Il gradimento per il governo Conte 2 ai massimi da quando esiste l’esecutivo Pd-M5s. La fiducia nel presidente del Consiglio Giuseppe Conte aumentata di nuovo fino ad avvicinare il picco di aprile, in pieno lockdown. La Lega che continua la sua discesa con progressiva. Ma sullo sfondo l’impennata di Fratelli d’Italia che raggiunge il consenso massimo registrato mai da qualsiasi sondaggio: 18 per cento, meno di un punto dal M5s e meno di due dal Pd. Sono i dati principali della rilevazione mensile di Ipsos per il Corriere della Sera all’indomani del Consiglio europeo che ha portato all’accordo sul Recovery fund, gli aiuti dell’Ue per la ripresa economica dopo la crisi del coronavirus.
Un appuntamento che, sottolinea Nando Pagnoncelli sul Corriere, rafforza il governo e il suo presidente. Per il momento la vera “recovery” l’ha avuta il governo, insomma. Significativo, per esempio, che l’esecutivo raggiunga il suo massimo da quando esiste, dal giuramento del 5 settembre 2019: è al 61 per cento, in aumento di 4 punti nel giro di un mese. Stessa tendenza per la fiducia nel capo del governo Conte che si rialza al 65 (+2 in un mese), accostandosi di nuovo alle cifre massime di aprile (66 per cento), all’epoca – si è detto – “dopate” dall’effetto emergenza.
Il centrodestra
Queste dinamiche si registrano meno nelle intenzioni di voto, nel senso che se da una parte le variazioni sono significative per ciascuna forza politica, dall’altra si assiste a un sostanziale travaso di voti all’interno dello stesso schieramento. Per esempio la Lega perde lo 0,9 per cento in un mese e frena la sua caduta al 23,1. Esattamente un anno fa, venti giorni prima della crisi di governo maturata in spiaggia, lo stesso Ipsos valutava il Carroccio al 35,9 per cento, cioè il massimo della popolarità per il partito di Matteo Salvini. In dodici mesi ha lasciato sul campo 13 punti percentuali. Ma se la Lega perde terreno i voti restano comunque nel centrodestra perché l’exploit è senz’altro quello dei Fratelli d’Italia che toccano quota 18 per cento, cifra mai raggiunta non solo dal partito di Giorgia Meloni, ma da nessun altro partito della tradizione della destra storica italiana. Un anno fa Fdi era al 6, secondo i dati di Ipsos, dunque le preferenze sono triplicate. Restando all’interno del centrodestra Forza Italia è praticamente stabile: è al 6,9, con un ribasso lieve e quasi irrisorio in un mese dello 0,3. Va sottolineato peraltro che da 10 mesi il valore di Fi oscilla sempre tra il 6 e il 7.
Pd e M5s
Ma lo stesso meccanismo di travaso di voti avviene nell’area di governo. Il Pd si conferma, infatti, secondo partito dietro la Lega, ma rispetto al mese scorso perde lo 0,8, una tendenza in calo cominciata già ad aprile e proseguita a maggio e giugno. I democratici si attestano dunque al 19,6, stesso dato di febbraio e due punti in meno rispetto a un anno fa quando però ancora non c’erano state le scissioni di Italia Viva e Azione, che come vedremo insieme ora sommano il 5 per cento dei consensi virtuali. Ciò che perde il Pd è recuperato nell’area di governo dal M5s che per Ipsos questo mese sfiora il 19 per cento (18,9), con un aumento dello 0,9. Si tratta di valori leggermente più alti rispetto a quelli del luglio 2019 (17,4), ma è più evidente il rimbalzo rispetto a gennaio-febbraio quando, prima della crisi coronavirus, i Cinquestelle erano dati al 14.
I mini-partiti
Poi ci sono i partiti sotto alla soglia di sbarramento. Il primo è l’area riconducibile a Leu e alla sinistra che segna una crescita nell’ultimo mese e tocca il 2,9. Seguono appaiati al 2,5 Italia Viva (in calo dello 0,4) e Azione di Carlo Calenda (in calo dello 0,3). Sorprendente il balzo in avanti di Europa Verde che dall’1,5 in un mese arriva al 2,9. Risultato che stupisce perché con l’imporsi delle questioni legate all’emergenza sanitaria e alla crisi economica il dibattito sulle lotte ambientaliste è un po’ uscito dall’agenda pubblica.
L’ultima nota riguarda astenuti e indecisi che insieme fanno il 39,8 per cento, una quota in calo di 4 punti e di molto inferiore al 48 per cento di astensione registrata alle Europee del 2019. Un segnale di possibile polarizzazione degli elettori tra governo e opposizioni.
Il taglio dei parlamentari
Ipsos ha formulato per la prima volta dei quesiti sul referendum costituzionale che ridurrà il numero dei parlamentari (da 945 a 600): si voterà il 20 e 21 settembre in contemporanea con Regionali e Comunali. Ad oggi, segnala Pagnoncelli, solo il 35 per cento degli intervistati sa di cosa si parla, anche se la percentuale è un aumento rispetto al mese scorso del 7 per cento. Tuttavia dentro questa fetta di intervistati quasi 3 su 4 (il 72 per cento, +5 in un mese) rispondono che è una consultazione “importante”. E come finirebbe oggi? Anche se è molto presto c’è un 49 per cento convinto del sì al taglio dei parlamenti e solo un 8 che dice che voterà no.