Gli esperti condannano la gestione della pandemia: "Crediamo che la Svezia possa essere utilizzata come modello, ma non nel modo in cui inizialmente si pensava". Disoccupazione record dal 1997: i giovani i più colpiti
“Al momento, abbiamo dato l’esempio per il resto del mondo su come non affrontare una malattia infettiva mortale”. Il giudizio, durissimo, arriva da 25 scienziati svedesi che in una lettera aperta pubblicata il 22 luglio da Usa Today hanno condannato la strategia del governo per affrontare la pandemia. La gestione da parte di Stoccolma ha suscitato clamore in tutto il mondo, visto che le autorità hanno deciso di non imporre nessun lockdown, né tanto meno la chiusura delle scuole per gli under 16. Il mea culpa era arrivato anche da Anders Tegnell, epidemiologo di Stato e architetto della risposta nazionale al Covid-19, secondo cui, visti i troppi decessi “avremmo potuto fare meglio”.
“Crediamo che la Svezia possa essere utilizzata come modello, ma non nel modo in cui inizialmente si pensava”, si legge nella lettera dei 25 scienziati. “In Svezia, la strategia” seguita dal governo per far fronte all’epidemia di coronavirus “ha portato alla morte, al dolore e alla sofferenza e per di più non ci sono indicazioni che l’economia svedese abbia avuto risultati migliori rispetto a molti altri paesi”. “Alla fine – concludono gli scienziati – anche questo passerà e la vita tornerà alla normalità. Nuovi trattamenti medici arriveranno e miglioreranno la prognosi. Speriamo che ci sia un vaccino. Tenete duro fino ad allora. E non fatelo nel modo svedese”. Finora la Svezia ha registrato più di 5600 decessi, oltre 78mila contagi e un tasso di mortalità più elevato rispetto a Danimarca, Norvegia e Finlandia.
Il riferimento all’economia fatto dagli scienziati trova riscontro nei dati: per l’Istituto di statistica svedese il tasso disoccupazione è salito al livello più alto dal 1997 proprio a causa della crisi provocata dalla pandemia. Evitare quarantene e lockdown, dunque, non ha evitato di compromettere il quadro economico. Nella fascia d’età 16-64 anni i disoccupati a giugno erano 9,4% rispetto al 7,2 di gennaio e l’8,6 di maggio: per trovare numeri simili bisogna risalire al giugno del 1997 quando, alla fine di una grave crisi, in Svezia il numero di persone senza lavoro arrivò all’11,7%. I più colpiti, come negli anni 90, sono stati i giovani dai 16 ai 24 anni con un tasso del 28% rispetto al 20,4% di gennaio. Nella vicina Danimarca, che ha attuato un lockdown molto più rigido della Svezia, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il suo livello record dal 2012, con il 5,6% registrato a maggio (ultimo dato disponibile) rispetto al 3,7% di febbraio. In Norvegia a giugno la percentuale dei disoccupati era il 4,9% rispetto al 3,8 di febbraio.