I dati del 2019 relativi alla mobilità e ai sinistri stradali quest’anno sembrano da un lato più incoraggianti – sono diminuiti gli incidenti, i morti e i feriti – dall’altro invece riscontrano un indebolimento ancora maggiore delle categorie vulnerabili degli utenti della strada, quali sono ad esempio ciclisti e motociclisti, e che ad oggi rappresentano il 49,6% dei decessi complessivi.

Infatti se i dati generali presentati da ACI-Istat riportano che in Italia, nel 2019, sono diminuiti i morti (3.173 contro i 3.334 del 2018 -4,8%) e rimasti sostanzialmente stabili feriti (241.384, erano 242.919 nel 2018: -0,6%) e incidenti (172.183 rispetto ai 172.553 dell’anno precedente: -0,2%), è vero anche che un decesso su due appartiene alla categoria dei cosiddetti utenti deboli. Le vittime tra i ciclisti sono aumentate del 15,5%, tra i motociclisti dell’1,6%, mentre sono diminuite tra i pedoni (-12,7%) e tra i ciclomotoristi (-18,5%).

Numeri che, sia un senso che nell’altro, hanno risentito fortemente del periodo di lockdown attraversato tra marzo e maggio, durante il quale la mobilità si era letteralmente bloccata e che però ha poi portato come conseguenza una maggiore diffusione proprio delle due ruote per gli spostamenti, con una crescita di ciclisti del 3,3% sull’anno precedente.

Dall’analisi dei dati di incidentalità rilevati durante il lockdown del Paese, infatti, emergono diminuzioni che toccano anche punte del 90% nel mese di aprile, con un calo medio degli incidenti stradali di circa il 72% a marzo e dell’85% ad aprile. Dopodiché la ripresa della semi-normalità e quindi anche della mobilità ha avuto un effetto sull’incidentalità già nel mese di maggio 2020, facendo registrare un aumento.

Nel complesso e relativamente all’età, Istat e ACI rivelano che nel 2019 le prime vittime della strada sono i giovani tra 20-29 anni (14,7% del totale) e gli anziani ultrasettantenni (18%), mentre il numero delle vittime tra i bambini è rimasto invariato rispetto al 2018.

Sono aumentati poi gli incidenti in città (127.000; +0,2%), diminuiscono in autostrada (9.076;-3,8%) e sulle strade extraurbane (36.107; -0,7%), mentre i feriti e i morti sono diminuiti in tutti i contesti e addirittura nei grandi comuni è stato registrato un calo dei decessi del 22%.

Le prime cause di incidenti (nel 38,2% delle situazioni) sono ancora la distrazione, la mancata osservanza delle precedenze e poi la velocità di guida elevata; quanto al periodo dell’anno più pericoloso, il mese di agosto si conferma maglia nera per il numero di incidenti gravi (2,2 morti ogni 100 incidenti).

A livello europeo l’Italia si conferma al 16esimo posto per numero di decessi (ogni milione di abitanti si sono verificati 52,6 decessi per incidente stradale), e complessivamente nell’UE è diminuito il numero delle vittime stradali del 2,3% rispetto all’anno precedente. Bene ma non basta, soprattutto in Italia: “L’obiettivo 2020 di dimezzamento delle vittime in incidenti stradali è ancora troppo lontano in Italia” afferma infatti Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat. Che aggiunge: “il contenimento del traffico e della mobilità nel periodo di lockdown ha fatto registrare una forte diminuzione di incidenti e vittime ma con ogni probabilità non sarà sufficiente per raggiungere l’obiettivo europeo”.

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