Ventitrè anni dopo la presa del Campanile di San Marco, ancora loro. Una vita dedicata al venetismo, al sogno impossibile di ricostituire la Repubblica Serenissima di Venezia, al progetto (minoritario) di staccare un lembo del Nordest dal resto dell’Italia. Il Tribunale di Rovigo ha condannato due vecchie conoscenze delle cronache politico-giudiziarie della fine del secolo scorso, ovvero, Luigi Massimo Faccia, 65 anni, originario di Conselve (Padova), poi trapiantato in Lombardia, e Flavio Contin, 77 anni, di Casale di Scodosia. Quattro anni e sei mesi ciascuno per il tentativo irredentistico di utilizzare (come già avvenuto nel 1997) una specie di carro armato fatto in casa, un Tanko, con due cannoncini capaci di sparare. Le accuse riguardavano proprio quella che nel capo d’accusa era indicata come un’arma da guerra.
Ma i giudici Angelo Risi, Nicoletta Stefanutti e Raffaele Belvederi, hanno ritenuto che il Tanko – una ruspa coperta da una blindatura – non potesse avere caratteristiche belliche. I due cannoncini che erano in corso di realizzazione quando il gruppo venne smascherato dai carabinieri del Ros, con una raffica di arresti, sono stati considerati armi comuni, caratteristica sufficiente per motivare sette condanne (all’epoca gli arresti furono 24, poi le accuse di terrorismo caddero in udienza preliminare). Il pm Sabrina Duò aveva chiesto condanne per complessivi 50 anni. Ma otto imputati sono stati assolti (la richiesta era di tre anni e 6 mesi di carcere ciascuno) e quindi l’ammontare delle pene si è dimezzato.
A causa dei due cannoncini, che gli imputati chiamavano “bega e “beghetta”, si sono registrate quattro condanne sia per aver costruito che detenuto le armi. I 4 anni e 6 mesi, oltre a una multa di 20 mila euro, puniscono Tiziano Lanza, 58 anni, di Bovolone, oltre a Luigi Massimo Faccia e Flavio Contin. Di 3 anni e 6 mesi, invece, la pena per Marco Ferro, di Lendinara. Tre imputati sono stati ritenuti colpevoli di semplice fabbricazione: il bresciano Michele Cattaneo (4 anni), l’ingegnere moldavo Alexandru Budu, residente a Cremona (3 anni), e il bergamasco Stefano Ferrari (2 anni e 8 mesi). Tra gli otto assolti c’è anche Severino Contin, gemello di Flavio, il cui nome era pure entrato nell’inchiesta del ’97.
I due processi sono stati in qualche modo simili, soltanto che nel primo caso c’era stata l’occupazione notturna di San Marco da parte di un commando composto da sette persone. Luigi Faccia, il presidente del Veneto Serenissimo Governo, era arrivato a Venezia in un secondo momento, assieme all’ideologo Bepin Segato, perché avrebbe dovuto condurre una trattativa con le autorità italiane. La riedizione del 2014 era stata fermata dai carabinieri (l’inchiesta fu radicata a Brescia) prima che potesse tradursi in gesti concreti. Il gruppo aveva raccolto diversi esponenti del separatismo italiano. Cadute le accuse ideologiche, erano rimaste in piedi quelle relative alla armi.