“Mio figlio è un bravo ragazzo. Anche Salvatore, Giacomo, Daniele, gli altri carabinieri che qui erano di casa, sono tutti dei bravi ragazzi…”. In un colloquio con La Stampa fuori dalla villetta di Gragnano Trebbiense, vicino a Piacenza, la mamma di Giuseppe Montella, l’appuntato al centro dell’inchiesta sulla caserma “criminale” della città emiliana difende il figlio, prova a smontare le accuse, legge i fatti attribuiti a Peppe, come il carabiniere era conosciuto, da un’altra prospettiva.
La questione di “Gomorra”, innanzitutto. “Tirano fuori Gomorra perché veniamo da Napoli. Se Peppe era di Piacenza non lo dicevano che era Gomorra”, afferma. Quella frase, in realtà, è usata da un suo amico per descrivere le botte con il quale il carabiniere avrebbe “fracassato”, parole sue, un uomo all’interno di una concessionaria d’auto del Trevigiano.
“Mio figlio si stava laureando in Giurisprudenza, un bravo ragazzo, io non ci credo – ribatte la madre – a tutte quelle storie che ho sentito in televisione”. Eppure aggiunge: “Ma se venisse fuori che era tutto vero, è giusto che mio figlio paghi per quello che ha fatto. Se faceva male deve pagare”. Tuttavia, “io non ci credo che lui abbia fatto tutto quello che dicono. Non è così che lo abbiamo educato a casa”.
Nella villetta, posta sotto sequestro dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Piacenza Luca Milani, c’è anche il padre: “Ecco qui la villa con piscina. Ho venduto due case per comperarla. La piscina è pure usata. I lavori li ha fatti mio genero che fatica tutto il giorno con le escavatrici. Abbiamo tutto intestato a Giuseppe perché era meglio e più comodo”.
Anche i loro conti correnti che, sostengono, sono quindi finiti tra i 23 rapporti bloccati dai magistrati: “Il mio conto personale e quello di mio marito sono intestati a mio figlio, perché come carabiniere aveva le agevolazione con la Deutsche Bank – spiega la madre – Stamattina sono andata a fare il bancomat e hanno bloccato tutto. Io so del conto mio, di mio marito, di quello personale di Giuseppe ma gli altri venti conti non lo so proprio da dove spuntino…”.
Anche le foto con le banconote da 50 e 100 euro, sostiene la mamma di Montella, descritto nell’ordinanza di custodia cautelare come un “criminale pericolosissimo”, hanno una spiegazione lecita: “Mi ha detto che con gli amici avevano vinto al Superenalotto. È stato tutto ingigantito…”. Anche la grigliata in pieno lockdown, che un collega della sala operativa avrebbe coperto dopo la segnalazione di una vicina al 112: “Si c’era lo champagne ma per festeggiare…”.
E quel tenore di vita “sproporzionato” secondo gli inquirenti, difficile da sostenere con 31.500 euro di stipendio lordo, anche quello ha una spiegazione. Come le 11 automobili e le 16 motociclette cambiate in dodici anni, perché Peppe Montella, suo figlio, spiega la signora, “non pagava l’affitto, non c’è il mutuo (nelle carte è riportato altro, ndr), lo stipendio da carabiniere mio figlio lo spendeva nelle auto di cui era grande appassionato”. “Aveva iniziato a fare il carabiniere a Secondigliano, poi in Sardegna e quindici anni fa era venuto qui – ricorda – Mio marito per fargli fare bella figura gli aveva comperato l’Alfa 166 e la Yamaha. L’Audi che aveva adesso era usata”.
Secondo le intercettazioni e la ricostruzione della procura di Piacenza l’aveva pagata 10mila euro a fronte di un valore commerciale di circa 21mila. Grazie a un metodo raccontato dallo stesso carabiniere intercettato: “Sono entrato attrezzato… Uno si è pisciato addosso, nel senso proprio pisciato addosso. L’altro mi ha risposto e l’ho fracassato”.