo. “I tagli sono stati decisi per dare sconti ai Paesi più ricchi che lucrano facendo pagare meno tasse che altrove. Ne è uscito un pacchetto non rivolto al futuro“. A suo parere i giovani sono stati “traditi”, anche se “è positivo” che si sia trovato un accordo, pena la “morte” dell’Unione europea. Ancora più decisa Greta Thunberg, secondo cui “finché continueremo a giocare alle loro condizioni, questo è tutto ciò che otterremo: le briciole rimaste”.
Le clausole a favore del clima e le resistenze di Visegrad – In realtà va detto che la fetta più grande di Next generation Europe è composta da quei famosi 750 miliardi di cui 209 destinati all’Italia. Per poterli spendere, ciascun Paese dovrà sottostare a una serie di regole più volte ribadite da Bruxelles nei mesi scorsi e confermate nelle ultime ore. “Il 30 per cento delle spese totali sarà destinato all’obiettivo climatico”, si legge nel documento approvato nella notte dal Consiglio. Ma non solo. Gli investimenti – da fare da qui al 2023 – devono poi “rispettare il target della neutralità climatica dell’Ue entro il 2050 e contribuire al raggiungimento dei nuovi obiettivi climatici dell’Unione per il 2030 che saranno aggiornati entro la fine dell’anno”. Un modo per ribadire l’impegno sul fronte ambientale nonostante la pandemia e le resistenze di alcuni Stati membri. Nel corso delle trattative, infatti, si è ripetuta la contrapposizione più volte vista in passato tra Paesi come la Francia – che spingono per accelerare la transizione energetica – e il blocco di Visegrad, interessato ai fondi per la decarbonizzazione e ancora molto vincolato economicamente ai combustibili fossili. Parigi aveva chiesto di portare al 40 per cento il vincolo sulle spese da destinare all’ambiente, in accordo con il presidente del Consiglio Ue Michel, ma Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria, insieme a Bulgaria e Romania, si sono opposte a un impegno del genere senza conoscere prima i nuovi target climatici che arriveranno a settembre. Il compromesso ha abbassato l’asticella al 30 per cento, ma va detto che a vigilare sulla sua effettiva applicazione sarà la Commissione europea. I piani nazionali che ciascun Paese deve presentare per poter accedere alle risorse del Recovery fund devono avere come “prerequisito” proprio un “contributo efficace” alla transizione verde e a quella digitale per poter ottenere il bollino verde da parte di Bruxelles.
I target ambientali previsti nel bilancio 2021-2027 – La regola del 30 per cento vale anche per i 1.074 miliardi che comporranno il bilancio 2021-2027 di tutta l’Unione. È l’altro pezzo dell’accordo raggiunto dai capi di Stato e di governo: “Riflettendo sull’importanza di affrontare i cambiamenti climatici in linea con gli impegni dell’Unione per attuare l’accordo di Parigi e gli obiettivi” fissati anche dall’Onu, si legge ancora nel documento di lavoro diffuso nella notte, almeno il “30 per cento” dell’importo totale del bilancio dovrebbe andare “a sostegno dei target ambientali”. La lotta al riscaldamento globale e ai suoi effetti sul Pianeta, insomma, resta una delle direttrici verso cui è orientato il budget europeo. Starà poi ai singoli Stati renderla davvero efficace.