Economia

Lo Stato entra nella moda, soccorso pubblico per il marchio Corneliani. Salvi 500 posti di lavoro

Utilizzato per la prima volta il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività d'impresa creato con il Dl Rilancio. Lieto fine per una vertenza che durava da fine 2019, Soddisfazione dei sindacati

Dopo 40 giorni di lotta fuori dai cancelli dell’azienda, in piazza, ma anche sui tavoli istituzionali dove si prendono le decisioni importanti, i quasi 500 lavoratori della Corneliani Srl, noto marchio di moda che produce capi d’abbigliamento con punti vendita e show room in tutto il mondo la cui maggioranza appartiene al Fondo Investcorp, possono tirare un sospiro di sollievo. Nella tarda serata di ieri è arrivata la notizia che tutti aspettavano e che sblocca la crisi in cui era piombata l’azienda bloccando di fatto la produzione per crisi di liquidità e facendo pendere su lavoratrici e lavoratori la spada di Damocle dei licenziamenti.

Il FONDO PER I MARCHI STORICI – Il Mise ha deciso di entrare con 10 milioni di euro nel capitale aziendale utilizzando per la prima volta a livello nazionale una parte dei 100 milioni inseriti nel Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa previsto nell‘articolo 43 del Decreto “Rilancio Italia”. Un fondo finalizzato al salvataggio e alla ristrutturazione di imprese titolari di marchi storici di interesse nazionale e, questo è il caso di Corneliani, delle società di capitali aventi un numero di dipendenti non inferiore a 250, che si trovino in uno stato di difficoltà economico-finanziaria.

LA TRATTATIVA – Un accordo arrivato dopo cinque ore di confronto serrato con il fondo, azionista di maggioranza, e la famiglia, azionista di minoranza, e gestito dalle sottosegretarie allo Sviluppo Economico Todde e Morani insieme al sindaco di Mantova, Mattia Palazzi.Un accordo sottoscritto da tutte le parti presenti al tavolo – Mise, Prefetto, azionisti, amministratore delegato, sindacati, commissario giudiziale, sindaco e presidente della Provincia – e trasferito eccezionalmente da Roma a Mantova con le lavoratrici e i lavoratori dell’azienda che hanno spostato il presidio in città a due passi dal Palazzo della Prefettura dove era in corso l’incontro. “A nostro parere – spiega Michele Orezzi, segretario provinciale di Filctem Cgil, in prima linea nella battaglia condotta in questi mesi per salvaguardare i posti di lavoro e un’azienda storica del territorio – si tratta di un grande risultato. Per la prima volta lo Stato entra in un’impresa in crisi utilizzando gli strumenti offerti da un decreto che giudichiamo innovativo. Grazie a questa garanzia, vengono subito sbloccati i 5,3 milioni di euro nelle casse della Corneliani e, in questo modo, nell’arco di una settimana, massimo dieci giorni, riprenderà la produzione, ovviamente dopo il via libera del Tribunale”. Il lavoro non manca, visto che c’è da finire la produzione della linea autunno inverno ed è anche in programma la campionatura per la prossima stagione. Ma l’intervento statale, seppur fondamentale, non è sufficiente, anche se essenziale per affrontare i problemi sul tavolo con maggiore serenità e un po’ più di tempo: “Rimane, ovviamente, immutata, ribadita anche da noi nella riunione di ieri – spiegano Filctem Cgil Mantova, Femca Cisl e Uiltec Mantova in una nota unitaria – la nostra richiesta all’attuale proprietà di versare nuovo capitale di rischio da qui a fine settembre, in modo da poter congiuntamente sostenere lo sforzo pubblico innovativo trovato ieri pomeriggio”.

LE TAPPE DELLA CRISI – La crisi della Corneliani inizia manifestarsi il 6 novembre del 2019, quando i vertici aziendali presentano un piano industriale che prevede 130 esuberi al 31 gennaio. Una condizione inaccettabile per lavoratori e sindacati che da subito iniziano una mobilitazione imponente con scioperi e manifestazioni. A metà novembre viene aperto un tavolo di crisi su Mantova per trattare su uscite volontarie e incentivate dei lavoratori e sulla possibilità di utilizzare i cosiddetti ‘scivoli pensionistici’. Nel frattempo si apre una crisi di liquidità che porta i soci di minoranza, ossia alcuni membri della storica famiglia che ha dato il nome al marchio, a fare causa al fondo. Una vicenda che si risolve in un nulla di fatto, ma che allunga i tempi di risoluzione della crisi aziendale. La trattativa sulle uscite volontarie e sugli scivoli pensionistici riprende e quando azienda e sindacati stanno per firmare l’accordo, arriva l’emergenza covid a bloccare tutto. Si ferma la fabbrica, chiudono i negozi e quando riaprono la ripartenza è difficoltosa, tanto che, ad aprile, si ripresenta una crisi di liquidità e la necessità di una ricapitalizzazione di 5,5 milioni di euro da parte di Investcorp. A giugno la situazione è ancora critica e l’azienda deposita il concordato in bianco. Spiazzati dalla decisione dei vertici, lavoratori e sindacati iniziano una protesta “ad ampio raggio – spiega il segretario generale di Cgil Mantova, Daniele Soffiati -, facendo presidi fuori dai cancelli, coinvolgendo personalità politiche, dello spettacolo, trovando la solidarietà di moltissimi lavoratori di altre aziende mantovane, proponendo eventi come il cinema all’aperto”. Senza dimenticare la grande ‘onda rossa’, come il colore delle magliette indossate dai lavoratori, che il 26 giugno si è riversata in piazza Sordello e che ha smosso la situazione, fino allo storico risultato ottenuto ieri.