“Lei dà per scontata una cosa che non lo è, questo è quello che viene raccontato dai giornali ma tra i corridoi di Bruxelles si dice che ci possiamo dimenticare di diventare beneficiari netti“. Così Alberto Bagnai, il 17 giugno rispondendo a una domanda di Peter Gomez durante la trasmissione Sono le Venti, sul Nove, parlava del Recovery Fund. Durante la trasmissione il direttore del Fattoquotidiano.it aveva chiesto perché il responsabile economico della Lega parlasse del Recovery come di una “trappola franco-tedesca”, sottolineando che “l’Italia è un paese contributore netto dell’Ue, vuol dire che ogni anno diamo più soldi di quanti non ne riceviamo indietro”, mentre “un domani se venisse approvato il Recovery Fund, come chiede la commissione Ue, l’Italia diventerebbe beneficiario netto, cioè prenderebbe più di quanto versa”. “C’è molta preoccupazione, c’è un dibattito molto più concreto e fattuale nei paesi del Nord, per esempio oggi in Belgio il principale quotidiano chiariva che i belgi rischiano di dare più di quanto prenderanno e questo tra i loro elettorati suscita allarme, ovunque c’è la paura di uscire perdenti dal gioco del fondo, e l’Italia non sta negoziando con sufficiente incisività“, proseguiva Bagnai, sottolineando che ” su chi ci guadagnerà alla fine il discorso è aperto”.
“Ma il vero tema non è neanche quello di quanti soldi si danno o si prendono ma di cosa comporta prenderli. Comporta un’ingerenza della Commissione, cioè dei paesi egemoni del Nord nella politica del nostro Paese”, diceva ancora il leghista. “Però anche se questo succederà è la prima volta che l’Ue, dopo tanti anni, e lo chiedevate anche come esponenti della Lega, incomincia a pensare che è possibile fare debito comune, che non è il debito dei singoli stati. Non è una piccola vittoria, un passetto verso le cose che chiedevano gli esponenti del suo partito?”, replicava allora Gomez. “Lei ha usato il futuro, lo ammetterò quando succederà – concludeva Bagnai – Per ora non è successo, perché come sa sul fondo si sta negoziando, poi per quel che riguarda il fatto che sia un bene avere il debito in comune in Europa, si potrebbe aprire un dibattito. Per me no, perché l’Europa in quanto tale non ha la dimensione ottimale di uno stato, e infatti il pachiderma europeo sta reagendo con lentezza alle sfide della crisi pandemica”.
Quella del debito comune, una svolta storica nei rapporti interni all’Ue, è uno dei perni dell’accordo sul Recovery fund a cui il Consiglio europeo è arrivato la notte scorsa. Proprio grazie all’intesa l’Italia diventerà beneficiaria netta in Unione Europea, cioè riceverà più di quanto contribuisce nel bilancio dell’Ue.