Durante l’emergenza Covid-19 è nato “Milano Aiuta“, un servizio progettato dal Comune della città in collaborazione con EMERGENCY e le Brigate Volontarie per l’Emergenza, iniziativa che ha permesso la consegna di beni di prima necessità- come alimentari, farmaci o altri beni di prima necessità – a coloro che erano costretti a casa: dagli anziani alle persone affette da patologie croniche o immunodepresse, fino a coloro a cui è stato raccomandato di rimanere a casa. In pochi mesi, grazie al contributo di più di 300 volontari, sono state effettuate oltre 6mila consegne a domicilio, e distribuite oltre 100 mila mascherine a circa 20mila nuclei familiari delle case popolari di Milano. Tanti incontri, tante storie quelle vissute dai volontari che hanno lavorato al progetto e che oggi sono state raccontate nel libro “E voi state bene?” della volontaria Greta Fossati. I ricavi derivati dalle vendite andranno a sostenere il gruppo “Brigate volontarie per l’emergenza” (scrivi a evoistatebene@yahoo.it per comprare una copia). Ecco il racconto in prima persona di Greta Fossati che, nei giorni della pandemia, ha lavorato al centralino di Emergency.
“Milano Aiuta” è nato nella fase uno della pandemia, progetto che permetteva alle persone positive al Covid o over 65 di ricevere a domicilio una spesa, un farmaco o un qualsiasi altro bene non sanitario che in quel momento non potevano reperire da sé. Ad eseguire le consegne erano un gruppo di ragazzi chiamato “Brigate volontarie per l’emergenza” operativi su tutta Milano sei giorni su sette. A organizzare e gestire le richieste i volontari di Emergency (tra cui Greta Fossati, autrice del libro e dell’articolo ndr), che dalla sede dell’associazione chiamavamo le persone per spiegare loro come si svolgeva il nostro servizio.
Un centralino attivo da metà marzo e che sin dai primi giorni ha permesso di capire che la pandemia aveva sconvolto in toto e in poco tempo la vita quotidiana di tutti noi. Le chiamate hanno permesso alle persone anche di sfogarsi con una voce amica e di sentirsi per un momento meno soli. “Hanno ricoverato mio marito in ospedale e sono in quarantena, sto per impazzire”. “Mi manca uscire per la passeggiata quotidiana”. “Siete degli angeli, ma anche voi dovete pensare alla vostra salute!”. Ascoltavamo frasi simili ogni giorno e noi volontari non le dimenticheremo mai.
Man mano ci siamo trovati di fronte a situazioni molto impegnative: ricordo la chiamata di una signora che soffriva di una malattia invalidante e aveva bisogno che le recuperassimo dei farmaci che le servivano per vivere all’ospedale san Raffaele. Un signore positivo al Covid ci ha chiesto aiuto per portare degli effetti personali alla moglie che stava per partorire in ospedale. Una volta ho aiutato una persona senza fissa dimora a recuperare una ricetta medica che si trovava fuori Milano. La ricetta serviva per sottoporsi ad una visita in ospedale, e per ultimarla era stato necessario chiedere aiuto a ben tre zone diverse e ad una persona che si era fatta da tramite.
Il nostro supporto doveva tenere conto dei limiti burocratici e “fisici” che la fase di lockdown imponeva a tutti noi, ma soprattutto delle norme igienico-sanitarie: anche durante i turni dovevamo rispettare le distanze, sanificare spesso la postazione ed indossare sempre la mascherina. Distanze fisiche che ci hanno però permesso di sviluppare nuovi metodi per esprimere vicinanza sia ai colleghi, sia a chi ci chiamava in modo che il nostro sostegno arrivasse alle persone in modo totale.
I ragazzi della Brigate da subito si sono adoperati per offrire un vero e proprio sostegno sociale che andava ben oltre la semplice consegna della spesa: hanno distribuito le mascherine, consegnato i-pad ai bambini per seguire la didattica online, e da subito si sono poi attivati per realizzare delle collette alimentari da destinare ai quartieri popolari.
Da inizio maggio EMERGENCY ha poi deciso di proseguire con la distribuzione di beni di prima necessità per le persone più colpite dalla crisi economica, lanciando il progetto “Nessuno escluso. Neanche chi ora è in difficoltà”. Anche noi volontari dal centralino abbiamo visto il nostro lavoro riconvertirsi: nella fase uno la nostra assistenza era destinata a chi aveva problemi momentanei legati all’emergenza. Oggi, invece, organizziamo le consegne per quelle famiglie in condizioni di fragilità economica che non si trovano già in carico ad altri servizi.
Le chiamate sono così diventate più lunghe perché chi ci chiama ha spesso perso tutto e ha paura. Le nostre chiamate servono quindi per organizzare le consegne dei pacchi alimentari in base alla situazione economica della famiglia. “Mi sono rimasti 20 euro sul conto”. “Temo lo sfratto, per favore datemi soprattutto il mangiare per i miei figli”. “Mi hanno rubato i documenti e così non ho potuto chiedere gli aiuti statali”. Ogni chiamata è un mondo a sé e così lo scambio che c’è tra tutti noi.
Man mano che il mio lavoro al centralino proseguiva, maturava in me la voglia di documentare quello che stavo vivendo, raccogliendo in un libro quello che stava accadendo a Milano e nelle nostre vite cambiate in modo repentino a causa del virus. Scritto che da subito ho deciso di destinare ad una raccolta fondi in favore delle Brigate, in modo da aiutare in prima persona il loro lavoro. Il libro è stato pubblicato da poco, oltre alle testimonianze raccolte durante la mia esperienza al centralino ho raccontato anche del ritorno di Silvia Romano e dei tanti avvenimenti accaduti durante la pandemia sia in Italia che nel mondo.
Per ora è possibile prendere comprare la propria copia presso la libreria Annares (via Pietro Crespi 11, Milano). Il costo è di otto euro di cui quattro vanno a sostenere le Brigate nei loro progetti interni. Sulla pagina Facebook dedicata al libro, gli aggiornamenti su eventi o raccolte fondi.
EMERGENCY ha attivato diversi progetti in risposta all’emergenza Covid-19: a Bergamo, ha gestito un reparto di terapia intensiva nell’ospedale da campo allestito nella Fiera dove medici, infermieri e logisti hanno messo in campo l’esperienza maturata in Sierra Leone nel 2014-2015 durante l’epidemia di Ebola; a Milano e in Piemonte, ha attivato un progetto di monitoraggio delle strutture di accoglienza per persone senza fissa dimora, minori stranieri non accompagnati (MSNA), in quelle del sistema Siproimi (ex SPRAR) e nelle delle Residenze Assistenziali per Anziani (RSA); a Catania, Venezia e Piacenza, ha replicato il modello di “Milano Aiuta” dove, insieme alle autorità locali e ad altre realtà del territorio ha dato una risposta concreta ai bisogni non sanitari della popolazione attraverso la consegna di beni di prima necessità, come la spesa alimentare o i farmaci. Con il progetto “Nessuno Escluso. Neanche chi ora è in difficoltà” sta ora supportando con pacchi alimentari circa 5.600 persone in difficoltà economica tra Roma e Milano.