Lo scoppio della pandemia Covid-19 ha preso quasi tutti di sorpresa (non Andrea Crisanti) e sono stati fatti numerosi errori di valutazione. L’errore più grave è senza dubbio aver scambiato il Covid-19 per una normale influenza. Hanno aderito a tale confusione non solo persone comuni con nessuna preparazione scientifica, ma anche famosi virologi che per alcuni mesi sono apparsi spesso nelle trasmissioni televisive nazionali.

Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia, diagnostica bioemergenze del Sacco, a metà febbraio dichiarava: “A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così. Vi ricordo – aggiunge – che ad oggi i morti per Coronavirus in Italia sono 2 e 217 per influenza.”

In un’altra intervista alla domanda “Quanto durerà questo virus?” la Gismondo risponde: “Non penso che la settimana prossima si possa non parlare di Coronavirus. Tra l’altro, a me non piacciono i virus, preferisco i batteri. Però, quando tutto questo sarà finito, mi farò fare un ciondolo d’oro a forma di Coronavirus, che è bellissimo. Poi me lo metto al collo. Sarà il mio trofeo.”

Sempre a metà febbraio, Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive Ospedale San Martino di Genova, dichiarava: “Molto rumore per nulla. Questo virus ha una letalità che, nella peggiore delle ipotesi, è pari solo al 3%… il virus al di fuori della Cina non è poi così contagioso.”

Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, intervistato il 30 gennaio (la domanda era “La mascherina serve in Italia?”) dichiara: “No, in Italia non ha senso. Può servire per ridurre un po’ l’influenza che abbiamo, ma non è nello stile e nelle abitudini degli italiani.”

Alla domanda: “In questi giorni arrivano segnalazioni di elementi di psicosi, sicuramente immotivati. Qual è il comportamento che una persona ragionevole, pur prudente, deve tenere?” risponde: “I cittadini devono stare tranquilli. Le istituzioni, in Italia in particolare, a mio avviso si stanno muovendo per gestire e organizzare i trattamenti dei tantissimi casi sospetti, proprio perché c’è una grande confusione con l’influenza.”

All’inizio di febbraio, durante un’intervista alla tv, Roberto Burioni, professore di Microbiologia e virologia, Università Vita-Salute San Raffaele, diceva: “In Italia il rischio è zero. Il virus non circola. Questo non avviene per caso: avviene perché si stanno prendendo delle precauzioni.”

A fine febbraio Ilaria Capua, direttrice del Centro One Health all’Università della Florida, in un’intervista a La7 diceva: “Il fatto che ci siano centinaia di persone che non abbiano bisogno di ospedalizzazione, perché sono delle persone diciamo sostanzialmente sane, che si sono prese questa infezione simil-influenzale dovrebbe tranquillizzare. La mia impressione è che questo virus sia in realtà veramente stato sopravvalutato da alcuni punti di vista.”

E’ stata poi intervistata alla tv il 22 febbraio e diceva: “…invece di parlare di quarantena, se l’infezione è a Vo’ Euganeo da almeno 20 giorni, quale quarantena vogliamo fare? Vuol dire che le persone che non si sentono tanto bene, come si sa, dovrebbero stare a casa.” Infine aggiunge: “…vorrei chiudere con un flash dagli Stati Uniti… qui all’Università, 55,000 studenti, non c’è una mascherina… cioè il panico non c’è…”

Sempre a fine febbraio, la Capua dichiarava (rispondendo alla domanda “Sarà davvero come una brutta influenza?”): “Vedremo se sarà brutta. In tutte le specie animali – e l’Uomo ne fa parte – i coronavirus comportano forme respiratorie lievi: non vedo per quale motivo questo virus debba dare una forma respiratoria grave o punti di mortalità superiori. Non abbiamo elementi per essere preoccupati, se non di un contagio rapido e massiccio che farebbe ammalare (probabilmente in maniera lieve) un numero elevato di persone. […] Credo che ci sia un allarme mediatico non giustificato dal comportamento reale dell’infezione. E penso che, nel giro di una settimana, molte cose si chiariranno.” Effettivamente, molte cose si sono chiarite.

Qualcuno potrebbe obiettare che la maggior parte delle dichiarazioni fatte da questi virologi precede la raccolta di evidenza scientifica sulla pericolosità del virus. Tuttavia, già il 24 febbraio, sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of American Medical Association si stimava che Covid-19 ha un tasso di letalità molto più alto di quello della normale influenza, oltre che una capacità di propagazione molto più rapida.

Ora il primario della terapia intensiva dell’Ospedale San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo dice che “il virus clinicamente non esiste più”. Prima domanda: perché avventurarsi in previsioni e dichiarazioni pubbliche pericolose senza conoscerne a fondo l’evidenza? Seconda: non è meglio tacere?

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