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Dior a Lecce, perché bisogna dire ‘grazie’ a Maria Grazia Chiuri e a Chiara Ferragni

La direttrice creativa di Dior ha riconnesso la sua immaginazione creativa alla Puglia, la terra del suo cuore dove ha passato gran parte della sua vita. L'influencer (su cui ogni pretesto e buono per fare polemica) ha scoperto il Salento per la prima volta...

di Ilaria Mauri
Dior a Lecce, perché bisogna dire ‘grazie’ a Maria Grazia Chiuri e a Chiara Ferragni

Grazie. Sì, grazie Maria Grazia Chiuri. Grazie per aver svelato al mondo l’essenza di una terra, il Salento, finora conosciuta soprattutto per la sua movida sfrenata. Nell’opulenza barocca di piazza Duomo a Lecce e nella luce abbagliante delle luminarie tipiche dei giorni di festa, Dior ha fatto sfilare la sua collezione Cruise 2021, mettendo in scena il legame ancestrale di questa terra con le sue tradizioni che affondano le radici nella notte dei tempi e, non da ultimo, con le sue origini nella Magna Grecia.

“Strenght and dignity”, “forza e dignità” si leggeva tra le frasi scritte nelle oltre 30mila lampadine a Led che componevano la straordinaria scenografia luminosa pensata per l’occasione dall’artista Marinella Senatore. Proprio queste sono le due caratteristiche principali del popolo salentino, in particolare delle donne. Quelle stesse donne descritte dai canti popolari della “pizzica” che facevano da sottofondo alla sfilata come “tarantolate”, in preda alla pazzia indotta dal morso del ragno, ma che altro non era per loro se non un’occasione di riscatto, per lasciarsi andare e farsi ammirare con quei lamenti che diventavano melodia e quel loro movimento frenetico diventato un ballo ammirato e apprezzato ora in tutto il mondo. L’emblema di queste donne, “forti e dignitose”, è il fazzoletto legato in testa, quello scampolo di stoffa indossato con orgoglio dalle nostre nonne, simbolo di fatica, sudore e schiene incurvate dal lavoro dei campi, che ora Maria Grazia Chiuri recupera dal cassetto della memoria e lo fa sfoggiare alle sue modelle, in uno stile contadino-bohémien.

La direttrice creativa di Dior ha riconnesso la sua immaginazione creativa alla Puglia, la terra del suo cuore dove ha passato gran parte della sua vita. Una terra abbracciata da due mari in cui ancora, incredibilmente, vivono e sopravvivono forme rituali antichissime e credenze magiche, assorbite dalla stilista nella sua infanzia e ora da lei reinterpretate come punto di partenza per ricominciare dopo questi mesi di emergenza coronavirus, condensate in un unico, straordinario evento quale è stata la sfilata di mercoledì sera.

Il progetto della collezione si delinea così come un’opera corale, in cui Chiuri ha agito per enfatizzare quei processi di creazione collettiva che sono insieme memoria e valore, cultura e futuro di tradizioni artigianali uniche. Ci sono i tessuti filati ancora a mano dalle donne della Fondazione Le Costantine, espressione di una sapienza tessile antica in cui ogni errore diventa un nuovo punto da sperimentare, trasformati in giacche, tra cui l’iconica Bar jacket, e gonne con gli orli in punto sfilato e intreccio macramé. “Amando e Cantando”, il motto delle Costantine, si legge nella trasparenza dei pizzi. Corsetti, tanti corsetti di cuoio fasciano in vita le modelle. Non poteva mancare poi il famoso motivo floreale simbolo di Miss Dior, declinato in eterei abiti di seta nera con ricamati campi costellati da quelle spighe, da quei fiori come il papavero che nascono spontanei all’ombra degli ulivi e che per Chiuri ancora oggi sono il paesaggio dell’estate. Una diversa narrativa della natura che si dispiega in camicie, pantaloni e shorts di lino, dai tagli semplici e puri. In abiti impalpabili dai colori caldi che trasformano le modelle in divinità scese dall’Olimpo.

L’incedere delle modelle è ipnotico. La mente è rapita dai loro movimenti sinuosi scanditi dal ritmo dei canti al tamburello intonati dall’orchestra della Notte della Taranta. L’occhio dall’altra parte non sa cosa cogliere di quello spettacolo tanto intenso, orchestrato perché chiunque riesca a cogliere qualcosa di questa straordinaria terra, il Salento. C’è tanto, tutto, troppo, e per mezz’ora il tempo è sospeso. Maria Grazia Chiuri lo aveva detto: “Sarà una super collaborazione sul territorio”. E così è stato. Tutto è attraversato dall’arte, i costumi, l’artigianato del luogo ma soprattutto la tradizione popolare. Quella grazie alla quale da generazioni si tramanda “Lu rosciu te lu mare”, il brano eseguito al pianoforte da Giuliano Sangiorgi in chiusura dell’evento. Brividi.

Come non ringraziare quindi Maria Grazia Chiuri e Dior, ma anche Chiara Ferragni. Proprio lei, l’influencer su cui ogni pretesto e buono per fare polemica. Questa sfilata l’ha portata a scoprire il Salento per la prima volta e la meraviglia immortalata nei suoi occhi mentre visitava le bellezze del territorio ci insegna che dovremmo davvero riscoprire il gusto di imparare ad apprezzare il nostro territorio, prima di fuggire all’estero.

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