Lo scrollone che la Regione Veneto e il Comune di Venezia avevano tentato di dare ai vertici del porto non ha sortito l’effetto sperato, ovvero il commissariamento dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale. Il ministero delle Infrastrutture, dopo cinque settimane ad alta tensione, con scambi di accuse reciproche da parte dei rappresentanti di Palazzo Balbi, sede della giunta regionale, e della Città Metropolitana nei confronti del presidente Pino Musolino, ha infatti riconosciuto la regolarità del bilancio consuntivo 2019. Il 18 giugno era stato bocciato dai due consiglieri del comitato di gestione Maria Rosaria Campitelli e Fabrizio Giri e si profilava una grave crisi ai vertici dello scalo, in un momento di lenta ripresa dopo l’emergenza Covid.
La notizia è stata data dall’Autorità veneziana che ricorda come la comunicazione ministeriale sia giunta a conclusione dell’ispezione tecnico-amministrativa eseguita dalla Direzione generale “Vigilanza sulle Autorità Portuali” del Mit. Il direttore generale del ministero diretto da Paola De Micheli “ha riconosciuto che la norma di legge, che prevede il commissariamento dell’Ente in caso di mancata approvazione dei bilanci entro i termini previsti, va letta nel contesto della situazione e alla luce della correttezza del documento contabile presentato in Comitato”. Inoltre, “dopo adeguata analisi tecnico-amministrativa e approfondito controllo documentale, nonché a seguito della audizione del Presidente Pino Musolino, ha riconosciuto che il bilancio consuntivo dell’Adsp non presenta alcuna criticità ed è assolutamente regolare sotto il profilo economico, finanziario e amministrativo”.
L’affondo contro il presidente nominato dal ministro Graziano Delrio nel 2017 aveva portato anche all’invio di un esposto alla Procura della Repubblica di Venezia da parte dei due consiglieri, nonostante la chiusura del bilancio con un utile di 24 milioni di euro. Contestavano, infatti, un’operazione di finanziamento da 7 milioni di euro a una società del gruppo Mantovani, la Venice Ro.Port.Mos.. Il ministero ha rilevato la correttezza del bilancio sia da un punto di vista finanziario, che amministrativo ed economico, sottolineando come fosse già stato approvato in sede di bilancio di previsione. Inoltre, quei 7 milioni di euro contestati dai due rappresentanti di Regione e Città Metropolitana erano già nel bilancio 2018, approvato un anno fa e confermato sia dal ministero delle Infrastrutture, che da quello dell’Economia. Infine, senza una revisione del Piano economico-finanziario del Terminal di Fusina si sarebbe prodotto “un maggiore danno economico”, a vantaggio della società privata concessionaria.
Un contrasto tecnico sulle voci del bilancio o politico per il controllo della governance del porto alla vigilia delle elezioni regionali e amministrative di settembre, che vede candidati sia Luca Zaia che Luigi Brugnaro, alla ricerca di una riconferma? Il tono delle reazioni dopo la notizia arrivata da Roma sembra far propendere verso la seconda ipotesi. Musolino, annunciando l’intenzione di riconvocare il comitato esecutivo, ha detto: “Vengono a cadere, oltre ogni ragionevole dubbio, tutte le contrarietà ed osservazioni sollevate dai due componenti di Città Metropolitana e Regione”. Si tratta di vedere che cosa faranno, dopo aver votato contro il bilancio una volta e dopo aver disertato per due volte la convocazione. Erika Baldin, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, ha commentato: “Grande soddisfazione per la decisione del Ministero. Attendiamo la prossima mossa della coppia Zaia-Brugnaro, ora che è il loro ‘no’ tecnico è stato smentito. Il Ministero ha salvaguardato il meccanismo economico e rassicurato i lavoratori che, in questa vicenda dall’innegabile olezzo politico, rischiavano di venire danneggiati”.