"C'è un rischio concreto di infezione: al momento di buttare fuori il fumo dalla bocca, è possibile emettere particelle d'acqua che possono contenere il Sars CoV 2. Se questo viene fatto da un positivo asintomatico, gli effetti sono difficilmente prevedibili" dicono gli scienziati
Durante il lockdown sono diminuiti i fumatori. E non è mancata neanche l’ipotesi che la nicotina potesse essere “protettiva”, anche se è noto che fumare altera le difese immunitarie e le capacità polmonari. Dalla Spagna arriva una proposta per fronteggiare l’emergenza coronavirus che infastidirà i tabagisti: gli epidemiologi chiedono una severa stretta contro il fumo non solo perché chi è dipendente dal tabacco rischia di subire più danni all’organismo dall’infezione.
La società spagnola di epidemiologia ha scritto al governo di Pedro Sanchez e agli enti locali di inasprire le leggi che proibiscono il fumo, vietando le sigarette anche nei luoghi pubblici all’aperto, come terrazze, arene, spiagge e ristoranti, dove è attualmente consentito. Un giro di vite ritenuto importante nella lotta contro la diffusione della malattia per l’ormai famoso droplet. “C’è un rischio concreto di infezione: al momento di buttare fuori il fumo dalla bocca, è possibile emettere particelle d’acqua che possono contenere il Sars CoV 2. Se questo viene fatto da un positivo asintomatico, gli effetti sono difficilmente prevedibili – si legge nella nota degli epidemiologi iberici, riportata da 20minutos.es – In un momento drammatico come questo, è necessario inasprire le norme attuali, nel rispetto della salute di tutti ma soprattutto dei non fumatori. Ci sono ancora troppi locali che non si adeguano sufficientemente alle disposizioni anti-fumo e di fronte all’aumento dei contagi è una situazione non sostenibile”.
Il droplet è il criterio che stabilisce la distanza di sicurezza – almeno un metro – in ottica di contenimento del coronavirus. Letteralmente, ‘droplet’ significa gocciolina in inglese, ma, per estensione, viene usato per indicare la distanza minima necessaria per impedire che le “goccioline di saliva” non arrivino ad altre persone starnutendo, tossendo o semplicemente parlando. Il coronavirus infatti si trasmette per via aerea: per questo tra le linee guida dei medici c’è la distanza di sicurezza di almeno un metro.