La richiesta di dimissioni da parte di Pd, M5s e Liberi e Uguali. La difesa d’ufficio di Matteo Salvini che parla di “indagini che puzzano di vecchio” e poi usa il classico adagio berlusconiano, quello sì risalente nel tempo, della “giustizia a orologeria“. Il caso politico-giudiziario del giorno è quello del presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana, indagato per frode in pubblica fornitura per via della partita da mezzo milione di camici e altri dispositivi di protezione sanitari che avrebbe dovuto consegnare la Dama spa, azienda del cognato del governatore. L’ultimo capitolo di questa storia si è consumato nella serata di giovedì quando è diventato noto che il presidente è iscritto nel registro degli indagati. E’ emerso che Fontana, in particolare, sapeva di questa fornitura dall’inizio (perché informato, ha spiegato il Corriere, dal suo assessore Raffaele Cattaneo) e che dopo un’intervista a Report che cominciava a interessarsi della cosa cercò di bonificare 250mila euro – di un conto in svizzera con soldi recuperati da una voluntary disclosure milionaria – proprio al fratello della moglie per il mancato affare.
E’ l’europarlamentare del Pd ed ex assessore a Milano Pierfrancesco Majorino la voce più autorevole che si leva dal Pd: “Fontana dimettiti. Per me Fontana se ne deve andare”. Secondo Majorino, Fontana “è palesemente inadeguato, ha gestito malissimo la sanità in questi mesi drammatici e su di lui si allungano ombre significative che dicono, quantomeno, di un sistema poco trasparente. Non mi interessa nemmeno l’eventuale responsabilità penale. Non mi faccio dettare l’agenda dai giudici che fanno il loro e a volte sbagliano pure, parlo di politica e fallimenti ed enormi preoccupazioni per i prossimi mesi”. Aggiunge Francesco Laforgia, senatore di Liberi e Uguali: “Avevamo chiesto il commissariamento della Sanità in Regione Lombardia. Ma alla luce di quanto sta emergendo, credo la richiesta giusta sia quella delle dimissioni di Fontana. Qui la Lega ha fondato il suo potere. Qui la Lega deve fare i conti con il suo fallimento”. Il capogruppo del M5s in consiglio regionale Massimo De Rosa dice che la giunta Fontana va azzerata perché “non è in grado di gestire la Regione. La Lega andrebbe tenuta lontana dai pubblici uffici”.
Poi c’è il duello ingaggiato da Salvini e Alessandro Di Battista. Il leader della Lega, già prima della fine delle indagini preliminari, ha già deciso per conto suo che si tratta di “malagiustizia” perché “un’azienda ha regalato migliaia di camici ai medici lombardi”. I fatti, come risulta ai pm e come riportato al Corriere della Sera, non sono così semplici.
Tuttavia l’ex ministro si dice “stufo, da italiano e da lombardo – dice ancora Salvini – Chiedo rispetto per i nostri morti, per i nostri ospedali, per le nostre istituzioni. Sono indagini che puzzano di vecchio, la giustizia alla Palamara non è quella di cui hanno bisogno l’Italia e la Lombardia. Ho totale fiducia in Attilio Fontana, nei sindaci e nei medici lombardi”.
A Salvini risponde l’ex deputato del M5s Alessandro Di Battista che definisce Salvini “uno degli uomini più banali, politicamente vili e conformisti d’Italia”. Su facebook Di Battista sottolinea che “in un paese normale un leader che ogni giorno parla di legalità rispetto al tema dell’immigrazione, che va a Capaci a rendere omaggio – a favore di telecamere – a Giovanni Falcone, che parla di piccole e medie imprese e dei loro problemi a restare in piedi, non avrebbe mai pronunciato parole così scontate. Parole vigliacche, immorali, mediocri, convenzionali… berlusconiane”. E cita il leader del Msi Giorgio Almirante, “politico ammirato da molti sostenitori di Salvini” che “diceva: ‘Un ladro va messo in galera. Se il ladro è uno dei nostri deve avere l’ergastolo'”. “Il giorno in cui Salvini non verrà più trattato da fascista ma da quel che è veramente, ovvero un cazzaro dozzinale ecco, quel giorno coinciderà con la fine politica di questo personaggio”