Un gay in una terra di cowboy. Un cranio spaccato come un guscio d’uovo. Gli Usa metafora del mondo. E al tempo del Covid, ancora di più. La compagnia dell’Elfo di Milano porta al Napoli Teatro Festival in anteprima nazionale “Il seme della violenza”, coraggiosissima mise en scene contro le discriminazioni omofobe. Ma la rappresentazione ha doppio, triplo… registro di lettura: il seme della violenza va sradicato da qualsiasi deriva discriminatoria: razzismo, bullismo, sessismo e violenza di generie
Cominciamo dalla fine. Quando, a riflettori spenti nel Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale, Ferdinando Bruni, interprete e regista con Francesco Frongia (un sodalizio artistico e sentimentale che dura da trent’anni) lancia un appello contro le discriminazioni di genere. Negli Stati Uniti, il caso di Mattew Shepard, il ragazzo barbaramente ucciso da due coetanei perché dichiaratamente gay, diventa legge che porta il nome della vittima contro gli hates crimes, i crimini d’odio. L’ Italia inciampa nel solito groviglio politico e solo dopo 25 anni di dibattiti, polemiche, attacchi, la proposta di legge contro omotransfobia e misoginia approda alla Camera. Sancito il rispetto delle inclinazioni sessuali degli individui che hanno la libertà di vivere i propri rapporti liberi dai pregiudizi. senza subire linciaggi e intimidazioni dagli apostoli del pensiero unico.
Come una pecora in mezzo a un branco di lupi era Mattew Shepard. Ed ecco che due bestie (chiamarli umani è un’oltraggio alla categoria ) il 7 ottobre 1998, all’uscita di un bar del Wyoming invitano lo studente di Scienze Politiche a salire sulla loro macchina. Lui, biondo e occhi azzurri, bello come un’angelo, li credeva amici. Invece lo seviziano, lo torturano perché omosessuale. Poi lo legano a una staccionata nel mezzo di niente e lo lasciano in agonia. I genitori per timore che la sua tomba fosse profanata seppelliranno le sue ceneri solo vent’anni dopo. All’epoca negli Stati Uniti le correnti più fondamentaliste andavano in giro con cartelloni e slogan anti-gay del tipo “God Hates Fags” (Dio odia i froci). “Fags die and God laughs” ( “I feroci muoiono e Dio ride”).
Bravissimi e convincenti gli otto interpreti (doveroso citarli tutti Margherita Di Rauso, Umberto Petrarca, Marta Pizzigallo, Luciano Scarpa, Marcela Serli, Francesca Turrini). E meno male che Giuseppe Lanino, laurea in medicina veterinaria, si sia messo a fare l’attore. Tutti loro si moltiplicano in 62 personaggi, giudice, prete, cattolico e mormone, sceriffo, testimone, barista, madre, padre, integralista musulmana, studente, carnefice, equipe di medici e flotta di cronisti/cavalette, masticando chew gum, cambiando accenti e movenze. Sullo sfondo Laramie, un’anonima cittadina del MidWest, tutta casa e chiesa, che si ritrova alla ribalta planetaria per uno dei più atroci fatti di cronaca.
Un pugno nello stomaco la lettera che il padre di Mattew legge in tribunale, faccia a faccia con gli aguzzini che lo implorano di risparmiare loro la pena di morte: ”Io ti lascio la vita che tu hai tolto a mio figlio. Ma non ti perdono… Anzi ti auguro lunga vita, perché tu possa ricordare ogni giorno il male che gli hai fatto. Perché il ricordo di quell’omicidio li perseguiti sempre generando “un processo di guarigione sociale”. Se esistesse l’Oscar del Teatro lo meriterebbe “Il Seme della Violenza”, in coproduzione con Il Napoli Teatro Festival Italia.
Anche la rassegna “Teatro di Cortile Palazzo Firrao” ( fortemente voluta da Alfredo Balsamo e Eduardo Cicelyn) da buoni frutti come teatro civile con “ Birre e Rivelazioni”, scritto, diretto e interpretato da Tony Laudadio con Andrea Renzi, entrambi cavalli vincenti della scuderia “Teatri Uniti”. Otto birre scandiscono le tappe di un percorso di conoscenza dopo la confessione che il figlio diciottenne è gay. Fino alla prova finale scavando nell’abisso del se, rabbia, umiliazione e, finalmente, la catartica accettazione del diverso.
P.S. Mio figlio è nato nello stesso anno, il 1998, in cui Mattiew perdeva la vita. Ha ventidue anni, la stessa età di Mattew. Anche lui è biondo e ha gli occhi azzurri…No, io non avrei avuto la forza di vederli “guariti”…